Mvrust Vrusthùm si affacciò
timidamente nell'enorme sala dei ricevimenti, costruita apposta per
l'occasione. Era il primo Simposio Intergalattico a cui partecipava, e non era
abituato allo sfarzo e le raffinatezze delle grandi occasioni extramondane.
Era anche il primo simposio cui
fosse stato ammesso il suo popolo, gli Trhuvùm di Hurmtrùh. Su di lui pesava la
responsabilità di rappresentare il suo pianeta, ma soprattutto di provare, con
la sua abilità, che i Trhuvùm avevano le carte in regola per esercitare il
commercio nella la Grande Comunità Interstellare.
In realtà, l'imbarazzo e il
disagio di Mvrust erano dovuti a qualcosa di molto più prosaico; gli Trhuvùm
erano la dodicesima specie polipoide a essere ammessa al Simposio, ma, tra
queste, erano sicuramente quelli dalle dimensioni più ridotte. Uno Trhuvù di
medie dimensioni era alto appena qualche decina di centimetri e Mvrust, pur
essendo considerato piuttosto grosso, si sentiva poco più che un microbo. Si era
arrampicato fino a metà dello stipite della grande porta d'ingresso e osservava
gli altri ambasciatori, disinvolti come nel loro ambiente naturale, che
scambiavano convenevoli e chiacchieravano allegramente nel salone.
Mvrust sapeva che il suo posto
sarebbe stato in mezzo alla mischia, a discutere di questioni intergalattiche,
intento a promuovere nuovi accordi commerciali. Ma nonostante i sensi di colpa
per il mancato svolgimento del suo dovere, proprio non gli riusciva di prendere
coraggio ed entrare.
Osservava i goffi Sherif
bruchiformi dalle centinaia di arti, e si chiedeva come avrebbe fatto ad
attraversare il salone senza essere calpestato. Teneva d'occhio i grossi
lumaconi di Brewew, col loro strano modo di procedere in retromarcia, e pensava
a quanto fosse difficile, per loro, accorgersi di un minuscolo Trhuvù che gli
attraversasse il cammino. Quelli che lo atterrivano maggiormente erano i
sauroidi di stirpe fraifughiana; uno dei loro piedi enormi avrebbe potuto
schiacciare qualche centinaio di Trhuvùm contemporaneamente.
Fu così che Mvrust rimase appeso
allo stipite per tutta la durata della riunione informale, a chiedersi se la
chiusura di un buon contratto valesse il rischio della sua vita.
Arrivò l'ora del pranzo di gala,
e i delegati iniziarono a defluire a gruppetti dal salone. Mentre il piccolo
polpoide fissava affascinato la moltitudine di esseri alieni dalle forme più
improbabili, sentì un rombo tremendo alle sue spalle. Istintivamente si lasciò
cadere, pronto a riparare sotto il ripiano da buffet accanto alla porta. Il
volo però si arrestò a mezz'aria; il fraifughiano alle sue spalle, preoccupato
per le conseguenze della caduta, aveva allungato una mano riuscendo a prenderlo
al volo. Il gigante si schiarì ancora la voce:
– Mhumrhum...
Mvrust, terrorizzato, si schiacciò sul palmo della mano.
– Salve amico! Scusa se ti ho spaventato, ma ero curioso di
scambiare due chiacchere con te. Non avevo mai incontrato personalmente uno
Trhuvù.
Mvrust, non senza qualche esitazione, si decise ad alzare lo
sguardo.
– Mhumrhum, Mhumrhum... scusa la maleducazione; temo di non
essermi presentato. Sono Jerry Potter, in rappresentanza di Cretaceus... e tu
devi essere l'ambasciatore di Hurmtrùh... come membro anziano del Simposio,
sono lieto che il vostro pianeta si sia finalmente unito alla comunità
intergalattica.
