«Immaginate
una stanza dove dei vecchi siedono immobili, in silenzio, alcuni le
mani poggiate sul pomo del bastone, altri le braccia conserte. Hanno
lo sguardo assente o fisso nel vuoto, l'aria pensosa: sembrano tutti
riandare, con la mente, agli anni lontani della giovinezza, allorché
non pensavano minimamente di ritrovarsi, un giorno, seduti in quel
luogo: statue decrepite.
Immaginate,
ora, una stanza piena di bimbi chiassosi, allegri, che saltano e
vanno di qua e di là, spingendosi, urtandosi, ridendo, gridando,
rincorrendosi, afferrandosi scherzosamente per i capelli, per le
braccia, per i vestiti.
Delle
due stanze la prima dà il senso del tempo che è giunto, quasi, alla
fine di se stesso; la seconda, della clessidra appena rovesciata,
nella quale la sabbia comincia a cadere senza interruzione, granello
per granello, nel cono inferiore.»
Si tratta di una specie di apologo, molto suggestivo. Fa venire i brividi nel modo in cui allude al trascorrere inesorabile dell'esistenza.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Due generazioni sovrappote, la prima lascia il mondo terreno dissolvendosi, la seconda prende corpo dando vita al proprio destino.
RispondiEliminaBellissimo racconto bonsai!
Maurizio
Grazie, Giuseppe e Maurizio, dei commenti
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