1)
Come e perché sei diventato
scrittore?
R. E’ importante
sottolineare che sono stato, e sono tuttora, un lettore onnivoro, anche se
preferisco di gran lunga il genere fantastico. Molti anni fa, ma davvero tanti,
mi è capitato di leggere un pessimo racconto di un autore abbastanza noto. Alla
fine, con l’amaro in bocca, ho borbottato tra me e me la fatidica frase:
anch’io saprei scrivere una stupidaggine come questa. E lo feci. In effetti non
mi ero sbagliato, il mio primo racconto era una stupidaggine, ma ormai il germe
mi era entrato nel sangue. Poi accadde l’inimmaginabile: un giornaletto
scolastico pubblicò il racconto. Era sbalordito anche dalla imperitura fama che
avevo acquisito nella mia scuola, per cui continuai. Ed eccomi qui.
2)
Che cosa ti spinge a
scrivere fantascienza?
R. Il confine inesistente.
Il desiderio di andare oltre. Ma anche di creare mondi ‘nuovi’, dato che quello
attuale non è proprio dei più riusciti. Ho una buona fantasia e questo mi permette
di sbizzarrirmi e di poter affermare che, nonostante abbia scritto più di
duecento racconti e un numero imprecisato di romanzi, saggi, poesie, sketch
teatrali, ecc. non ho mai utilizzato la stessa idea. Infine la fantascienza,
meglio dire il fantastico in genere, si presta a un gioco mentale che adoro: E
se… Ogni tanto mi chiedo: E se avvenisse una cosa strana, oppure non avvenisse
una cosa normale… ecc. ecc.. Magari poi nasce qualcosa.
3)
Come Vittorio Catani, sei
pugliese. Pensi che quella bellissima terra sia in qualche modo favorevole
all’ispirazione fantascientifica?
R. Infinite le ispirazioni,
anche se, per quello che mi riguarda c’è anche un’altra ragione della
collocazione tutta italiana di tantissimi miei lavori. Anni fa, non rammento se
Fruttero o Lucentini che dirigevano Urania, insomma, uno dei due, se ne uscì
con la terribile frase: ‘Un disco volante non può atterrare a Lucca’. Io la
interpretai in due modi: che gli italiani non sanno scrivere fantascienza, e
che non è possibile ambientare le nostre storie in Italia. Da allora, a meno
che il narrato non richiedesse necessariamente altro, ho ambientato le mie
storie in Italia, e in Puglia. A Bari e a Molfetta, anche dietro casa mia. Un
romanzo su tutti: ‘Sinfonia per l’Imperatore’, premio Italia e premio Vegetti,
che è incentrato sul Castel del Monte ad Andria, il Castello di Federico II.
Non so se sono riuscito a smentire quell’affermazione, ma poco poco direi di
sì.
4)
Se hai pubblicato su Urania,
sarai stato anche un lettore dello storico periodico. Puoi dirci qualcosa sul
tuo personale rapporto con esso?
R. Urania ha la ‘colpa’
della mia passione per la fantascienza. L’ho raccontato altre volte, quindi chi
sa la storia mi perdoni. A casa dei miei, mio padre aveva una fornitissima
libreria a muro. Tanto alta che raggiungeva il soffitto di oltre tre metri. Mi
ero accorto che, mentre i primi ripiani erano fitti fitti di libri ‘classici’,
da Verne a Calvino, passando per Verga e Hugo, in cima c’erano pochi libri.
Pensai che fossero libri ‘particolari’, che lui voleva tenere in alto lontani
dalla mia portata, per cui un giorno, approfittando dell’assenza dei miei, mi
arrampicai sulla libreria, dovevo avere 13 o 14 anni, e raggiunsi il ripiano
più alto. Pescai a caso e mi ritrovai tra le mani un Urania di cui rammento
ancora il titolo: ‘Mondo senza sonno’. Lo lessi e il guaio era stato fatto. Per
inciso, appresi più tardi da mio padre che lassù metteva semplicemente i libri
che aveva già letto.
5)
Quali sono i tuoi temi
preferiti? Che cosa vuoi trasmettere ai lettori con i tuoi racconti?
