sabato 23 marzo 2013

COMPIETA di Paolo Secondini

           
                        


Con le mani congiunte frate Guglielmo stava in ginocchio dinanzi al crocifisso, nella sua piccola cella del monastero francescano. Recitava compieta con gran devozione quando avvertì un acuto dolore al petto,  come se fosse trafitto da una lama.
Senza un lamento si accasciò a terra.
Cosciente, ma in preda a una viva agitazione, sentì il dolore passare all’addome, alla schiena e, soprattutto, al braccio sinistro.
Il cuore! pensò con angoscia. Il cuore mi tradisce… Dio mio, abbi pietà di me… tuo umile servo!
Doveva al più presto chiamare qualcuno, chiedere aiuto. Si accinse a farlo ma, benché si sforzasse, dalla sua gola non giunsero grida, né parole, soltanto mugugni che nessuno era in grado di udire.
Pur sapendo che in quella situazione la cosa migliore era star fermi e distesi, Guglielmo provò ad alzarsi. Voleva uscire a qualsiasi costo dalla cella, poiché, stretta com’era, vi soffocava. Sentiva l’urgenza di respirare a pieni polmoni in spazi più grandi.
Con fatica si mise sulle ginocchia e, in quella posizione, si trascinò fino alla porta.
L’aprì.
La sorpresa fu grande (come anche la gioia) quando vide fuori dell’uscio l’alta figura di un confratello, immobile, girato di spalle, il cappuccio del saio calzato sulla testa.
Questa volta Guglielmo, con sforzo indicibile, disse poche ma chiare parole:
«In nome di Dio, fratello… aiutami… mi sento morire.»
Seguì un momento di silenzio, poi:
«Io non sono un fratello,» rispose una voce virile, profonda, «ma una sorella.»
«Una… sorella?…» balbettò, incredulo, Guglielmo. «Non… capisco…»
La figura si volse. Si levò lentamente il cappuccio, sotto il quale apparve un teschio giallastro, scarnificato, dalle orbite vuote e dal ghigno crudele.
«Io sono la Morte,» disse in tono solenne, «sorella di qualsiasi uomo, come afferma il Santo di Assisi, alla cui regola hai conformato la tua vita.» Tacque un istante e avanzò di un passo. «Sono qui per te, frate Guglielmo da Roccatonda. Il momento di separarti dal mondo è arrivato. Non avere paura. Benché io possa apparirti spietata, raccapricciante, sono qui per condurti in un luogo migliore, dove cure e bisogni materiali sono annullati dal desiderio della Sublime Contemplazione… Seguimi, dunque, senza esitare.»
Di colpo Guglielmo fu invaso da un senso profondo di smarrimento, proprio come un bambino di fronte a qualcosa di nuovo, d’incomprensibile.
«No… io… perché? » balbettò debolmente.
Scosse la testa e, boccheggiando, tese il braccio a respingere la Mietitrice, la quale, rigida come una statua, se ne stava impassibile.
Pur essendo devoto a San Francesco, pur venerandone immensamente i santi princìpi, sentì in quell’istante di non possedere la forza né, tanto meno, l’altezza della sua fede.
«No!... Ti scongiuro!… Non prendermi ora!» esclamò Guglielmo con tutto il fiato che aveva. «No!... No!... No!...»
La morte rimase a fissarlo, con le orbite vuote.
«Mi rendo conto,» disse infine, «che il mistero dell’al di là atterrisce anche te, un religioso, come qualsiasi essere umano… Non c’è nulla da temere. Devi credermi. Posso assicurarti...»
«No!… No!... No!...» gridò ancora frate Guglielmo. Poi si portò la mano alla gola e, nello stesso momento, spalancò la bocca, come se ormai gli fosse impossibile il respiro. Quindi, strabuzzati gli occhi, si accasciò nuovamente a terra.
Non si mosse mai più.
Si mosse invece la sua anima, in compagnia della Morte, per un cammino sconosciuto.

6 commenti:

  1. Un trapasso, raccontato in una bella atmosfera gotica. Riesce in poche righe a condurre il lettore sul terreno della meditazione riguardo la morte. Questo mi pare l'intento del racconto, per altro perfettamente riuscito. Il fatto che l'uomo muoia nel rifiuto, mentre la sua anima varca la soglia, acuisce il senso della misteriosa dicotomia tra vita e morte, che nello stesso tempo è un'unione profonda.

    Giuseppe Novellino

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  2. Grazie delle belle parole, Giuseppe. Sono contento che il racconto ti sia paciuto. Ciao.

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  3. Intenso. Paolo fa vedere le immagini che descrive e vivere ogni istante che racconta. Bello!

    Paola Bianchi

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