lunedì 7 ottobre 2013

SONETTO IN WORD di Giuseppe Novellino


Avendo il computer ristrutturato
dopo lunga, cibernetica panne,
da orrendi mostri e da lor zanne
e da tanti arcani errori liberato,

m’accingo di nuovo indaffarato
a maneggiar tasti come fosser canne
per l’uomo primitivo, che non manne
chiedeva al cielo ampio e colorato.

Tralasciando numeri, schemi e celle,
orientato piuttosto alle parole,
visualizzo in word questo sonetto

che far rider non vuole a crepapelle:
regalar bensì verbali capriole…
e sortir sappiano una gaio effetto.



11 commenti:

  1. Un sensazionale Giuseppe, poeta "tecnologico" e ironico, oltreché ottimo narratore.

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  2. Molto simpatico.
    Complimenti a Giuseppe.

    Antonio Ognibene

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  3. Al caro amico Giuseppe Novellino
    Ché con le sue parole m’ha inebriato
    Consiglierei di lasciar stare il vino;
    Un importante fatto ha trascurato

    Ignora forse, Giuseppe, che l’ebbrezza
    Dal sangue al verbo compie migrazione
    Ed ancor migra, leggera come brezza
    ad inebriar, di chi ode, la ragione

    Tanto che tosto, letto il suo sonetto
    Un capogiro mi catturò’l cervello;
    Cascai come un ameba sul mio letto

    Solo al momento, disteso e rilassato
    Pensandoci, m’accorsi ch’era bello;
    Chiedeva calma, per esser afferrato

    Sauro nieddu

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  4. Lieto per questi commenti,
    in versi leggiadri e sapienti.
    Un sonetto quasi perfetto
    precede, con sommo diletto,
    quel che sognato avrei mai più:
    un arioso e simpatico haiku.

    Giuseppe Novellino

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    Risposte
    1. Giuseppe caro, spesso le tue trovate
      a volte strambe, ma certo ragionate,
      pur devo ammetter darmi ispirazione.
      In questo caso, per stimolar creazione

      di buffe e (spero) divertenti rime.
      Figurati che ormai, da oltre vent'anni
      non mi provavo più in codesti panni,
      di colui, cioè, che in versi esprime

      pensieri chiari o vago sentimento.
      Per un momento sembrò di bazzicare
      tempi di Dante più che l'attual momento.

      La tua replica, però, porta a tornare
      non a Dante, o Cecco, o chicchessia,
      piuttosto a petrarchesca cortesia

      Sauro

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  5. Sauro,
    sono solo sonetti,
    splendidi,
    suadenti;
    sono soffi soavi,
    sensibilmente sussurrati,
    sono semplici suoni,
    sensazionali…
    sorridenti.

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  6. Gentile Sauro, il tuo sonetto mi lusinga,
    allieta il mio orecchio e scioglie la mia lingua.
    In versi qui si scrive, non solo sibilanti...
    e questo è buono, poiché la poesia
    nobilita l'uomo e fa sognanti
    color che la penna, con grande cortesia,
    utilizzano ad uso costruttivo.
    Ma consentitemi una cosa:
    dimenticar non faccia questo agone
    lo scopo ultimo di detto sito,
    che fantascientifiche imprese sa e propone
    a lettori attenti e appassionati.
    Dunque, si usi pur la poesia,
    ma che essa qualche volta si rivolga
    agli spazi siderali e alle epoche future
    a tutto quanto inquieta, alle congiunture
    di possibili scenari da fuggire.
    E si possa allor colpire
    due bersagli con una freccia:
    l'un del dolce poetare,
    e l'altro ancor, quale aperta breccia,
    di cose nuove vagheggiare.

    Giuseppe Novellino

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  7. Non disperare, ne sono a conoscienza
    eppure qui si tratta di un commento
    slegato, quindi, di libero argomento.
    Tra poco arriverà la fantascienza,

    ché Paolo ha avuto ora un raccontino
    che spero venga, a breve, pubblicato
    e non, invece, di botto cestinato,
    con la motivazion ch'è un po' cretino

    Sauro Nieddu


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  8. La tua precisazione, Sauro, mi sembra opportuna.
    Ed auguro al tuo racconto: buona fortuna!

    Giuseppe Novellino

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