Alla memoria del mio idolatrato K.
Passammo la nostra luna di miele a Bariloche. La sera di un sabato
tornammo a Buenos Aires desiderosi di inaugurare il
nostro bilocale.
In camera da letto trovammo una gabbia.
Era identica, seppure più grande, alle gabbie per pappagalli. Aveva
una base circolare di circa tre metri di diametro e sbarre verticali che, come
meridiani, si andavano riunendo in alto fino a culminare in un vertice acuto
che sfiorava il soffitto
Per fare spazio alla gabbia avevano spostato il letto e i comodini nel
settore pranzo e avevano compresso contro una parete la tavola e le quattro
sedie. Ostruite dal letto sarebbe stato difficile aprire gli armadi. Mobili,
pavimento e pareti mostravano colpi e strisciate.
Dentro la gabbia c’era un uomo pallido dai capelli rossicci. Dava
l’impressione di estrema accuratezza, anche un po’ anacronistica. Vestiva un doppiopetto nero, con fini righe grigie, camicia bianca
inamidata, cravatta scura; scarpe nere ben lucidate; sulle ginocchia teneva un
cappello grigio, altrettanto pulito, altrettanto antiquato e altrettanto nuovo come
il resto della sua persona. Questi elementi di un’altra epoca che parevano
appena prodotti mi ispirarono una idea molesta di utensileria, di
mascheramento, di ricostruzione archeologica.
Tutto questo lo riscontrammo più tardi. Da principio Susana ed io
rimanemmo turbati. L’uomo attese che ci calmassimo e disse con tono monotono:
— Non vi aspettavo oggi. Secondo le mia informazioni — consultò un
libretto — avreste dovuto tornare domani notte. Il cronogramma è ben chiaro:
“venerdì 12, installazione del tutelato; sabato
13, giornata di adattamento fisico e psicologico; domenica 14 arrivo dei
tutori”. E oggi, se non sbaglio, è sabato 13.
— Certamente — risposi — abbiamo anticipato il ritorno. È sgradevole
tornare poche ore prima di dover riprendere il lavoro.
— È più spiacevole ricevere gente prima del previsto. Al signor Rocchi
non piacciono queste mancanze di formalità che, peraltro, disturbano i miei
progetti per questa notte.
— Il signor Rocchi? Il proprietario dall’azienda immobiliare?
— Chi se no? Lui personalmente si è occupato di effettuare le pratiche
necessarie. Sono faccende non semplici né rapide. Però il signor Rocchi
sostiene che tutti i cittadini debbano impegnarsi col massimo zelo per
applicare e far applicare le leggi.
Decisi di rimettere le cose a posto.
— Leggi? Che leggi
sono queste? E da quando questo Rocchi, un semplice commerciante, ha il potere
di far applicare le leggi?
L’uomo continuò, sempre con tono monotono:
— Lei è una persona che ancora non conosce la vita. Inoltre le nozze
le hanno impedito di rendersi conto di certi cambiamenti introdotti nella
legislazione relative agli immobili. Per esempio il signor Rocchi è adesso un
magistrato. E anche lei è, entro certi limiti, un magistrato.
— Io un magistrato? — tentai una risata incredula.
— Non proprio: piuttosto una specie di ausiliario dei magistrati.
— Dunque un ausiliario del signor Rocchi?
— Sarei imprudente nell’anticipare le decisioni delle autorità. Tuttavia
— abbassò la voce — può prendere questa informazione come strettamente
confidenziale.
— E perché mi fa questa confidenza?
— La mia regola d’oro, signore, è saper convivere. Dal momento che
passeremo abbastanza tempo sotto lo stesso tetto…
— Abbastanza tempo sotto lo stesso tetto!
— Così è, signore. Io sono più vecchio di lei: trent’anni, o forse
più. Ho progredito poco; mi trovo nel gradino più basso della scala carceraria:
sono solo un prigioniero. In cambio lei è ancora un uomo libero e ha già
raggiunto il primo livello nella carriera carceraria: il grado di ausiliario.
Allora esplose Susana:
— Mai nella mia vita ho sentito tante stupidaggini tutte assieme! Il
problema principale è: cosa diavolo sta facendo quest’uomo con la sua orribile
gabbia nella nostra camera da letto? E inoltre: chi e perché ha spostato il
letto e i comodini in camera da pranzo? Chi pagherà i danni che sono stati
prodotti con il trasloco?
— Mia giovane signora, non posso approvare i toni, un po’ aspri, della
sua preoccupazione. Vi sono questioni di ordine pratico. Lo spostamento del
letto è stato inevitabile perché, in caso contrario, non si sarebbe potuto
sistemare la gabbia in modo regolamentare. Chi pagherà i danni? Le autorità
progettano di creare squadre di operai delle diverse specializzazioni, che, per
una modica spesa, rimetteranno in ottimo stato i mobili e le pareti. Però lei
prima ha domandato cosa diavolo
faccio io con la mia orribile gabbia
nella sua camera da letto. A mia volta le chiedo: crede che io mi trovi qui per
mia propria volontà? Pensa che mi faccia piacere essere un tutelato?
