venerdì 24 giugno 2016

DATA DI SCADENZA di Paolo Durando




“La luna si vede bene.”
“La luna! Sai che poesia...”
“Non capisco. Tu ti sei accorta come siamo arrivati qui?”
“Mi sento confusa, molto confusa…”
Manca poco a mezzanotte e siete arrivati. Da soli, in piccoli gruppi.  E’ un bello spettacolo.  Cercate di ritrovare un filo, disorientati. Da tempo qualcosa sta cambiando nelle vostre vite e l’avete capito. Ma non sapete cosa vi aspetta.
“Anna?”
“Sì, sono qui, non mi allontano.”
“Tienimi la mano stretta.”
“Stamattina c’era un bel cielo… Mi pareva quasi che tutto fosse di nuovo come prima.”
“Prima di…”
“Senti? Ci sta chiamando.”
“Ma chi?”
“Amore, non riconosci la voce di nostro figlio?”
“Mamma!”
“Andreino, vieni, corri qui!”
“Ce li hai i kinder?”
“Li andremo a comprare, appena usciremo da qui.”
“Davvero? Verrai anche tu al centro Le Terrazze, papà?”
“Certo, compreremo due confezioni da otto barrette.”
“Le trombe allora suoneranno e tutta risponderà la valle, dalla quercia alla formica.  Poi si udrà dal cielo la voce del Figlio e sarà separato il grano dal loglio.”
“E questa chi è, papà?”
“Giocheranno i lupi con gli agnelli, canteranno i leoni e risplenderanno le città, le pianure in rigoglio. Si spaccheranno le montagne e ne scaturiranno le dolcezze dell’abbrivio.”
“Una vecchia pazza.”
“Che puzza di capelli!”
Sta accadendo ovunque  e ancora non ve ne rendete conto. Ma questa è solo la seconda retata, in fondo. Arrivati alla terza, comincerete a prendere coscienza. E allora il gioco si farà davvero divertente.
“Pazza come un cavallo…”
 “Guarda, Nino. Lavatrici, forni a microonde, tablet… Tutti quei comodini accatastati. I miei occhi si stanno abituando.”
“Anche i miei. Sembra una discarica. Ma come ci siamo finiti?”
“In ogni pietra e stelo risuonerà l’avvento. Scorreranno i rivi tra i fiori, danzeranno lievi le farfalle. E si vedrà chi aveva avuto ragione! Crolleranno le menzogne, vasto si spalancherà l’averno.”
“C’è qualcuno? Dove siete?”
“Aiuto!”
“Senti? Ci sono altri. “
“Sì…  E li vedo. Tanti, tantissimi!”
“Ma quando andiamo a comprare i kinder?”
“Qualunque cosa succeda, io ho amato soltanto te.”
“Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta? Falling into space at the end of time black as the black in your eyes …” *
“Che strano pensare alla nostra canzone in questa oscurità.”
Tu e lei, lei e tu. Vi illudete ancora di ritrovare la vostra ottusa quotidianità. Tu che ami te stessa in lui. E tu che ti adori nella sua fica. Che pena  le vostre braccia che si agitano, le vostre mani che brancolano.    E  il cucciolo che avete elaborato in una stomachevole notte di passione, la budinosa precarietà della sua movenza, l'insufficienza dell'età   in nervi e tendini.                                        
“Mi chiamo Valentina Ognibene, mi sono persa in questa discarica. Non ricordo come ci sono arrivata. Lei, signora, si ricorda? Come si chiama, signora?”
“Io sono Anna. Nemmeno io ricordo nulla.”
“Non ci siamo arrivati. È stata una deportazione.”
“Lei dice, signore? Io non saprei. Le mie amiche mi chiamavano Smemoranda, come l’agenda. Non mi accorgo delle cose. Arrivo in un posto e non so come.”
“C’è proprio tanta spazzatura, intorno.”
“E noi, signore, siamo spazzatura?”
Questa vostra lingua che è quasi la mia non basta, il più delle volte. Come  esprimere tutto lo scompiciarmi che il solo percepirvi mi procura? Flaccidi, imprecisi, caracollanti, sputacchianti. L’insolubile approssimazione di ogni vostro gesto e parola.
 “Io ci abitavo, vicino ad una discarica. I miei dicevano che non se ne poteva più per l’odore. Mi affacciavo alla finestra e vedevo quelle montagne di cucine, i materassi lerci, i monitor… “
“…perché arriveranno i cavalieri dell’Apocalisse e le loro barbe sfideranno il fuoco, il male dispiegherà le sue folgori attraverso le nubi aperte. Ma il canto dei giusti avrà ragione di ogni tardivo pentimento di ignavi.”
 “Ehi! Ci siamo anche noi!”
“Cazzo! C’è qualcuno?”
“E se li vendessero anche qui i Kinder? Eh?”
Quelle donne insaccate, quegli uomini intubati che si aggirano tra i rifiuti. La loro vista mi brucia gli schermi. Il loro effluvio immondo mi intossica i ricettori.
“Attenta a dove metti i piedi.”
“Sì, è tutto pieno di marciume, anche il muro è appiccicoso.”
“Stringimi, amore.”
 “Sapevo una conta:
Uno due tre
pavoni del re.
Nella bilancia
metti l’arancia.
Le piacciono le conte, signora?”
 Abbiamo riflettuto a lungo sulla soluzione migliore. Non è che una sequenza di numeri. Otto, per l’esattezza.  A ciascun branco secondo i meriti, la docilità e l’adattabilità.  O per puro, insindacabile capriccio. 
La data di scadenza. L’avreste mai detto?
 “Quando ero piccola mi dimenticavo sempre l’astuccio a casa e la maestra mi sgridava. Forse qui è pieno di cose dimenticate. Non pensa, signora, che qui potrebbero esserci tutte le cose perdute e mai trovate?”
“Non lo so, però adesso stai zitta. E tu tieni stretta la mano di papà, non toccare niente!”
 “Beati i poveri, i malati, che conosceranno la ricchezza e la salute nella comunione dei santi, in Terra prima che in Cielo, nella città terrena prima che in quella Celeste.”
“Sono Silvio! Silvio Moneta! Dove siete tutti quanti?”
“Mi dicevano Smemoranda anche perché dimenticavo i nomi dei personaggi delle favole. Ma forse, signora, era solo un gioco. Giocavo sempre. Tu ci giocavi a fare la scema da piccola?”
La chiamavate ‘singolarità’. La temevate e ci scrivevate dei libri.  Adesso è qui e non vi capacitate, nel consueto scollamento tra parole e cose.  
“Nino!”
“Sono qui.  Non senti un rombo strano?”
“Sembra un motore. Io avevo un go-kart col motore, una volta. Ci giocavo sempre, signore. Non mi dimenticavo ancora di niente.”
“Non è un motore. Sono i passi. Migliaia di passi. La folla.”
La Terra sarà l’humus della nostra partenogenesi.  Oltre ai masselli, naturalmente. Una volta ottenuti, questi  lingotti umani ci saranno preziosi per molto tempo.
“Uno due tre
pavoni del re.”
Porzione dopo porzione, costituiranno un buon nutrimento, ma anche pasta per sculture e varia oggettistica, distillati per lubrificanti neuronici. Ci apparterremo a fondo, noi e voi.
Oh sì. Diverremo tutt’uno. 
“Seguirà il silenzio dei mondi e dei demoni. Si dispiegherà la pace del millennio. Le stagioni si susseguiranno nella felicità delle moltitudini.”
“Adesso me li comprate, i Kinder.”
“…”
“…”
Scaduti.
È il momento di procedere.
Il mio led frontale occhieggia, alla massima frequenza.  Tengo i nanofasci in stand-by.  Le leve si abbassano. Ecco.
Aziono la pressa.

 
*Duran Duran - Big Bang Generation
 
 

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