R. Andiamo in ordine: i miei
temi preferiti. Per la fantascienza, mi piace assai l’avventura spaziale tout
court, senza ‘messaggi’ impegnativi o moraleggianti. Tipo ‘Vladimir Mei, libero
agente’, un romanzo che ha vinto il premio Italia e che mi sono divertito
moltissimo a scrivere, tanto che sto scrivendo il seguito. Oppure come Mater
Maxima, vincitore del primo premio Urania. Poi mi piace molto la storia
alternativa. Ho scritto diversi racconti del genere (in antologie come ‘E se
l’Italia’ o ‘Altri risorgimenti’ a cura di De Turris) e ne sto scrivendo altri,
ma anche come ‘Il dono di Svet’, romanzo vincitore del secondo premio Urania.
Infine adoro l’heroic fantasy, e ho ideato un personaggio alla ‘Conan’, che si
chiama L’Artiglio. Anche questo romanzo è stato premio Italia (sì, è vero, sono
monotono, ma mi piace…). Ciò che invece non amo molto, anzi per nulla, è il
grandguignolesco. Non mi piace chi dice di fare horror proponendo ammazzamenti,
evisceramenti, spellamenti, squartamenti, ecc. ecc…menti. L’horror è altro.
Cosa voglio dare ai lettori?
Un po’ di spensieratezza, soltanto un po’ di piacere nella lettura e, se
possibile, portarli a pensare che forse un mondo migliore potrebbe esserci se
soltanto ci impegnassimo un po’ di più. Vedi, ho scritto ‘ci’, perché non
appartengo alla categoria di gente che dà sempre agli altri la colpa di quello
che accade.
6)
Quali sono i tuoi progetti
futuri di scrittore?
R. Perdonami, ma preferisco
essere chiamato ‘narratore’, non ‘scrittore’. Oggi gli scrittori si sprecano,
ma quelli in grado di narrare ‘siamo’ in pochi. E scusa il modesto gesto di
presunzione. I miei progetti sono oltre l’umana
possibilità. Lavoro contemporaneamente a cinque romanzi, mi annoio in
fretta e quindi devo passare da un genere all’altro, poi scrivo racconti che mi
vengono chiesti e altri che mi piace scrivere. Partecipo a iniziative,
manifestazioni e sono membro di giuria di tre o quattro concorsi. Faccio tutto
questo perché sono certo che avrò bisogno di almeno altri cento anni per finire
tutto ciò che ho iniziato e poiché non ho lasciato mai nulla a metà, è una
garanzia di lunghissima vita. Ma il mio
sogno è di vedere ‘Il dono di Svet’ a fumetti, unica ragione per cui ho scritto
quel romanzo a episodi. Sto anche inseguendo una specie di follia: riportare
come lingua parlata il latino. Ho pubblicato l’unica antologia al mondo di
racconti di fantascienza in latino: Omne Ignotum Pro Magnifico (ed. della
vigna). Senza poi parlare del fatto che sono stato eletto Presidente della
World SF Italia e che mi sto impegnando tantissimo per portare l’associazione
ai livelli che merita.
7)
Che cosa pensi del panorama
fantascientifico italiano che si presenta oggi sotto i nostri occhi?
R. Penso che il lavoro mio
ma, principalmente, degli ‘eroi’ che mi hanno preceduto, ha finalmente dato i
suoi frutti. Nei tempi passati, quando ‘confessavi’ di scrivere fantascienza,
nel migliore dei casi passavi per uno che ‘crede agli UFO’. Le prese in giro si
sprecavano, come i rifiuti di pubblicare qualsiasi cosa di genere. Oggi gli
scrittori di fantascienza sono tanti e, incredibile dictu, sono pubblicati
anche da case editrici importanti. Merito loro certo, e di quello che scrivono,
ma anche merito di chi, a furia di martellate, ha fatto entrare nella ‘zucca’
degli editori che si può scrivere, e quindi leggere, buona fantascienza
italiana.
8)
I giovani di oggi, per
quanto mi risulta, seguono più il cinema di fantascienza che la letteratura.
Che cosa ne pensi?
R. Questo è un tasto
amarissimo. In realtà, i giovani d’oggi, nella maggior parte, ma ci sono le
preziosissime eccezioni, non vogliono ‘pensare’ e non hanno immaginazione. Loro
vogliono soltanto prodotti omogeneizzati, come le pappine che si danno ai
bambini piccoli, una questione di pigrizia mentale che porta all’appiattimento.
Questo accade nella cinematografia, dove non hai bisogno di immaginare in
quanto ci pensano gli altri a dare forma al fantastico, quindi incrementando
quella pigrizia che è indispensabile per vendere i loro prodotti. Colpa di una
pubblicità millantatrice e ingannevole che ti fa sentire povero, e quindi
escluso, che non hai l’Hi Tech di ultimissima generazione. I pochi giovani di
carattere emergono, ma vengono falcidiati ed emarginati in quanto oggi è
imperante la mediocrità. Prova a riflettere. E’ meglio vendere un prodotto
differente a migliaia di persone differenti, oppure vendere lo stesso prodotto
a migliaia di persone omologate? Facile la risposta. Non sei nessuno se non sei
su facebook o non twitti o non telefoni con l’ultima diavoleria che ti fa anche
la barba in macchina, non sei nessuno se non ti mettono su You Tube o non
chatti con amici d’oltreoceano. E’ quello che la pubblicità vuole che si creda
e agisce sulle menti giovani e la stragrande maggioranza di giovani cade nella
rete. Ho faticato una cifra per far capire a mio figlio tredicenne che una
certa tuta con un certo marchio è la stessa cosa della stessa tuta senza quel
certo marchio. Ma lui quando l’indossa si sente ‘diverso’. Il trucco è tutto
qui. I nostri figli sono il nostro futuro. Se ci arrendiamo alla loro
omologazione non avremo più un futuro.
Sono sicuro che proprio
dalle nuove generazioni di appassionati di fantascienza può venire la riscossa.
9)
Puoi esprimere una tua
impressione riguardante il sito Pegasus SF, che ha avuto l’onore di pubblicare
dei tuoi racconti?
R. Una domanda difficile con
una risposta difficilissima. Come quando si invita un ospite straniero a una
manifestazione e gli si chiede che ne pensa del paese che lo ospita. La
risposta è scontata. Ma cercherò di non essere retorico. Premesso che sono un
entusiasta (e questo molte volte non è un bene), quindi se vedo qualcuno che si
impegna nel genere di narrativa che adoro mi faccio in quattro per sostenerlo,
per cui ben venga Pegasus SF, anzi, mille e mille Pegasus SF. Tra i suoi
difetti c’è quello di tenere i racconti ‘in prima pagina’ solo pochi giorni,
cioè di rendere quasi subito obsoleti ottimi racconti che pochi si andranno a
prendere la briga di cercarli e leggerli nell’archivio. Tra i suoi pregi c’è
quello di avere ottimi lettori fissi che esprimono il loro parere e ti fanno
sentire, te scrittore, letto. Perché devi sapere che la cosa peggiore per chi
scrive e di passare inosservato. Inoltre la buona scelta dei testi è molto importante
per dare spessore alla pubblicazione. Se poi aggiungi il disegno ‘di copertina’
per ogni racconto… beh!, davvero lunga vita a Pegasus SF.
Un saluto cordiale a Donato, cui auguriamo ancora grande successo.
RispondiEliminaMolto bella l'intervista a Donato Altomare, una voce schietta della fantascienza italiana.
RispondiEliminaG.S.
Conosco Donato Altomare da molti anni, e posso dire che non è soltanto un bravo scrittore, è una persona di grande simpatia con una verve inesauribile, ma soprattutto è un eccellente, grandissimo amico, per cui l'amicizia non è solo una parola, ma ha un significato autentico.
RispondiEliminaFabio Calabrese
L'amicizia è un salavagente al quale ti aggrappi quando la vita tenta di trascinarti sul fondo. Per me l'amiciazia, l'amore e la stima sono alla base dei rapporti umani. E questo mi dice che sto proprio invecchiando...
EliminaGrazie Fabio per le tue parole vicine anche se giungono dalla parte opposta della nostra Italia. Grazie a tutti quelli che hanno trovato una sola parola interessante nella mia intervista.
d.
P.S.
Perdonate un paio di refusi, spesso lavoro a tarda notte dopo una pesante giornata in studio.