lunedì 13 maggio 2013

SECONDA VISTA di Sergio Bissoli


L’arrivo del Circo Pivetta nel piccolo paese di Oppeano, fu salutato come un evento grande e importante.
Gli acrobati, i clown, le belle ragazze con le gambe scoperte... Tutti ne parlavano e tutti volevano andare a vedere.
Anche mio cugino Luigi fu preso dall’entusiasmo e aspettava con impazienza quel momento. Aveva progettato di andare al circo mercoledì, ma il prolungarsi del lavoro in stalla non lo consentì.
La sera successiva anticipò i tempi: rifece le lettiere di paglia per le mucche, finì la mungitura e diede il latte ai vitelli. Poi corse in casa e guardò l’orologio. Quasi le dieci; era in ritardo. Neanche il tempo di togliersi la tuta e gli stivali, perchè un’occasione come quella non si sarebbe più ripetuta.
La fattoria è fuori paese e la strada è lunga. Ma Luigi prende la scorciatoia attraverso i campi di miglio per arrivare prima. La notte di Giugno chiara e profumata, facilita il cammino. Luigi salta un fosso, arriva alle prime case e finalmente la piazza appare illuminata fiocamente. Al centro sorge il circo: un tendone piccolo ancorato alle funi e contornato di lampadine colorate.
Quando Luigi può entrare, lo spettacolo è già incominciato e lui siede sulle panche dell’ultima fila. Proprio in quel momento il Direttore del circo, un uomo anziano, alto con un cappello a cilindro, annuncia un difficile e pericoloso esercizio di equilibrismo.
La ragazza, non più giovanissima, entra a passo di danza con gonnella corta e braccia nude. Sale una scaletta; arrivata su una piattaforma apre un ombrellino e cammina attraverso il percorso: una tavola di legno stesa fino alla piattaforma del lato opposto.
La ragazza si muove con grazia e ancheggiando cammina sulla tavola fino lato opposto. Il pubblico applaude con ammirazione; Luigi invece, un po’ deluso, protesta ad alta voce:
“Tutto qui? Ma è facilissimo. Chiunque ci riuscirebbe...”
Gli spettatori davanti si voltano e gli impongono di fare silenzio. Il Direttore si fa avanti e annuncia un nuovo numero: due pagliacci che litigano per dividersi una sigaretta. Segue il giocoliere che lancia in aria palle e birilli; infine i cavalli...
A mezzanotte lo spettacolo è terminato e gli spettatori si alzano per uscire. Sul basso palco di legno il Direttore fa dei gesti e chiama qualcuno. È un uomo alto, con gilè nero, pantaloni attillati, tuba in testa e fa cenno a Luigi di avvicinarsi.
Mio cugino è stupito e intimidito, ma il Direttore insiste:
“Sì, proprio lei. Venga, venga avanti. Non le è piaciuto lo spettacolo?”
Luigi è imbarazzato. Evidentemente prima ha parlato troppo forte e il Direttore lo ha sentito. Prova a giustificarsi:
“Sì! Bello... i costumi... i cavalli... ma non mi pare giusto imbrogliare il pubblico. Si vedeva bene il trucco dell’acrobata che camminava su una tavola di legno...”
Il Direttore pare sorpreso:
“Ma lei, scusi, che lavoro fa? E da dove viene?”
“Faccio il bovaro e vengo dalla fattoria fuori paese. Appena finito il lavoro sono partito senza cambiarmi e ho attraversato i campi per arrivare in orario.”
“Campi? Scusi, quali campi?”
“I campi di miglio.”
Il Direttore ha un leggero sorriso:
“Ah, capisco... Si tolga gli stivali, per favore...”
Dopo un attimo di imbarazzo Luigi si sfila gli stivali e li capovolge facendo uscire i granelli di miglio che lo infastidivano. Mentre li indossa così ripuliti, il Direttore gli suggerisce:
“Guardi lassù. Guardi là in alto. Che cosa vede?”
Luigi è confuso e risponde con voce emozionata:
“... un... filo... teso...”
Il Direttore ha un sorriso enigmatico e spiega a bassa voce:
“Il miglio negli stivali le ha fatto vedere la realtà delle cose... che stanno dietro alle apparenze.”

(Per gentile concessione dell’Autore)

1 commento:

  1. Interessante racconto, scritto con semplicità e immediatezza. Sembra la narrazione di un fatto realmente accaduto che si perde nella menoria. Unico difetto: non mi piace tanto la spiegazione dal tono un po' didascalico contenuta nell'intervento finale.

    Giuseppe Novellino

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