- Il fatto è
che sono preoccupata per un eventuale atterraggio, sulla mia superficie, da
parte di quegli odiosi, invadenti e superbi figli della Terra.
- Non
angustiarti, Venere – la rassicurò Mercurio con voce calda. – Sono sicuro che
le vuote presunzioni di quei piccoli bipedi non si realizzeranno mai. Sono
figli della Terra, in definitiva. Cosa mai può venire da un pianeta comodo e
rammollito come quello?
- Non essere
troppo ottimista; non dimenticare che hanno già messo piede sulla Luna.
- Questo è vero
– ammise Mercurio. – Un conto è però raggiungere la Luna e un altro è scendere
sulla tua superficie, sulla mia o addirittura su quella del nostro caro Giove.
Penso che la Luna sia il limite massimo della loro possibile espansione…
Dopotutto è un semplice satellite della Terra, non ti pare?
- Sono
d’accordo con te – fece Venere, dopo quaranta dei suoi giorni di riflessione.
Ma non mi fiderei troppo.
Calò un breve
silenzio di sette anni, mentre i due corpi celesti continuavano placidi
l’abituale corsa lungo le loro orbite millenarie.
Fu Venere a
rompere l’attesa. Si rivolse nuovamente a Mercurio:
- Da qualche
tempo sento un forte desiderio di parlare con la Terra.
- Sprecheresti
il tuo fiato, mia cara – commentò asciutto il veloce Mercurio. – Da quando
la Nube d’Oro ha depositato su di essa
il seme dell’uomo, ha rotto definitivamente con tutti i suoi simili. Forse si
sente una specie di privilegiata.
- Dunque, ama
così tanto quei mostriciattoli a due gambe da dare a loro tutta la sua
attenzione e le sue cure?
Mercurio fece
quattro giri intorno al sole, prima di rispondere. – Non lo so con precisione.
Penso che non li ami veramente. Forse si è assunta una specie di impegno… nei
confronti della Nube d’Oro.
- Spero che tu
abbia ragione – disse Venere con voce stanca. E si esibì in un poderoso
sbadiglio. – Ora vorrei schiacciare un pisolino.
- Certo, cara.
Penso che anche agli altri pianeti vada a genio un po’ di riposo. Buona notte!
- Buona notte!
– sussurrò Venere, raccogliendosi nel suo pallido candore.
Allora
Mercurio, silenziosamente, premette l’interruttore… e il Sole si spense.
(Per gentile
concessione dell’Autore)
Si è nell'ambito della fantascienza ma con spunti ironici, divertenti. Idea originale, la tua. Una visione surreale di quanto accade tra i nostri pianeti. I guastafeste, è ovvio, siamo sempre noi terrestri. Mi è piaciuto molto.
RispondiEliminaDalla musica delle sfere di platonica memoria, all'amicale conversazione serale tra pianeti.. Non male!
RispondiEliminaScopro con piacere come possa essere interessante la fantascienza dai risvolti divertenti
RispondiEliminaSilver