mercoledì 5 giugno 2013

I LUMICINI di Giuseppe Novellino


Elia era un uomo alto e robusto con un testa tonda e rossiccia. Lavorava la campagna con passione ed era considerato un uomo saggio.
Le sue particolari attenzioni erano per la vigna, dove trascorreva lunghe ore. Da lassù amava spaziare con lo sguardo sulla valle. A volte, nei momenti di riposo, contemplava il verde piano sorseggiando un po’ di aspro vinello da un fiasco slabbrato.
Gli piaceva il vino ma lo beveva con moderazione. Un bicchiere di più gli scappava solo quando si trovava all’osteria a chiacchierare con gli amici.
Amava raccontare storie, ricercando nella bevanda rosso mattone un po’ d’ispirazione. Allora riusciva a catturare la curiosità con la bravura di un romanziere popolare. Non era mai a corto di soggetti, perché ne aveva raccolti tanti e tanti: storie che si perdevano nella notte dei tempi, ma anche fatti a lui capitati.
Tra questi ultimi ce n’era uno che ripeteva di rado, solo dopo insistenti inviti. E prima di parlare ci pensava su un po’, vuotava lentamente il bicchiere, mentre la fronte si corrugava, diventando come la corteccia annosa di un castagno.
Prima di iniziare, puntualmente ripeteva la frase:
- Da quella volta io credo che i morti vanno in giro, la notte dell’1 novembre.
Riviveva così l’atmosfera malinconica e fredda di quella sera autunnale, quando lui, dopo aver trascorso un paio d’ore con gli amici all’osteria, si era alzato per fare ritorno a casa.
Il cielo era nuvoloso, il buio fitto.
Di buona lena, poiché era quasi mezzanotte, Elia si era incamminato lungo la strada che, seguendo la costa dei vigneti, scendeva lentamente verso la sua contrada. Refoli di aria gelida gli frustavano la faccia, sollevando le tese del cappello.
Camminava nelle tenebre, mantenendosi al centro della carreggiata, discosto dal ciglio esterno, che, privo di sponde, si affacciava sopra i paletti acuminati delle vigne sottostanti. A monte, le altre coltivazioni confinavano con le macchie più scure dei castagneti. Giù, verso il fondovalle, si intravedevano i marmi del cimitero...
Elia ci teneva a precisare che quella sera aveva bevuto un solo bicchiere, con l’intenzione di fare un fioretto in onore dei Santi e dei Poveri Morti.
Proprio dove la strada passava sopra il cimitero, aveva visto uno spettacolo da fare accapponare la pelle: una processione di lumicini, partendo dal camposanto, saliva serpeggiando nei prati e nelle vigne in direzione del luogo dove lui si trovava.
- Lì per lì - diceva, sempre con le stesse parole - sono rimasto impietrito. Non mi rendevo conto di cosa stava succedendo. Quei lumini venivano su come una fiaccolata. Sembravano tante persone che andavano in processione. Ma a quell’ora della notte? E non potevano essere neanche i villeggianti. Quelli ci sono solo in agosto, e poi non sono così numerosi. E di notte non li ho mai visti andare in giro con le fiaccole. Erano, invece, i poveri morti, che uscivano dal cimitero per camminare ancora una volta tra le loro case e i loro campi. Me ne sono reso conto subito e il sangue mi si è gelato nelle vene. Volevo quasi fermarmi per vedere il primo della fila, che ormai stava raggiungendo il terrapieno della strada, che magari lo conoscevo. Ma una voce mi ha detto di scappare… e sono scappato a gambe levate. Eh sì, chissà che faccia aveva. Potevo anche morire di spavento, perché non è naturale che i vivi vedano i morti… e i morti i vivi.
E poi raccontava di essere arrivato a casa tremante, sudato per la corsa e per il terrore, di avere riferito tutto alla moglie Albina, di avere bevuto un sorso di quello buono per tirarsi su e di essere andato a letto agitato.
Solo alla conclusione del suo racconto, dopo un lungo momento di silenzio, vuotava il bicchiere, schioccava un paio di volte la lingua e diceva:
- Eh, sì da quella volta io credo che i morti vanno in giro la notte dell’1 novembre.

2 commenti:

  1. Il tuo bel racconto, Giuseppe, mi fa pensare a uno autobiografico che scrissi tempo fa, DUE NOVEMBRE, che, anche se non horror, lo pubblicherò volentieri per alcuni risvolti tra il reale e l'irreale.

    RispondiElimina
  2. Bellissimo racconto, che evoca nostalgicamente atmosfere e situazioni in via di estinzione. Con un protagonista ben delineato con pochi tratti efficaci, e una storia che ha il sapore della leggenda popolare.

    Sauro Nieddu

    RispondiElimina