L’uomo
attraversò il cortile con affanno. Sul suo volto si potevano
scorgere i primissimi segni di ansia mista a un’evidente paura. Era
da tempo che non si sentiva così.
Erano
passati più di dieci anni da quella prima volta in cui, aprendo la
porta del garage, vide solo tre pareti nude.
Questa
volta non doveva più accadere. Voleva trovarsela di fronte come ogni
mattino, dopo averla salutata con riverenza,le avrebbe dato una
lustrata e con garbo sarebbe salito, accomodandosi su quel soffice e
confortevole sedile in pelle.
Mancavano
solo pochi metri e avrebbe raggiunto la sua prediletta. Mise la mano
in tasca per estrarre il capiente mazzo di chiavi, cercò alla
rinfusa quella giusta da infilare nella serratura, quando un rumore
all’interno del box catturò la sua attenzione.
Avvicinò
l’orecchio alla porta metallica e contemporaneamente tirò un
sospiro di sollievo.
“Quei
dannati topi, ma prima o poi…” esclamò. Infilò la chiave
nella serratura, girò la maniglia ed aprì lentamente.
Lo sguardo
dell’uomo pareva vitreo, come in preda a un’estasi.
Ciò che
gli si presentava davanti simboleggiava il traguardo raggiunto, il
coronamento di un sogno di un’intera vita.
Estrasse di
tasca il telecomando a infrarossi, il momento era giunto. Il suo
stato di eccitazione era tale da farlo fremere per qualche secondo.
Ritornò in sé. Chiuse gli occhi. Pigiò l’interruttore, ma un
abbaglio accecante lo riportò nello stato di coscienza. L’ultima
cosa che vide furono due fanali accesi, sopraggiungere a folle
velocità.
Molto bello. C'è suspense e sorpresa finale.
RispondiEliminaLa macchina che uccide. Il mostro meccanico è sempre stato un personaggio importante nel genere horror,ovviamente moderno (vedi Stephen King). Qui ne abbiamo un esempio, in un racconto concentrato, teso... abbagliante.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino