venerdì 10 maggio 2013

UN ALBERO di Pierre Jean Brouillaud


                                     
È con immenso piacere che pubblichiamo un breve racconto di Pierre Jean Brouillaud, uno tra i più interessanti scrittori francesi di science-fiction e letteratura fantastica in generale. Speriamo sia molto benevolo da perdonare la nostra traduzione che, probabilmente, non ha reso perfettamente il sottile surrealismo che permea il suo scritto.

      Nel mezzo della pianura, brulla e bruciata dal sole, c’era un albero. Uno solo. Nell’ombra striminzita che proiettava sul terreno era seduta una donna. Aveva in grembo un bambino, che lei proteggeva dai raggi del sole con miseri stracci.
L’albero cominciava a seccarsi. Sui rami restavano appena sette foglie, ricoperte di polvere grigia, che un vecchio toglieva servendosi di un panno.
Sapendo quanto fossero assai delicate, fragili, egli agiva con molta cautela.
Il vecchio sentì che mi stavo avvicinando. Ma, tutto preso da quel che faceva, non si voltò. Quando fui dietro di lui, mi disse, ancora senza girarsi:
«Ogni giorno pulisco le foglie, per permettere loro di respirare. Tuttavia è la polvere che, alla fine, la spunta sempre. Devo fare molta attenzione ogni volta che ho una foglia nella mano.»
Voltandosi verso di me, mi mostrò cos’aveva nell’altra mano: foglie, appunto.
Stavo per dirgli che, nello stato in cui si trovava, l'albero, ormai, serviva a ben poco.
Ma il vecchio mi precedette :
«Vedete, signore. Abbiamo lavorato duramente, tanto atteso, tanto sperato e pregato. Lo abbiamo amato, moltissimo. Ma invano. Quest’albero è l'ultimo oggetto della nostra venerazione. Diritto, teso verso la luce, era l’immagine stessa della vita. Le nostre lacrime – ahimé ! – non sono bastate a rinverdirlo.
Ai suoi piedi c’era una specie d’annaffiatoio. E nel fondo di questo un po’ d’acqua.
Il vecchio si accorse che la stavo osservando; disse:
«Quale migliore regalo, per un albero, dell’acqua, che anch’essa è vita?»
In quel momento tre foglie caddero al suolo.
Il vecchio scosse la testa.
Il bambino si mise a piangere.
«Ha sete,» disse la madre.
Tese un fazzoletto al vecchio che lo poggiò sul becco dell’annaffiatoio. Poi inclinò quest’ultimo per bagnare il tessuto.
Infine lo restituì alla donna, la quale umettò le labbra riarse del bambino.
     «Comprendete, adesso, signore ?» fece il vecchio, mentre da terra raccoglieva altre tre foglie. «La poca acqua che daremmo all’albero, dovremmo negarla a uno dei nostri fanciulli. Bisogna scegliere... A dire il vero, è molto tempo che abbiamo già scelto.»
Il fanciullo, intanto, aveva smesso di piangere.
Il vento si levò. Portò via l’ultima foglia.

(Per gentile concessione dell’Autore)


5 commenti:

  1. Un sincero, caloroso ringraziamento a Pierre Jean, e un benvenuto tra i nostri collaboratori.
    Paolo

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  2. Anche da parte mia un caloroso benvenuto a Pierre Jean!
    Ho gustato questo racconto, che mi ha riportato agli scenari apocalittici di "Terra bruciata" di Ballard. Si tratta di un breve racconto pieno di struggente poesia sulla vita che se ne sta andando: la vita vegetale come quella animale. Con efficaci pennellate l'autore ci proietta in un ambiente dove l'arsura porta i sopravvissuti a fare la drammatica scelta. E quelle tre foglie, che per ultime se ne vanno, rimangono indelebili nella nostra immaginazione.

    Giuseppe Novellino

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  3. Una scelta ininfluente, in un mondo in cui l'uomo, la vita stessa, paiono aver perso d'influenza, destinate all'estinzione. L'idea inespressa, che questo scenario, possa essere causato dall'influenza passata dell'uomo stesso, aleggia su questo bel racconto.
    Nonostante la narrazione avvenga sotto il sole cocente, difficile immaginare qualcosa di più cupo.

    Sauro Nieddu

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  4. Racconto apocalittico, anche se delicato, poetico. Lascia la bocca secca. Una dolce, anche se per me mostruosa, eutanasia.

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  5. Bonjour, Paolo, veux-tu transmettre à tous ceux qui ont donné ces commentaires aimables :
    Grazie a tutti
    I più cordiali saluti

    Pierre Jean Brouillaud

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