— Ma a me non interessa se lei si trova qui per sua propria o per
altrui volontà. Ciò che non posso sopportare è la sua gabbia nella nostra
camera da letto.
— Non è una gabbia: questo termine ha la sgradevole connotazione di
animali in cattività, idea opposta allo spirito umanitario che guida le nostre
autorità. Nemmeno si può dire cella o carcere. Il suo nome tecnico è
“ricettacolo di reinserimento”.
Questa rettifica irritò ancor più Susana:
— Perché nella nostra camera da letto? Perché nella nostra camera da
letto? Perché nella nostra camera da letto? Perché? Perché? Perché?
— I deputati e senatori argentini sono persone intelligenti, colte,
laboriose, austere e altruiste. In virtù di queste qualità hanno promulgato
nuove leggi il cui insieme è stato denominato Regime di Reinserimento Sociale e
che…
— Vuole farmi credere — lo interruppi — che lei si trova nella nostra
camera da letto in virtù di queste nuove leggi?
Mise il cappello sull’indice sinistro e, prendendolo per l’ala con la
mano destra, lo fece girare, mentre scuoteva la testa:
— Io sono solo un
recluso: all’interno del sistema carcerario compio la funzione più umile. Voi
godete del grado immediatamente superiore al mio. Dovreste conoscere la materia
meglio di me. Però, in pratica, questo non succede mai, poiché io appartengo al
sistema già da molti anni, mentre voi siete stati appena ammessi. Dovreste
provar gioia per questa ammissione, ma non la provate: questo fenomeno, benché
sia lontano dall’essere maggioritario, si presenta sempre. Quando conoscerete
il testo delle nuove leggi, proverete non solo allegria, ma anche orgoglio:
Susana stringeva i pugni.
— Se mi permettono — aggiunse l’uomo — vi potrei fornire alcune
informazioni sopra il Regolamento di Reinserimento Sociale…
— Sono ansioso di sentirle — la sua flemma mi risultava insopportabile.
— Le autorità, dopo aver studiato il vecchio sistema carcerario, si
sono rese conto che non corrispondeva più alle esigenze della società moderna.
Per conseguenza non hanno esitato a sostituirlo con un altro informato a
principi di solidarietà. Mi spiego?
— Sì, sì, avanti — agitai le mani con impazienza.
— Il Regolamento di Reinserimento Sociale si basa su due principi
correlati: A e B. Mediante A, si
determina il progressivo reinserimento del prigioniero nella società; mediante
B, si sostituisce il vecchio sistema di
unità carcerarie collettive con altre di unità carcerarie individuali. Le
ditte immobiliari distribuiscono i prigionieri nelle nuove abitazioni e, grazie a questa misura, le vecchie carceri vengono
demolite per far spazio a parchi e piazze.
— Ma perché nelle nuove abitazioni?
— Quelle vecchie non hanno sempre condizioni estetiche gradevoli e
possono influire in maniera negativa sulla psiche del prigioniero. Al
contrario, un ambito moderno adattato a prigione influisce in modo molto benefico
sul suo reinserimento nella società. Inoltre custodire un recluso deve causare
gran gioia nei nuovi padroni di casa: è come se…
— Allora Susana ed io siamo i suoi guardiani e lei è il nostro
prigioniero?
Deluso, tornò a scuotere la testa:
— Le autorità non usano i termini guardiani
e prigionieri. Utilizzano tutori e tutelati, termini che si
adeguano al principio A del sistema: il
progressivo reinserimento del prigioniero nella società. Non vi sembra
giusto?
— Ma io vedo che tanto le autorità quanto lei utilizzano la parola prigioniero.
— Questo solo in forma di metafora poetica, affinché i tutori
comprendano le loro funzioni.
— Funzioni?
— Diciamo compiti. Sono
pochi e semplici. Devono solo procurarmi, in quantità e qualità adeguate,
pasti, abiti, assistenza medica e psicologica, esercizi di ginnastica, condizioni
basiche di igiene, eccetera… Insomma le cose materiali a cui ha diritto un
essere umano in quanto tale. È anche prevista la riabilitazione spirituale del
tutelato mediante lo svago e l’informazione: mi
spettano riviste, libri, televisore, impianto stereo…. Due sere alla settimana,
martedì e giovedì, mi vengono a far visita degli amici di una certa età,
persone che amano le carte e i dadi, che devono essere serviti di pasticcini e
bevande.
— E quanti sarebbero?