Mvrust, sollevato dall'apparente civiltà del suo
interlocutore, si sollevò sui tentacoli allungandone uno nel tipico gesto di
saluto hurmtruhiano. Poi si accorse della gaffe e lo ritirò subito; l'unica cosa
che avrebbe potuto stringere, col suo tentacolo, era la verruca alla base di un
dito del fraifughiano.
– Mi chiamo Mvrust.
Disse semplicemente.
– Bene Mvrust, che ne dici di dirigerci subito alla sala dei
banchetti? – Jerry Potter fece un attimo di pausa, poi riprese con un’ombra
d’imbarazzo – Noi fraifughiani di norma non lasciamo passare troppo tempo tra
un pasto e l'altro, non conosco la fisiologia Trhuvùm, ma io sto crepando di
fame...
Terminò il sauroide con un sogghigno. La vista della sua
dentatura causò un altro sobbalzo al piccolo Trhuvù, che però, stimolato dalla
conversazione dell'altro, smise di sentirsi in pericolo e spiegò:
– Noi possiamo stare molto tempo a digiuno, ma almeno,
quando saremo seduti tutti a tavola, non rischierò di farmi calpestare da
voialtri...
– Ah, è per questo che sei rimasto appeso alla porta per
tutta la riunione?
– Sì.
Ammise Mvrust.
– Ma non hai motivo di preoccuparti... la maggior parte dei
delegati è attenta a questi particolari... è da quattro Simposi che non occorre
un caso di calpestamento! L'ultimo capitò al povero Gwerk, della delegazione
jiuviussiana; ma dopo quell’incidente diplomatico le regole sono diventate
molto più restrittive, ti assicuro che i tuoi timori sono del tutto infondati.
– Se lo dici tu... – replicò senza troppa convinzione – ma
dubito che possa capirmi; nessuno deve aver mai cercato di calpestare te.
– Mhumrhum, Mhumrhum... – rise Jerry – non hai tutti i
torti... ma non preoccuparti, ti farò io da wrembefn... – il gigantesco
sauroide rise ancora, scosse il capo, poi si corresse in intergalattico – da
guida, volevo dire. Vedrai che con un veterano dei Simposi come me al tuo
fianco, ti ambienterai in un attimo.
Detto ciò, posò Mvrust sul capiente incavo della sua spalla
e s'incamminò verso il salone del banchetto. Il Trhuvù, pur sentendo lesa la
sua dignità di ambasciatore nel farsi trasportare in quel modo, decise
saggiamente di mettere da parte l'orgoglio in favore della sicurezza.
Approdarono a una grande tavolata. Jerry si mise comodo
accanto a un uccelliforme snello, dal grande becco minaccioso, posando
delicatamente Mvrust tra se e un insignificante ameboide.
– Ragazzi, vi presento il mio amico Mvrust; primo delegato
ufficiale di Hurmtrùh. Mvrust... – continuò rivolto verso l'uccelliforme – lui
è Xiurxiox, ma lo chiamano tutti X, del pianeta Wshwea, Lui invece...
– Io sono Piroddi, rappresentante di Pruddaxi. Piacere di
averti qui.
Lo interruppe telepaticamente l'ameboide.
– Sempre il primo ad accaparrarti le novità, eh Jerry?
Ironizzò invece X.
– Non c'è niente di male, o sbaglio? A essere socievoli.
Replicò Jerry con un sorriso che metteva in mostra la
formidabile dentatura.
– Per niente, assolutamente.
Si affrettò a rispondere X. Anche Piroddi dovette convenire:
– A parte i Bo-lafizreshh, tutte le razze della comunità
considerano la socievolezza come una virtù...
– Beh... – disse deciso Mvrust. – non fosse per te,
probabilmente starei ancora appeso alla porta; non posso che ringraziare.
– Non hai nulla di che ringraziare invece; è questo il vero
spirito del Simposio. Io non ho fatto niente di che; cerco solo di essere un
buon cittadino dello spazio.
– Già... – comunicò Piroddi – un tempo, in un Simposio come
si deve, il padrone di casa non avrebbe mai lasciato che un ospite si sentisse
a disagio. Il problema è che ultimamente i Simposi stanno diventando una
routine; sono organizzati bene, ma manca il calore e l'accoglienza dei vecchi
tempi.
