Avvertivo
un forte mal di testa quella sera. La fronte pareva scoppiarmi come
se qualcosa premesse al suo interno.
Non mi era
mai capitato di sentire un dolore così lancinante e intenso, ero
quasi tentato di strapparmi la pelle di dosso.
Decisi
allora di lasciarmi andare sul divano e aspettare che la notte
facesse il suo corso. Finalmente mi svegliai alle prime luci
dell’alba, ma mi accorsi di non riuscire ad aprire gli occhi.
Percepivo
solo il chiaro e lo scuro. Andai in bagno, mi sciacquai per bene il
viso ma ancora non vedevo nulla.
In compenso
il dolore alla fronte era scomparso del tutto ed io mi sentivo fresco
e riposato come se nulla era accaduto.
Mi sentivo
strano, diverso dal solito, così mi gettai ancora un po’ d’acqua
sugli occhi e mi sforzai di aprirli.
Cominciai a
intravedere la cornice in legno che ornava lo specchio, poi intravidi
una sagoma. Ero proprio io.
Più
riaprivo gli occhi, più mi rendevo conto della mia espressione
sconcertata e incredula.
Avevo la
bocca spalancata e riuscivo a malapena a respirare, mentre l’immagine
riflessa allo specchio mi osservava con due occhi chiusi, ed uno
aperto.
La realtà che si dipana tra l'irreale e il surreale. Bello nella sua stringatezza.
RispondiEliminaL'ho sempre detto che gli specchi sono inquietanti, che possono giocare brutti scherzi. Il più frequente è quello di non riflettere la propria immagine. In quel caso bisognerebbe consultare il "Malleus Maleficarum" o in più raro "Necronomicon". Ma in questo bel miniracconto avviene proprio l'imprevisto. Mi guardo allo specchio e vedo... un alieno.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Tutto quello che esce non fa più male...racconto immediato..la magia di potersi vedere in un altro modo dà sollievo...
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