— Mai più di otto o dieci. Così pure non ho abbandonato le mie
pratiche sessuali: la sera di ogni sabato ricevo la signorina Cuqui, una bella
ragazza, affascinante e colta. Una giovane con tanti pregi non potrebbe
innamorarsi di me, per cui voi dovreste anche retribuire i suoi favori. Non
conosco la tariffa perché odio occuparmi di cose così triviali come il denaro.
Piuttosto devo ricordare che mi piace la musica e tre volte alla settimana
(lunedì, mercoledì e venerdì) prendo lezioni di batteria da un ragazzo,
affezionato alla musica delicata, che suona il rock
e che non ha grandi pretese per il pagamento.
— Ma — chiese Susana — come potremmo farci carico di tante spese?
— Non ho mai avuto fortuna — tornò a scuotere la testa —. Altri
colleghi sono stati alloggiati presso famiglie con una solida posizione
economica… A volte la vita è ingiusta… Io vi consiglierei di descrivere il
problema in una lettera-documento; a questa si deve allegare una nota
aggiuntiva in originale più quattro copie in carta da bollo, controfirmata da un perito contabile ed un notaio;
questa nota riporterà il dettaglio dello stipendio ed altre entrate in modo che
i tutori possano evidenziare un considerevole bilancio negativo. Le autorità si
impegnano a risolvere i problemi creati dai tutori; è perfino possibile che vi
onorino di un contributo per tutori.
Tacque facendo capire di aver esagerato nel rivelare questa condizione
di favore. Dovetti domandare:
— In cosa consiste il contributo per tutori?
— Consiste in un diritto ed un dovere. Per il primo aspetto le
autorità vi procureranno adatti impieghi notturni: per esempio, il signore
potrà far parte delle maestranze di qualche stazione ferroviaria dei dintorni
di Buenos Aires; per quanto riguarda la signora, non credo che la signorina Cuqui
si negherà a iniziarla nei misteri del suo apostolato. In cambio di questi
privilegi, avrete l’obbligo di seguire i Corsi Olistici di Perfezionamento per
Tutori: le sue tariffe sono abbastanza ridotte e i corsi si tengono nella città
di Luján.
— A Luján! — dissi stupidamente — Così lontano?
— Mi non vi è obbligo di richiedere il contributo — rispose e
aggiunse, sbadigliando — È già quasi ora di cena. Non ho gusti speciali: mi va
bene qualunque cosa purché sia abbondante, variata, ben condita e accompagnata
da vino rosso di ottima qualità.
Susana corse in cucina.
— Faccio sempre il
bagno prima di cena. Questa è la chiave della cella.
Me la passò attraverso le sbarre. Aprii la porta e l’uomo uscì. Teneva
in mano una piccola borsa sportiva che contrastava con la severità dei suoi
abiti. E da questo contrasto emergeva adesso una paradossale sensazione di
salute, forza, benessere.
— Non è necessario
che tenga la chiave. La tengo io per entrare ed uscire perché mi dispiace
disturbare la gente. Signora! — gridò — Può alzare un po’ il riscaldamento, per
favore? E lei — mi disse — mi passi l’asciugamano pulito e non si dimentichi,
per domani, di comprarmi una confezione di shampoo speciale per capelli tinti.
Obbedii. Si mise l’asciugamano attorno al collo; uscimmo dalla camera
da letto e ci trovammo di fronte al bagno.
— Oso ricordarle che oggi è sabato ed è il giorno in cui viene la
signorina Cuqui. Siccome è una persona molto pudica potrebbe trovarsi a disagio
incontrando degli estranei per cui, per favore, questa notte, verso le undici e
trenta, lei e la sua signora mi faranno la cortesia di uscire.
Appoggiò la mano alla maniglia:
— Utilizzo la camera matrimoniale: la scomodità della cuccetta
regolamentare è sfuggita alla perspicacia delle autorità. Ah… lenzuola pulite,
vi prego.
— E… quanto durerà… tutto questo?
— Potete rientrare alle tre e mezza o quattro delle mattina. Suoni una volta sola; se non riceve risposta, non insista; la signorina Cuqui è molto
energica e quando termina il lavoro di solito cado in un sonno tanto meritato
quanto profondo: in questo caso fate un giretto e rientrate alle dieci in
punto: prima di quest’ora starò ancora riposando, e non rientrate nemmeno dopo
le dieci, perché sono solito fare colazione alle dieci e un quarto.
Entrò nel bagno. Riuscii a chiedergli:
— A quanti anni è stato condannato?
— All’ergastolo — rispose e le sue parole giunsero soffocate dal
rumore della doccia.
[Da: Los reyes de la fiesta, y otros cuentos con cierto humor, Madrid, Apache Libros, 2015, págs.
173-185. Taduzione di Alessandro Finzi]