– Bah – polemizzò X – i simposi sono sempre stati occasioni
per fare business, e il calore dei vecchi tempi era dovuto solo al fatto che
essendo di meno, ci si conosceva meglio. Del resto non credo che l'accoglienza
che Jerry ha riservato a Mvrust, sia del tutto disinteressata...
Concluse in maniera sgradevolmente insinuante.
– Tu e il tuo defecante becco affilato! – ringhiò Jerry –
Fosse per te esisterebbero solo gli affari. Non nego che il governo di
Cretaceus abbia i suoi interessi verso le miniere di platino hurmtruhiane, ma
abbiamo tutto il tempo per stipulare contratti. Personalmente non sopporto che il
rappresentante legale di un intero pianeta, che ha percorso parsec su parsec
per arrivare qua, debba starsene appollaiato sullo stipite di una porta senza
che gli organizzatori lo degnino di uno sguardo! Su Cretaceus una cosa
simile...
– Lascialo perdere Jerry! – intervenne ancora l'ameboide –
non vedi che cerca solo di farti perdere le staffe?
Jerry si voltò verso l'ameboide, poi verso lo wshweano che
ora sghignazzava apertamente.
– Dannazione a te X! E a me che ci casco sempre... – allargò
lo sguardo a tutta la sala – ma, non hanno ancora iniziato il servizio! Domani
Ghimifiurythest si troverà un bel reclamo ufficiale sulla scrivania, è il
peggior simposio cui abbia presenziato.
Mvrust finalmente cominciava a sentirsi a suo agio; che
Jerry fosse interessato a fare affari con Hurmtrùh non era certo un problema,
dopotutto anche lui era lì per quello... ma almeno in quel gruppetto di alieni
si sentiva trattato da pari; un essere pensante tra esseri pensanti. Un bel
passo avanti dai tempi in cui era un semplice orpello della porta d'ingresso!
Tuttavia (anche se non lo disse) non era affatto d'accordo con le proteste di
Jerry; certo, era il suo primo Simposio, ma gli sembrava impossibile
organizzare il banchetto in maniera più efficiente.
Nella sala erano rappresentate almeno un migliaio di culture
planetarie, ognuna dei quali con i suoi gusti in fatto di cibo, eppure il
padrone di casa avrebbe accontentato tutti, anche se non alla svelta come
pretendeva Jerry. Il lavoro che stava dietro a quel banchetto lo lasciava senza
parole; Hurmtrùh sarebbe dovuto crescere ancora molto, prima di candidarsi a
ospitare un Simposio Intergalattico. Si chiese da quanti mondi diversi
provenissero le vivande, e quanti cuochi esperti lavorassero nelle cucine del
Simposio. Ma nonostante questo sforzo immane, Ghimifiurythest si sarebbe
trovato con la scrivania sepolta dai reclami; roba da matti.
Il servizio non tardò comunque molto a iniziare. Mvrust
sentiva voci che si levavano da destra e manca per lagnarsi della scarsa
cottura di una pietanza, o di un'altra servita con troppe spezie, ma non ebbe
personalmente nulla di cui lamentarsi, anzi...
Sebbene gli Trhuvùm fossero tra i pochi, veri onnivori dello
spazio interstellare, capaci di nutrirsi di qualunque materia organica e di
molte inorganiche, i cuochi di Ghimifiurythest non si limitarono a nutrirlo; lo
deliziarono. Ebbe uova di Vutvhùm freschissime, dell'uvrhùm croccante come
appena colto dalle serre hurmtruhiane, persino del succo di muhurhùt,
inebriante come non ne aveva mai bevuto, e tumhùv, ruvhùr e vuvuvhù in
abbondanza.
