«Trick or treat /
smell my feet / give me something / good to eat!»
Ellen
aprì la porta e si trovò davanti un gruppo di bambini tra i sette e
i dodici anni, con un trucco da zombie assai realistico. Un
po' in disparte li aspettava un adulto con una lunga tunica nera e
una falce in mano. Nel buio della sera si intravedeva appena, sotto
al cappuccio, la maschera a forma di teschio che gli copriva il
volto.
La
Morte che accompagna i bambini morti: un'idea originale. Un po'
macabra forse, ma d'altra parte era Halloween.
Dalla
cesta che aveva preparato per l'occasione Ellen prese alcune
caramelle, un pacchetto di chewingum e dei dolcetti e li depose nel
sacco che le tendeva la zombie in prima fila. La bambina non la
ricambiò nemmeno con un sorriso.
Calata
nella parte, pensò divertita.
Non
la conosceva ma le sembrava di averla già vista. Metà
del viso era truccata così bene da farle venire il dubbio che la
piccola fosse veramente ustionata. Tutti
i bambini erano truccati ad arte: volti grigi solcati da cicatrici,
lacerazioni, segni di bruciature e sangue sparso ovunque.
La
Morte si avvicinò muovendo la falce e i componenti del gruppo si
girarono per avviarsi altrove.
Coglione!
pensò Ellen.
L'attrezzo
aveva un lungo manico in legno segnato dal tempo e la lama in acciaio
opaco: si vedeva chiaramente
che non era stato comprato all'emporio di Campbell, tra gli articoli
per Halloween, ma proveniva dal fienile di qualche fattoria della
zona.
Almeno non lo agitasse vicino ai bambini!
Poi
le si strinse il cuore: alla piccola con il sacco mancavano i capelli
su tutta la parte sinistra della testa, mentre a destra scendevano
lunghi e castani fino alle spalle.
Chiuse
la porta e ritornò in soggiorno, in attesa del gruppo successivo.
Non riusciva a dimenticare l'immagine di quella bambina, poi
le affiorò alla mente un ricordo.
Accese il computer, si collegò alla Rete e lanciò una ricerca. Ed
ecco, tra i primi risultati, la notizia che cercava. Cliccò sul link
e le apparve la foto della dodicenne Sarah Miller. Il viso era
sorridente e pulito, ma si trattava senza dubbio della bambina a cui
aveva dato i dolci. L'incidente d'auto era accaduto l'anno prima,
proprio nella notte di Halloween e la piccola era rimasta incastrata
dentro l'abitacolo che aveva preso fuoco. Quando i vigili del fuoco
erano riusciti a estrarla riportava ustioni sull'ottanta per cento
del corpo. Inutile la corsa all'ospedale, Sarah non aveva ripreso
conoscenza ed era morta nella notte.
Un
brivido scese lungo la spina dorsale di Ellen.
Sarah
era morta nella notte.
Era
morta.
Sotto
all'articolo c'erano un paio di link a notizie simili, Ellen cliccò
sul primo. Riguardava Tommy White, di sette anni, ucciso la notte di
Halloween di quattro anni prima da un pazzo armato di coltello, che
aveva infierito colpendolo al petto e alla gola. La foto mostrava un
ragazzino biondo con gli occhi azzurri e la maglietta dei Boston Red
Sox. Ed Ellen rivide il biondino dietro a... Sarah?... con la
maglietta dei Red Sox lacerata e sporca di sangue (finto?) e altro
sangue che scendeva da un taglio alla gola. Tornò alla pagina
precedente, cliccò sul secondo link. Un altro bambino morto la notte
di Halloween, colpito alla testa dalla mannaia del padre, macellaio,
che in un raptus aveva ucciso prima la moglie, poi il figlio e infine
s'era tolto la vita. L'articolo non era corredato da fotografie ma
Ellen non faticò a collegarlo allo zombie più alto del gruppo, con
gli occhi cerchiati, la faccia ricoperta di sangue e la mannaia
piantata al centro della testa.
L'orrore
la invase.
Cercò
di appigliarsi alla razionalità: la spiegazione doveva trovarsi
nella testa malata dell'adulto con la falce. L'uomo
doveva aver raccolto gli articoli sui bambini morti nella notte di
Halloween e truccato quelli del gruppo in modo che gli somigliassero.
Una bravata di pessimo
gusto.
Uscì
di casa sulle tracce di
quel disgraziato, per affrontarlo e dirgliene quattro.
Dopo
aver girato a vuoto per un paio di isolati vide in lontananza il
gruppo davanti a una porta. Mentre si avvicinava si accorse della
presenza di un bambino in più, che assomigliava a suo figlio.
«Donnie!»
urlò.
Il
ragazzino si voltò: era proprio suo figlio. Che diamine ci faceva
con loro? L'aveva lasciato dai Carson a mascherarsi e il padre
dell'amico doveva accompagnarli in giro.
Il
ragazzino aveva il volto tumefatto e il sangue gli colava da un
orecchio. S'era mascherato da zombie anche lui?
Prima
che lei riuscisse ad avvicinarsi la Morte agitò la falce e il gruppo
si mosse compatto.
«Donnie!»
gridò Ellen. « Dove vai? Fermati!»
Ma
il figlio continuò a seguire gli altri come se niente fosse.
In
quel momento le squillò il cellulare.
«Pronto,
Ellen? Sono Michael Carson, la chiamo dall'ospedale... C'è stato un
incidente...»
(Per
gentile concessione dell’Autrice)
Bellissimo! Agghiacciante... e mette davvero paura. Grazie, Giuliana, per avermi spaventato in modo così abile.
RispondiEliminaStrutturato benissimo con la rivelazione finale che viene raggiunta in modo progressivo. Il racconto è anche interessante perchè gioca sull'ambiguità: è uno scherzo ben orchestrato, oppure si tratta di uno straripamento del soprannaturale?
Giuseppe Novellino
Bel racconto, avvincente... terribilmente horror.
RispondiEliminaBuon racconto, non originalissimo forse, ma strutturato alla perfezione e supportato da una scrittura eccellente nella sua semplicità.
RispondiEliminaSauro Nieddu
Traduit en Français sur notre site :
RispondiEliminahttp://jplanque.pagesperso-orange.fr/La_Nuit_de_Halloween.htm