domenica 10 marzo 2013

2027 - L’ULTIMA DEI ROKES di Giuseppe Novellino

                                            
     - Ed ora… i Rokes!
     Il presentatore, in abito argentato all’ultima moda, gettò le braccia in avanti in segno di saluto e uscì saltellando.
     Sul palco erano già piazzati gli strumenti: tre chitarre a freccia appese a un’asticciola quasi invisibile e una batteria.
     - Ecco il tuo momento, nonno! – disse il nipotino di dieci anni in tuta da sera con il rigido colletto alto. Il loro tavolo era proprio sotto il podio dove si sarebbe esibito il complesso.
     L’uomo non stava nella pelle. – Vedrai che roba, Daniele!
     Il ragazzino, sprofondato nella poltroncina, guardò di sottecchi il nonno e afferrò il bicchiere di aranciata. – Era il tuo gruppo preferito?
     - Correva l’anno 1968, quando presentarono questo pezzo alla televisione. Il programma dice che lo eseguiranno nello stesso modo.
     Un moderato applauso accolse la comparsa di Mike, il batterista. Emerse proprio dietro il suo strumento. Cominciò a battere sui tamburi, dando voce all’introduzione martellante della canzone: “Lascia l’ultimo ballo per me”.
     Subito dopo entrò Johnny. Afferrò la chitarra che sembrava sospesa nell’aria e cominciò a suonare. Poi fu la volta di Shel e di Bobby. Comparvero dai lati opposti, si misero a tracolla i loro strumenti e completarono la musica di quel ballabile dalle sonorità scoppiettanti.
     Il nonno rimase a bocca aperta.
     Daniele succhiava dalla cannuccia, mentre fra i tavoli del locale variopinto si spegneva il brusio.
     E la musica prese il sopravvento.
     - Sono proprio loro! – esclamò il nonno. – Sembra di essere ai vecchi tempi. Sapeva che doveva esserci un trucco, ma l’effetto era davvero sorprendente.
     Shel, i folti capelli e una barba incolta, cantava con la sua voce vellutata. Bobby, con i baffetti, sembrava D’Artagnan. Johnny, faccia pulita e capelli un po’ più corti, ricamava con la chitarra solista. Dietro di loro, Mike segnava il ritmo, facendo danzare le bacchette.
     - Cavoli, nonno… ti piace eh? – constatò Daniele, posando il bicchiere sul tavolo.
     Cosa poteva dire? Ogni commento era superfluo. Guardava rapito verso il palco, dove i Rokes, esattamente come si presentavano nella primavera del 1968, eseguivano la celebre canzone fra luci multicolori.
     Erano davvero magnifici con le giacche scure, le camicie da paggetto e il papillon in tinta con l’abito. Le chitarre a freccia luccicavano.
     Poi, al termine della canzone, i Rokes fecero un elegante inchino e vennero gli applausi.
     Il nonno si alzò in piedi e gridò:
     - Bravi, bravi! Shel!… Shel!
     Qualcuno dimostrava lo stesso entusiasmo del nonno. Erano donne e uomini della sua età. Mentre gli altri si limitavano ad applaudire, stando seduti nelle poltroncine.
     Poi accadde qualcosa.
     Mentre i quattro Rokes rimanevano in piedi, rispondendo con sorrisi agli applausi, una ragazzina saltò sul palco. Indossava un miniabito che in quel 2027 appariva del tutto eccentrico. Qualcuno dei giovani rise, mentre dagli anziani vennero fischi d’ammirazione.
     La fanciulla portava un mazzo di rose gialle e ne diede una a ciascuno dei musicisti. Quando fu vicino a Johnny, emise un gridolino di gioia, mettendosi a saltellare graziosamente. E gli si gettò al collo.
     Mentre la gente applaudiva, lei si girò verso il pubblico. Ma con un movimento brusco urtò il chitarrista. Johnny, che si trovava sull’orlo del palco, perse l’equilibrio e cadde.
     La testa si staccò e rotolò ai piedi del tavolo dove erano seduti il nonno e il nipotino.
     L’anziano incrociò lo sguardo perso del musicista. Dal collo uscivano cavi elettrici e giunti di metallo. Daniele emise un’esclamazione di stupore, mentre un brusio cominciava a diffondersi nel locale.
     Gli altri tre Rokes, sul palco, stavano immobili e sorridevano, pronti ad attaccare un nuovo pezzo.
     La ragazza in miniabito si era messa in un angolo, imbarazzata, con aria contrita.
     E finalmente accorsero due tecnici in camice bianco.
    
     (Per gentile concessione dell’Autore)
    


   

1 commento:

  1. Suggestivo il tuo racconto, Giuseppe. I rokes presentati come simpatici robot, per rinverdire emozioni negli ammiratori di un tempo.

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