Perfino Jerry, quando gli fu servito l'enorme vassoio
stracolmo di grosse polpette, smise di protestare per mangiare a quattro
palmenti. Nella loro piccola combriccola, l'unico a tener viva la conversazione
era Piroddi, che comunicando per via telepatica non aveva nessun problema a
deglutire e parlare contemporaneamente. Il Trhuvù iniziava a pensare di
trovarsi nel paradiso della pace interrazziale.
Eppure a un certo punto accadde l'impensabile; dall'altro
lato del tavolo si levarono voci rabbiose, non le semplici proteste a cui tutti
avevano ormai fatto il callo; rabbia, autentica furia. Mvrust vide che i suoi
amici si sporgevano a osservare il fondo della tavolata, ma il tavolo era
ingombro di vassoi, bottiglie e altri contenitori di dimensioni tali da
impedirgli la visuale. Con assoluta nonchalance (probabilmente dovuta alla
complicità del succo di muhurhùt) si arrampicò sul braccio di Jerry per capire
il motivo del trambusto.
Arrivato all'altezza della spalla, vide che il delegato
umano della Terra si era alzato in piedi e inveiva furiosamente contro il
padrone di casa, questi appariva in imbarazzo (sempre che agitare i tentacoli
verso l'alto avesse tra i Gitrumy lo stesso significato che tra la sua gente).
L'umano, dopo aver sbraitato per un po', si voltò e lasciò la sala. Anche tutti
gli altri ambasciatori scimmioidi si alzarono e seguirono l'umano verso
l'uscita. Ghimifiurythest sprofondò nella sua poltrona lasciando che i
tentacoli ricadessero mollemente attorno a lui.
Purtroppo per Mvrust, l'udito non era il senso più
sviluppato tra i Trhuvùm, inoltre il baccano era tale da confondere le parole
pronunciate dall'umano, che tra l'altro parlava un pessimo intergalattico; in
pratica il Trhuvù non riuscì nemmeno a farsi un’idea dell'accaduto.
– Jerry, tu ci hai capito qualcosa?
Domandò al gigantesco fraifughiano. Jerry, che
nell'eccitazione del momento non aveva percepito la scalata del suo amico,
sentendo la voce così vicina fece uno scatto che per poco non sbalzò Mvrust
dalla sua spalla.
– Ah, sei tu! Dovresti avvisarmi quando ti arrampichi... -
lo rimproverò bonariamente – ... se mi fosse venuto il solito prurito, ti avrei
schiacciato senza neanche accorgermene.
– Hai ragione, scusa, solo che non riuscivo a veder niente,
da laggiù, e sono salito istintivamente... ma si può sapere che è successo? Ho
visto gli scimmioidi lasciare il banchetto ma non sono riuscito a sentir nulla.
– Hai appena assistito a una lezione di alta diplomazia. –
lo informò il sauroide sollevandolo delicatamente e rimettendolo al suo posto –
ma non è il caso di parlarne ora, il povero Ghimifiurythest è già abbastanza
affranto. Ne parliamo più tardi, dopo pranzo.
Nella sala dei banchetti regnò un profondo silenzio per una
buona decina di minuti. Poi il vocio riprese con rinnovato vigore. Solo che ora
le conversazioni si erano spostate su argomenti neutrali, e la nota di allegria
delle voci nella sala, in molti casi suonava forzata.
Mvrust continuò a mangiare in silenzio seguendo l'esempio
dei suoi vicini. Si riteneva fortunato a essere capitato in tale compagnia; dal
loro gruppetto emanava un'aura di pacata civiltà, del tutto assente, ahimè, in
molti dei delegati circostanti.
La maggior parte dei commensali era ancora intenta a
riempirsi lo stomaco, quando Mvrust, X e Jerry udirono la voce sottile di
Piroddi insinuarsi nelle loro menti.
–Ragazzi, che ne dite di andare subito in sala meditazione e
occupare un privè? Tra un po' si alzeranno tutti e farci spazio diventerà
complicato.
Jerry si sollevò immediatamente e raccolse Mvrust e Piroddi
posandoli sulle sue spalle.
