A Giuseppe Novellino
«Oh,
Shel! Che piacere vederti!»
«Ciao,
Giuseppe, come stai? Non ci sentiamo dal giorno della mia intervista.»
«Direi
proprio di sì.»
«Avrei
voluto chiamarti, scriverti almeno una mail, ma i molti impegni mi lasciano
solo il tempo di respirare… Penso di essere imperdonabile.»
«Ma
che dici! Non lo sei affatto.»
«Sì,
invece!»
«Ti
assicuro di no!»
«La
verità è che sei, come il solito, di una gentilezza unica, squisita…»
«Dài,
non farmi arrossire…»
«Dico
sul serio.»
«Lo
so… ma non merito i tuoi complimenti.»
«Meriti
anzi di più e, proprio per questo, voglio confidarti una notizia di cui nessuno
è al corrente; una notizia che ho sempre tenuta segreta.»
«Mi
incuriosisci. Conoscendoti, non può che trattarsi di qualcosa di strepitoso.»
«Hai
detto bene. Qualcosa che, sicuramente,
produrrà uno shock nei miei ammiratori, vecchi e nuovi.»
«Insomma,
di che si tratta?... Ora non sto nella pelle.»
«Tutti
quanti mi conoscono come Shel Shapiro, invece…»
«...invece
ti chiami Norman David Shapiro, lo so… Shel è soltanto un nome d’arte, fittizio
insomma.»
«Non
è esatto.»
«No?»
«No,
Giuseppe… Shel è il nome del mio gemello.»
«Come?...
Hai un fratello gemello?»
«Sì!
Un bravo cantante e chitarrista… Quello che, in sostanza, ha sempre
interpretato tutti i successi dei Rokes.»
«Aspetta,
Shel… cioè Norman David... credo di non capire… Vorresti dire che lo Shel
Shapiro dei Rokes non eri tu, ma il tuo gemello?»
«Non
proprio… Ero io fisicamente, ma a cantare e suonare era mio fratello. Io facevo
solo finta. Muovevo la bocca e le mani, ma senza pronunciare una parola, senza
sfiorare le corde della chitarra.»
«Caspita,
Shel, cioè Norman!… Questa sì che è una vera notizia!… Ma perché ricorrere a un
sotterfugio? Non poteva cantare e suonare direttamente il tuo gemello?»
«No,
non poteva… Troppo timido per apparire, ma troppo bravo per non farsi sentire.
Così io, che non ho mai cantato né suonato in vita mia…»
«Hai
avuto quel vasto successo che invece spettava a tuo fratello, il vero Shel.»
«Proprio
così!... Ma ora voglio si sappia come stanno le cose, voglio tu scriva un
articolo, un racconto, o che mi faccia un’altra intervista per far conoscere la
verità.»
«Perché,
Norman?»
«Per
dare finalmente a Shel ciò che gli spetta di diritto: perché possa essere fiero
e soddisfatto…»
«Penso
che già lo sia, completamente. Chi potrebbe non esserlo avendo per fratello una
persona onesta, sincera, come sei in questo momento?»
«Sì…
ma ho rivelato la verità solo ora, dopo tant’anni… Un po’ troppo tardi, non
credi?»
«Forse
è vero, Norman David Shapiro!… Ma in Italia – ormai dovresti saperlo – c’è il
detto: meglio tardi che mai.»
(Ovviamente è “un
incontro” di pura fantasia)
Ah ah ah ah! Sei un grande Paolo! Divertente. Lo scrittore si vede anche da questo... basta un'ispirazione per gettare le basi di una storia.
RispondiEliminaSperavo che il racconto si concludesse con una chiave fantastica ma va bene così.
DOM MAIOLO
Grande, Paolo!!! Divertentissimo questo tuo racconto in forma dialogica, che non fa una grinza. Ti sei ispirato al mio terzo racconto sui Rokes, impostando la narrazione come se fosse una cosa vera. A questo punto, Shel dovrebbe proprio intervenire... dopo essersi fatto una risata, naturalmente.
RispondiEliminaE sai che mi hai proprio caratterizzato? E' la prima volta che compaio come personaggio in un racconto. Ti ringrazio molto. Sei fortissimo!!!
Giuseppe Novellino
Grazie Domenico.
RispondiEliminaE grazie Giuseppe. Meno male che l'hai presa simpaticamente. In effetti il raccontino - ispirato proprio dalla tua trilogia sui Rokes - non intendeva altro che strappare un sorriso.
A proposito: nella illustrazione vedo che tu e Shel vi state per abbracciare. Dove è avvenuto questo?
In un mondo parallelo. Ma il nostro era semplicemente un abbraccio (per così dire) accademico... nulla di più. Sia io che lui siamo tradizionalisti. Amiamo abbracciare le donne... e in modo non così accademico, ovviamente.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
"Amiamo abbracciare le donne... e in modo non così accademico, ovviamente."
RispondiEliminaNon ne dubitavo affatto, caro Giuseppe.
Ciao
Un racconto davvero allegro.
RispondiEliminaBravo Paolo.
Spassoso anche lo scambio di messaggi tra Paolo e Giuseppe.
Antonio Ognibene