La
lupa si aggirava in un tratto deserto della montagna in cerca di cibo. Erano
giorni che non mangiava e, piuttosto smagrita, si reggeva a stento sulle zampe.
Ansimando
fiutava l’aria, nella speranza di sentire odore di una preda.
Per
trovarne con sicurezza, si sarebbe dovuta spostare più a valle, in un
territorio non ancora battuto. Le mancava purtroppo la forza per un cammino
così lungo.
A un
tratto, mentre volgeva lo sguardo intorno, vide agitarsi le foglie di un cespuglio.
Poiché
non soffiava un alito di vento, doveva trattarsi di una preda, la cui presenza
la lupa non aveva avvertito.
La
fame, oltre a renderne debole il corpo, aveva annebbiato anche i suoi sensi.
Con
cautela si avviò in quella direzione.
* * *
Era
poco distante dal cespuglio quando da questo sbucò uno di quegli esseri i quali,
pur disponendo di quattro zampe, camminavano su due. Con le altre imbracciavano
spesso strani bastoni che sputavano fuoco con secco rumore.
La
lupa, atterrita al ricordo di molti suoi simili uccisi da quei micidiali bastoni,
tentò di fuggire, ma una voce profonda, cavernosa, la indusse a fermarsi.
«Aspetta.
Non voglio farti alcun male… Sono venuto quassù per cercarti. Ho bisogno di te…
Non avere paura.»
La lupa non afferrò il senso
di quei suoni, tuttavia vi colse un richiamo irresistibile.
Si fermò, si volse, si
accostò di un paio di metri. Fissò lo sguardo negli occhi dell’essere che,
stranamente, emanava un odore assai forte, selvaggio, simile a quello dei lupi.
Come questi aveva le zanne aguzze, le membra coperte di peli lunghi, nerastri,
l’espressione feroce: un licantropo, dalla cui gola proruppe, all’improvviso,
un acuto ululato.
Ancora
titubante, la lupa si fece più vicina, la testa bassa.
Di
colpo scordò la sua fame e provò ben altro desiderio.
Appiattitasi
a terra, strisciò lentamente verso quell’essere che, ora, ululava in modo
affannoso, fioco, quasi… con dolcezza.
La
lupa gli fu tra le zampe e, sottomessa, fu pronta a soddisfare le
sue voglie… come anche le proprie.
Nessun commento:
Posta un commento