–Scusate se mi sono permesso – disse mentre uscivano – ma la
sala da meditazione non è qui all'angolo, e al vostro passo...
–Ho sempre trovato il mio passo più che sufficiente alle mie
necessità!
Protestò Piroddi dignitosamente. X passò avanti al sauroide,
che si era immobilizzato distratto dalla conversazione.
–Su, muovetevi! I primi stanno già arrivando.
Trovarono la sala da meditazione quasi vuota. Il Jerry si
avviò decisamente verso uno dei privè in fondo a quell'ambiente titanico.
Scostò delicatamente le tende e quando il resto della combriccola si fu
accomodato, le richiuse e avviò il sigillatore.
I quattro restarono a guardarsi in faccia per dieci minuti,
poi Mvrust, in preda all'impazienza cronica della sua razza, si stufò e chiese
delucidazioni sull'accaduto.
– Ehm, allora qualcuno si decide a spiegarmi perché gli
scimmioidi erano così arrabbiati?
– Dunque Mvrust... – esordì Jerry Potter – come saprai, i
Fruskyen del sistema...
– Scusa Jerry... – lo interruppe X – ma è meglio se lasci
raccontare a Piroddi, credo che abbia percepito l'accaduto meglio di...
– Beh, è noto che noi razze telepatiche abbiamo una marcia
in più nelle contrattazioni diplomatiche. – lo interruppe a sua volta la voce
mentale di Piroddi con un irritante senso di soddisfazione – In ogni caso...
Mvrust, i Fruskyen sono una popolazione sauroide affine al nostro Jerry; il
loro delegato, Rung-Ah, lo avrai certamente notato, sedeva accanto all'umano
che ha fatto quella scenata.
Mvrust annuì.
– Come saprai, esiste un sistema di regole complicatissimo
per i banchetti multirazziali come questo. Ovviamente solo l'organizzatore ha
l'obbligo di conoscerle tutte, ma tutti sanno, per esempio, che a un banchetto
intergalattico una pietanza non deve mai offendere i commensali, né può avere
un aspetto troppo simile a quello di un invitato; pensa se tu vedessi che il
tuo vicino che si ingozza di polpi terrestri, che sono morfologicamente simili
a voi, oppure di esseri della tua stessa razza...
– Non credo che la cosa mi turberebbe in nessun modo – disse
Mvrust con una certa sicurezza – figuratevi che noi stessi, nei periodi di
surplus, mangiamo i nostri piccoli, dovreste assaggiarli, dico davvero! Sono
semplicemente deliziosi.
– Mhumrhum, Mhumrhum, se io vedessi qualcuno mangiarsi un
cucciolo fraifughiano, lo sbranerei seduta stante.
Disse Jerry più serafico che mai.
– Anche noi mangiamo le nostre uova, ma solo se non sono
fecondate.
Spiegò anche il taciturno X
– Insomma! – esplose Piroddi – Non era questo il punto. Il
punto è che qualcuno è sensibile a questo genere di problematiche, e un certo
rispetto è dovuto a tutti i partecipanti al congresso; per questo esiste il
regolamento.
– Eppure non capisco che c'entri il delegato Fruskyen con
tutto ciò e con gli scimmioidi...
Pensò Mvrust, poi saltò sulla sedia, quando il pruddaxiano
lo riprese prontamente; non era abituato ai contatti con razza telepatiche.
– Se mi lasci continuare, ci arrivo subito... l’ambasciatore
Fruskyen, adducendo
problemi di salute, ha chiesto all'organizzatore di potersi avvalere del
proprio cuoco personale. Ghimifiurythest, il peggior organizzatore di simposi
che si sia mai visto, ha gentilmente acconsentito. Fin qui niente di male,
sarebbe bastato ordinare al cuoco Fruskyen che lavorasse nelle cucine del
simposio, in modo che i cuochi autorizzati potessero tenerlo d'occhio. Invece
Ghimifiurythest, dopo aver autorizzato Rung-Ah, si è dimenticato del problema.
Al Fruskyen non è parso vero; il padrone di casa gli ha servito la propria
testa su un piatto d'argento! Ovviamente ne ha approfittato subito per farsi
portare in tavola uno Sloath al forno. – Piroddi percepì l'ignoranza di Mvrust
sull'argomento e fu pronto a informarlo – Gli Sloath sono degli scimmioidi che
nell'aspetto sono quasi identici agli umani, anche se non hanno lo stesso
livello intellettuale...
– Né lo stesso gusto.
Commentò Jerry
– ... da quando furono scoperti, un centinaio di cicli fa, i
sauroidi li hanno eletti loro pietanza preferita e ne hanno importato
l'allevamento in mezzo universo. Ovviamente gli scimmioidi intelligenti hanno
accettato questo fatto senza mettersi troppi problemi; dopotutto loro stessi
mangiano bestie affini ad altre specie intelligenti... ma un fatto è accettare
la questione in generale, un altro è trovarsi a tavola con un sauroide gigante
al tuo fianco che divora un essere che potrebbe essere tua sorella, perdipiù
cucinato intero, senza un minimo di preparazione a mascherarne l'aspetto.
L'ambasciatore terrestre, Johnson Scott, si è giustamente infuriato con
Ghimifiurythest, la cui responsabilità era proprio far sì che non succedessero
incidenti del genere. Gli altri delegati scimmioidi, per solidarietà hanno
lasciato il banchetto e hanno presentato un reclamo al Consiglio Perenne del
Simposio. Risultato? Il popolo Gitrumy verrà espulso dal simposio per almeno un
paio di edizioni, e la colpa è solo dell'incompetenza di Ghimifiurythest.
– Ma perché Rung-Ah si è dovuto comportare in quell'assurda
maniera?– esclamò il Trhuvù, poi rivolgendosi a Jerry – è questo che intendevi
per alta diplomazia? A me sembra più un dispetto infantile...
– Forse ti è sfuggito qualcosa...
Insinuò X con un sorriso beffardo.
– E credo di sapere anche cosa. – continuò per lui Piroddi –
Il nostro nuovo amico non è molto addentro alle faccende commerciali di quella
parte di galassia.
– In effetti è vero – ammise Mvrust – noi non abbiamo
contatti commerciali né con gli umani né con Fruskyen.
– Capisco, ma gli umani non c'entrano niente in questa
particolare situazione, sono stati solo una pedina; la partita era tra Fruskyen
e Gitrumy. Devi sapere che sia gli uni che gli altri sono tradizionalmente tra
i migliori fabbricanti e commercianti di pelsiomi. I pelsiomi sono molto
richiesti, ma nonostante ciò, entrambi i pianeti avevano messo gli occhi sugli
stessi mercati in via di sviluppo. Perciò era inevitabile che tra questi due
popoli scoppiasse una tremenda guerra commerciale, senza esclusione di colpi.
Ora, Grazie all'astuzia diplomatica di Rung-Ah, i Gitrumy saranno fuori dai
piedi per qualche tempo, e di conseguenza non avranno più diritto alle
agevolazioni mercantili spettanti ai membri del Simposio. Ciò li porterà dover
alzare il prezzo dei loro articoli. Adesso che non hanno più nessuno a
contrastarli, nel giro di qualche ciclo, i Fruskyen avranno il monopolio
assoluto sui pelsiomi. Capisci cosa intendeva Jerry per alta diplomazia?
– Avete perfettamente ragione, ora che so tutto, devo
riconoscere che è stato davvero un colpo niente male.
– Mhumrhum, Mhumrhum... – intervenne Jerry – però anch’io ho
delle novità da riferire; vedo che siete rimasti un po'indietro riguardo al
mercato alimentare sauroide...
– Ci sono novità?
Chiese X con una certa apprensione; la produzione di spezie
per le popolazioni sauroidi, era una delle industrie più importanti del pianeta
Wshwea.
– Nulla di cui vi dobbiate preoccupare voi wshweani...
finché la nostra dieta sarà basata sulla carne, la vostra produzione non è in
pericolo. Solo che ora abbiamo trovato una fonte di proteine notevolmente
migliore degli Sloath... dovete sapere che qualche tempo fa c'è stato un
piccolo incidente tra noi fraifughiani e gli umani. Una nostra astronave è
atterrata su un piccolo pianeta che credevamo disabitato, in realtà vi si era
stabilito un piccolo gruppo di terrestri. Questi terrestri però non
utilizzavano vestiti, né calzature, inoltre avevano perso l'abitudine
radersi... per farla breve, i nostri esploratori li hanno presi per qualche
varietà di Sloath selvatici, e se li sono pappati tutti. Riferirono poi che la
carne di quegli Sloath era diversa da quella che conoscevamo; nessuno di loro
aveva mai mangiato niente di così buono. Solo in seguito, quando scoprimmo il
villaggio costruito dagli umani, ci rendemmo conto dell'errore. Comunicammo l'accaduto
al governo terrestre prima che lo scoprissero da soli e presentassero un
reclamo alla Comunità, ma loro ci chiesero di insabbiare tutto; i coloni
divorati erano dei fuorilegge, o qualcosa di simile. Perciò gli umani, più che
prendersela a male, ci ringraziarono e preferirono considerare l'incidente come
una collaborazione tra polizie planetarie. Ma ormai noi fraifughiani avevamo
sentito il resoconto degli esploratori, e tutti eravamo curiosi di assaggiare
questa pietanza straordinaria. Dopo qualche ciclo, il nostro corpo diplomatico
sulla Terra, riuscì a ottenere, non senza difficoltà, diversi campioni di DNA.
Da allora i nostri scienziati hanno imparato a clonare i tessuti umani, e
abbiamo invaso il mercato alimentare con un misterioso e squisito nuovo
prodotto; il Nuskvit, la famosa carne degli Dei, non è altro che carne umana
ottenuta per clonazione. In pochissimo tempo abbiamo conquistato tutti i
pianeti sauroidi, ma il Nuskvit è gradito anche a molte atre razze; figuratevi
che lo stesso Scott, che si è infuriato tanto con Ghimifiurythest, si era fatto
servire delle polpette di Nuskvit trovandole ottime; scommetto che a breve la
Terra ci chiederà di iniziare a importarla anche da loro... ovviamente, su
quello che vi ho appena detto, acqua in bocca! Non vorrei che qualcun altro si
mettesse a produrre Nuskvit in proprio e perdessimo il monopolio.
– Per chi ci hai preso? – sibilò X irritato – È ovvio che le
chiacchere tra amici debbano restare tra amici!
– Non volevo mancarvi di rispetto, amici cari, è solo che
vorrei vi rendeste conto dell'importanza di quest'informazione...
Si scusò Jerry.
– A proposito di informazioni; star qui a chiaccherare tra
noi è certo piacevole, ma tutti abbiamo qualche affare da concludere; forse è
il caso di mischiarci alla folla e metterci al lavoro.
Disse malinconicamente Piroddi, gli altri approvarono e
tutti e quattro lasciarono assieme il privè.
Il Simposio andava ormai per la conclusione. Mvrust era
pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti; aveva chiuso una decina di
contratti piuttosto importanti per il suo popolo, tra cui quello sulle miniere
di platino con Cretaceus. Hurmtrùh, a quanto pareva, era sulla buona strada per
diventare un mondo di prima grandezza all'interno della Grande Comunità
Intergalattica. Era inoltre felicissimo di aver trovato, del tutto
inaspettatamente, dei veri amici. Si ripromise di dedicare il resto della sua
vita a combattere i pregiudizi verso le razze aliene, che su Hurmtrùh erano
piuttosto radicati.
Il Trhuvù si accomodò al tavolo dove già X, Jerry e Piroddi
si davano da fare davanti a un enorme brocca di bourbon. X riempì una piccola
tazza per il nuovo arrivato e sollevò la sua coppa per un brindisi.
