
(Un
altro racconto della “nostra” Giuliana, della quale due scritti - già apparsi
su Lf Letteratura Fantastica - sono strati tradotti in francese da Pierre Jean
Brouillaud, uno tra i più importanti scrittori di science-fiction transalpini;
due racconti dei più letti sul sito
http://jplanque.pagesperso-orange.fr/Liste_auteurs.htm)
– Sei un buono a nulla – inveì Lucia sul marito, – non
sei capace di farti rispettare!
– Che ne so io di chi è stato a rovinare il campo. Me
la prendo con uno a caso?
– Di sicuro sono stati i Martínez. Hanno sempre
invidiato il nostro campo di mais.
– Di sicuro non c’è niente – ribadì Jorge.
– Io lo so chi è stato – intervenne Pablo, che
disegnava tranquillo al tavolo della cucina.
– Pablito, non ti intromettere in discorsi da grandi.
– Ma io lo so, mamma.
Lucia riprese le invettive, senza badare al figlio. –
Hai paura di affrontarli, ecco cos’è. Sei senza spina dorsale.
Jorge strinse i pugni agitandoli davanti al viso ed
emise una specie di ruggito. Poi uscì di casa sbattendo la porta.
Lucia scosse la testa e riprese a ramazzare con
energia. Quando passò la scopa attorno al tavolo, buttò un occhio sul disegno
di Pablo: una specie di grosso sombrero con decorazioni geometriche.
– È un cappello per il papà?
Pablo rise. – No, è la nave del mio nuovo amico. Se
voglio mi porta, ci posso andare?
Lucia cercò di ravvisarne la forma e le sembrò, con
molta fantasia, di intravedere la vela in quello che aveva scambiato per il
centro del sombrero e lo scafo dove aveva visto la tesa. Il disegno era
pessimo, ma d’altra parte quando mai Pablo aveva visto una nave, lì al centro
del Messico, tra le distese di mais?
– Allora, posso andarci?
– Eh? Sì, va bene, vai a giocare col tuo amico, ma non
fare tardi.
* * *
Il profumo delle tortillas invase la piccola cucina.
Lucia accese la luce sopra il tavolo e lo apparecchiò. Jorge entrò un istante
dopo e andò a lavarsi le mani all’acquaio.
– Pablito? – domandò.
– È a giocare con un amico, dovrebbe rientrare.
Il sole era calato e la fattoria era isolata nel buio
e nel silenzio. Lucia si affacciò all’uscio, mise le mani a cono sulla bocca e
chiamò il figlio un paio di volte. Non ottenne risposta. Anche Jorge si
affacciò all’uscio.
– Con che amico era? – le chiese.
Lei cercò di ricordare. Innervosita dal litigio, non
aveva prestato attenzione. – Non lo so, uno nuovo, con una nave giocattolo.
– E da quando c’è un bambino nuovo – si alterò Jorge,
– che qui intorno siamo sempre gli stessi da una vita?
Lucia si batté le mani sul petto. – Dio mio! –
esclamò.
– Tu cercalo dai vicini, io vado in paese.
Mezz’ora dopo diversi gruppi di ricerca, con torce
accese e fischietti, perlustravano il circondario.
* * *
Aveva ragione la mamma: la nave assomigliava a un
sombrero, però di colore argento e con un nastro di vetro al posto del giro di
stoffa. Non era appoggiata, ma sospesa nell’aria sopra le teste. Il suo nuovo
amico era poco più alto di lui, magro e lungo, con gli occhi a mandorla. Non
parlava, ma comunicava nella mente, trasmettendo una sensazione di serenità e
benessere. Gli fece capire che dovevano fermarsi al centro, quindi un fascio di
luce li circondò e li sollevò fin dentro la nave. Pablo era su di giri: aveva
vo-la-to! L’amico iniziò a maneggiare una serie di bottoni, creando un’armonica
sequenza di suoni e colori e la nave dolcemente si mosse.
Pablo si affacciò al vetro e guardò affascinato come
si allontanavano dalla terra. Riconobbe il campo di mais di suo papà e restò a
bocca aperta: quella che da sotto sembrava solo una scia di spighe
calpestate, vista dall’alto prendeva il disegno di un gigantesco fiore a sei
petali.
Un altro bel racconto di Giuliana.
RispondiEliminaDavvero molto piacevole e ben scritto.
RispondiEliminaComplimenti.
Antonio Ognibene
Quella dell'incontro con gli extraterrestri è un'idea tanto vecchia quanto affascinante. Se la si sa trattare, come in questo equilibrato racconto, il divertimento è assicurato. Qui poi si arricchisce di elementi originali, come quello del bambibo che non si sa spiegare, che prende tutto con naturalezza, spiazzando drammaticamente i genitori. Bello e ben scritto! Ancora i miei complimenti all'amica Giuliana.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino