venerdì 26 luglio 2013

ALFREDO E ALBERTO di Paolo Secondini


«Cosa vedi, Alfredo?»
«Quello che vedi tu, Alberto.»
«Vedo un uomo che bacia una donna con passione.»
«Vedo questo anch’io... O invece è la donna che bacia l’uomo?... Mah!... Credo che sia la stessa cosa.»
«I loro visi sono annebbiati. Duro fatica a metterli a fuoco.»
«Hai ragione... Sono piuttosto annebbiati, evanescenti, quasi due ombre.»
«Come avvolti da un forte bagliore, ma non accecante.»
«No, non accecante, ma comunque un bagliore.»
«Ora l’uomo muove le labbra, sta dicendo qualcosa.»
«Anche la donna muove le labbra, risponde, sorride... Ha denti smaglianti… Non vedo più niente, Alberto, è buio.»
«Neppure io, Alfredo, vedo più niente. Ma cosa succede?… Aspetta, ecco di nuovo il bagliore… Dove sono l’uomo e la donna? Dove sono finiti? Riesci a vederli?»
«No, non li vedo… Un’auto corre lungo una strada polverosa.»
«Sì, un’auto nera… Un momento… Ce n’è un’altra che insegue.»
«La vedo. È gialla, sportiva.»
«Perché sparano, Alberto?»
«Non so, Alfredo. In effetti sparano. Un uomo è ferito. Non è quello che prima baciava la donna?»
«No, Alberto. Questo qui ha i baffi... Perlomeno sembrano baffi.»
«Sei sicuro, Alfredo?»
«Sono baffi, Alberto.»
«Adesso è scomparso… E quello cos’è?... Un cane o un cavallo?»
«Nessuno dei due, sembra piuttosto…»
«Tutto è buio ora, all’improvviso. Buio completo.»
«Già, vedo buio anch’io… o niente?»
«Forse niente, Alfredo. Neanche buio... solo niente.»
«È questo il niente, Alberto?»
«Non so… Forse è niente e forse è buio.»
«Certo se è niente, è un po’ anche buio, non ti pare?»
«Aspetta, aspetta… Ora vedo…»
«Come un bagliore modesto, stavolta. Riesco a distinguere un prato, un cielo, una casa e auto che corrono ancora, sollevando nubi di polvere giallastra… Mi sto chiudendo di nuovo.»
«Mi accade lo stesso, Alfredo. Mi chiudo a poco a poco.»
«Ho sonno.»
«Ho sonno anch’io.»
«Buonanotte, Alberto.»
«Notte, Alfredo.»


E i due occhi, Alberto e Alfredo, il destro e il sinistro dello stesso viso, si chiusero contemporaneamente.
Il televisore rimase acceso nel piccolo salotto.
Immagini di auto in corsa e banditi che sparavano, lungo strade polverose di campagna, si susseguirono sullo schermo con ritmo incalzante.
L’uomo seduto in poltrona ora dormiva profondamente, e russava.
Alberto e Alfredo non russavano: erano parte integrante di quel russare.

2 commenti:

  1. Decisamente originale... suggestivo! Una bella prova di come il racconto di un quotidiano processo fisiologico possa trasformarsi in un racconto fantastico, pieno di suspense. I due occhi sono i protagonisti, davvero incantati, della vicenda. Mi è piaciuto anche lo stile: il testo si regge mirabilmente su un lungo e serrato dialogo.

    Giuseppe Novellino

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  2. Beh, questo finle non me lo aspettavo. Mentre leggevo ipotizzavo vari possibili epiloghi, ma questo è davvero originale.
    Complimenti.

    Antonio Ognibene

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