– Al nostro nuovo amico!
I bicchieri si sfiorarono tintinnando.
– All'amicizia tra i popoli!
Esclamò Jerry, e ancora i bicchieri tintinnarono e il loro
contenuto fu vuotato in un fiato.
– Al nostro prossimo Simposio, e a tutto quello che avremo
da raccontarci!–propose Piroddi, ma subito avvertì, dalle emanazioni psichiche
di Mvrust, che qualcosa non andava – Che c'è amico? Ho detto qualcosa che non
va?
Tutti si voltarono ansiosi verso il piccolo Trhuvù. In
attesa di delucidazioni.
– Temo che questo non sarà possibile... – mormorò lui a
disagio – il fatto è che il prossimo Simposio sarà tra un centinaio dei nostri
hur, mentre tra noi Trhuvùm, la vita media è di una decina di hur appena...
Mvrust fu sommerso da una valanga di parole di sincero
rincrescimento, espresse con un tono di autentica costernazione.
– Ma non dovete dispiacervi per me, amici – riprese quando
le parole iniziarono a diradarsi – cioè, voglio dire che noi ci siamo abituati,
alla durata della nostra vita... e anche se io partirò presto per le vasche di
Huvm, la nostra amicizia non andrà persa. Vedete, noi Trhuvùm, al momento del
trapasso, abbiamo l'abitudine di trasmettere la memoria a coloro che ci sono
vicini. È molto probabile che il prossimo ambasciatore verrà scelto tra quelli
che serbano la mia esperienza... così, in qualche modo, una parte di me sarà di
nuovo qui.
Ci fu un momento di silenzio, poi la voce di Piroddi, piena
di calore e commozione, tornò a risuonare nella mente degli altri.
– All'amicizia, che è così forte da sopravvivere alla morte!
Stavolta non ci furono esitazioni, e il tintinnio dei
bicchieri echeggiò a lungo nella sala meditazione ormai deserta, prima che
anche gli ultimi partecipanti al Simposio, abbandonassero finalmente il
pianeta.
Stile limpido, lineare. Lettura piacevole, a tratti ironica.
RispondiEliminaBel racconto di fantascienza ambientato su mondi alieni.
Colgo l'occasione per salutare Sauro, che torna con un suo racconto interessante su Pegasus Sf.
Gran bel racconto, divertente e scritto molto bene.
RispondiEliminaDanilo Concas
Bel racconto, un affresco dell'alienità galattica di notevole rilievo. E mi ha colpito il sottile umorismo, ben dosato e costante, con cui si affrontano le descrizioni e si narrano le vicende. Scritto bene, fluido, si legge con piacere. E lo dice Novellino, che per la fantascienza certo non è un novellino.
EliminaGiuseppe Novellino
Ringrazio tutti.
RispondiEliminaI commenti positivi fanno sempre piacere, ma in questo caso in modo particolare; ho iniziato a scrivere questo racconto forzatamente, intenzionato a inviare qualcosa di nuovo a Paolo, ma senza la minima idea di cosa. Via via che la scrittura procedeva, la storia e i personaggi hanno iniziato a definirsi da soli, e io ad affezionarmi al racconto, fino a che l'affetto non è diventato quasi amore.
Di solito, al contrario, quando inizio su queste basi, finisco per cestinare ciò che ho scritto!
Sauro Nieddu
P.S. A Giuseppe: una volta tanto, riguardo al titolo, si tratta di pura coincidenza; lo giuro.
Ma certo, Sauro. Ho capito. Il mio cognome è anche un nome comune.
RispondiEliminaSe il tuo racconto ti è uscito in modo così felice, è un buon segno, per te come scrittore e per il racconto stesso che potrebbe avere un destino. Magari potresti ampliarlo o trasformarlo in una specie di serie avventurosa. Pensaci.
Giuseppe Novellino
Racconto elegante nella struttura narrativa, con una lettura godibile e scorrevole.
RispondiEliminaBello.
Antonio Ognibene