sabato 18 maggio 2013

LA MACCHINA di Maurizio Setti


L’uomo attraversò il cortile con affanno. Sul suo volto si potevano scorgere i primissimi segni di ansia mista a un’evidente paura. Era da tempo che non si sentiva così.
Erano passati più di dieci anni da quella prima volta in cui, aprendo la porta del garage, vide solo tre pareti nude.
Questa volta non doveva più accadere. Voleva trovarsela di fronte come ogni mattino, dopo averla salutata con riverenza,le avrebbe dato una lustrata e con garbo sarebbe salito, accomodandosi su quel soffice e confortevole sedile in pelle.
Mancavano solo pochi metri e avrebbe raggiunto la sua prediletta. Mise la mano in tasca per estrarre il capiente mazzo di chiavi, cercò alla rinfusa quella giusta da infilare nella serratura, quando un rumore all’interno del box catturò la sua attenzione.
Avvicinò l’orecchio alla porta metallica e contemporaneamente tirò un sospiro di sollievo.
“Quei dannati topi, ma prima o poi…” esclamò. Infilò la chiave nella serratura, girò la maniglia ed aprì lentamente.
Lo sguardo dell’uomo pareva vitreo, come in preda a un’estasi.
Ciò che gli si presentava davanti simboleggiava il traguardo raggiunto, il coronamento di un sogno di un’intera vita.
Estrasse di tasca il telecomando a infrarossi, il momento era giunto. Il suo stato di eccitazione era tale da farlo fremere per qualche secondo. Ritornò in sé. Chiuse gli occhi. Pigiò l’interruttore, ma un abbaglio accecante lo riportò nello stato di coscienza. L’ultima cosa che vide furono due fanali accesi, sopraggiungere a folle velocità.

2 commenti:

  1. La macchina che uccide. Il mostro meccanico è sempre stato un personaggio importante nel genere horror,ovviamente moderno (vedi Stephen King). Qui ne abbiamo un esempio, in un racconto concentrato, teso... abbagliante.

    Giuseppe Novellino

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