Vorrei
invitarvi al brindisi che, solitario, dedico alla chiusura dei viaggi
tradizionali. Si, lo so, è con spirito sarcastico che festeggio
l’evento che di fatto mi precluderà qualsiasi spostamento non
possa fare a piedi, ma cosa posso fare per oppormi al cosiddetto
progresso? Solo un brindisi sconsolato.
Rileggo
l’articolo trionfalistico (ferale per me) apparso sul Corriere
della Terra: Oggi, 30 luglio 2086 si chiude definitivamente l’era
del trasporto tradizionale. È l’inizio di una nuova epoca, nella
quale tutti viaggeremo alla velocità della luce. Finalmente anche la
Saturn Airline, l’ultima compagnia aerea, ha chiuso definitivamente
le attività.
Treni,
automobili e navi, sono pezzi da museo già da tempo. Da oggi in poi
lo diverranno anche gli aerei ad antimateria.
L’articolo
prosegue esponendo con dovizia di particolari tutti i vantaggi che
trarremo dal nuovo sistema di teletrasporto della Enterprise
Corporation. Spostarsi da un punto della Terra a un altro in un
batter d’occhio. E anche di più. Basti pensare alle colonie sulla
Luna, su Marte, e alle altre spedizioni che stanno allontanando
sempre più i nostri confini. E tutto spendendo molto meno di quanto
costava fino ad oggi un volo aereo.
Con
grande gaudio delle potenti associazioni per la tutela dell’ambiente
planetario.
Io
non festeggerò, perché non userò mai il sistema di teletrasporto
della Enterprise Co.
Le
premesse sembravano molto buone nel 2075, quando il MIT annunciò il
debutto del primo sistema sperimentale di teletrasporto.
Ricorderete
certamente l’annuncio che tributava gli onori al gruppo di ricerca
che era riuscito a teletrasportare una chiave a un chilometro di
distanza.
Ora,
non voglio annoiarvi con dettagli che conoscete perfettamente, ma
lasciatemi seguire il filo del ragionamento.
Concettualmente,
il funzionamento è semplice: un oggetto viene analizzato, il sistema
ne crea una vera e propria mappa atomica che viene salvata nel buffer
del sistema di teletrasporto. L’oggetto viene smaterializzato, la
mappa trasmessa alla velocità della luce al sistema di arrivo che la
analizza e ricompone l’oggetto usando altri atomi.
Quando
hanno usato questo sistema con un essere vivente, un topolino, il
tutto ha funzionato perfettamente. Peccato che il topolino all’arrivo
era morto.
I
ricercatori capirono che l’analisi doveva spingersi più a fondo.
Nei
nuovi sistemi la risoluzione arrivava fino a livello quantico,
consentendo così la ricostruzione perfetta anche di un essere
vivente.
Funzionò
con topi, gatti, cani e scimmie. Per essere certi che la
ricostruzione fosse perfetta, usarono diversi sistemi di indagine,
tra cui uno banale ma efficace: misurare il peso esatto dell’essere
vivente alla partenza e all’arrivo.
Tutto
sembrava andare per il meglio.
Il
sistema era pronto per provare il primo teletrasporto di un essere
umano.
Il
dottor Scimeca, che faceva parte del team di ricerca, fu il primo
volontario.
Venne
teletrasportato il 26 agosto del 2081, da un’estremità del MIT
all’altra.
Tutto
funzionò benissimo, salvo che il dottor Scimeca, all’arrivo,
pesava ventuno grammi in meno. Non venti e non trenta. Ventuno grammi
esatti in meno.
Forse
non ricorderete questo particolare, perché la notizia fu riportata
in un paio di trafiletti delle principali riviste scientifiche.
Nei
giorni successivi all’esperimento, il dottor Scimeca venne
sottoposto a tutte le indagini possibili, e per tutte l’esito fu
senz’altro positivo.
Ma
quei ventuno grammi erano inspiegabili.
Fecero
un secondo teletrasporto sempre con lui, e non registrarono alcuna
differenza. Così pensarono di essersi sbagliati.
Quando
fu la volta del secondo volontario, i risultati furono analoghi al
primo teletrasporto. C’era una differenza di peso di ventuno grammi
dall’arrivo alla partenza.
Dato
che non c’era alcuna spiegazione e visto che i test erano tutti
sicuramente positivi, decisero di non preoccuparsene più.
Come
sapete, il sistema fu approvato in poco tempo da tutta la comunità
scientifica, e si cominciò la produzione dei primi sistemi a livello
industriale.
Quei
ventuno grammi, però, continuavano a girarmi in testa.
Finché
capii.
Quello
fu il momento in cui decisi che non avrei mai provato il sistema di
teletrasporto.
Forse
penserete che sono un vecchio superstizioso, e probabilmente avete
ragione.
Ma
provate a fare una ricerca e poi ditemi: quanto pesa l’anima?
No,
mi spiace. Sono arrivato fino a qui tutto intero, anima compresa.
Posso
fare a meno di viaggiare alla velocità della luce.
Brindate
con me, ora.
Alla
fine di un’epoca e all’inizio di una nuova era.
Interessante racconto di sf. Avvincente, ben scritto.
RispondiEliminaScusate se io, nei commenti, non riesco mai a non accostare il racconto in questione a un altro già letto. E questo vuole essere un complimento all'autore, visto che il racconto è ben scritto e finemente intrigante.
RispondiEliminaNel caso in questione, mi viene in mente il racconto del grande S. King Il Viaggio. Il riferimento ai presunti 21 grammi dell'anima è un altra ottima trovata.
Danilo Concas
Brillante narrazione e originale finale.
RispondiEliminaUna bella trovata.
Antonio Ognibene
Beh, devo dire che sono anch'io d'accordo con il narratore di questo racconto. Lungi da me il teletrasporto. Non sopporto nemmeno l'aereo, in quanto amo la lentezza e coltivo la filosofia del percorso. Bella narrazione tra novella e saggio, molto incisiva e originale.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Sscritto bene, non c'è dubbio, scorrevole e lineare ma , ahimè, idea già brillantemente usata in letteratura e sul grande schermo!
RispondiEliminaPeccato!