sabato 11 maggio 2013

CLESSIDRA di Paolo Secondini


«Immaginate una stanza dove dei vecchi siedono immobili, in silenzio, alcuni le mani poggiate sul pomo del bastone, altri le braccia conserte. Hanno lo sguardo assente o fisso nel vuoto, l'aria pensosa: sembrano tutti riandare, con la mente, agli anni lontani della giovinezza, allorché non pensavano minimamente di ritrovarsi, un giorno, seduti in quel luogo: statue decrepite.
Immaginate, ora, una stanza piena di bimbi chiassosi, allegri, che saltano e vanno di qua e di là, spingendosi, urtandosi, ridendo, gridando, rincorrendosi, afferrandosi scherzosamente per i capelli, per le braccia, per i vestiti.
Delle due stanze la prima dà il senso del tempo che è giunto, quasi, alla fine di se stesso; la seconda, della clessidra appena rovesciata, nella quale la sabbia comincia a cadere senza interruzione, granello per granello, nel cono inferiore.»

3 commenti:

  1. Si tratta di una specie di apologo, molto suggestivo. Fa venire i brividi nel modo in cui allude al trascorrere inesorabile dell'esistenza.

    Giuseppe Novellino

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  2. Due generazioni sovrappote, la prima lascia il mondo terreno dissolvendosi, la seconda prende corpo dando vita al proprio destino.

    Bellissimo racconto bonsai!

    Maurizio

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