martedì 25 febbraio 2014

I SOCCORRITORI di Peppe Murro



In un anno era sprofondato solo dalla cintola alla spalla. Si sentiva fortunato per questo.
Una strana luce verde lampeggiava fiocamente da quello che restava del suo casco. Pensò che in fondo era una morte orribile essere inghiottito di colpo dal terreno,  appena messo piede su quel pianeta; non si meravigliò neppure che questo ancora non fosse del tutto compiuto, era troppo contento di essere ancora vivo.
Vivo? E per quanto tempo ancora? Perché tardavano i suoi soccorritori?
Volse la testa in alto per scrutare un qualche segno… niente, solo un vuoto di stelle, un deserto tormentoso di luci silenziose !
Si immergeva lentamente, quel liquame nerastro sembrava divorarlo con lentezza, quasi a rifiutarlo per lo schifo. E ne era felice.
Guardò di nuovo in alto: lì, dietro la nube di Oort  forse qualche altro equipaggio era in viaggio per soccorrerlo, certamente avrebbero mandato qualcuno a salvarlo… era troppo importante quanto aveva da dire… quello che aveva scoperto e registrato…
Da quanto tempo era caduto in quella melma che lo andava risucchiando con tanta esasperante lentezza non lo ricordava esattamente, o forse era meglio non chiederselo. Sapeva però che era tanto, da quando aveva lanciato il suo myday.
Quanta paura in quel grido d’aiuto, gli sembrava che il cuore gli fosse d’improvviso scoppiato in un mare di terrore. Ma sarebbero arrivati, era troppo stupido temere per sé e la sua vita… anche se non temeva solo per sé, sentiva che era troppo importante quanto doveva comunicare.
Di colpo uno scossone e fu immerso fino alla bocca, non avrebbe più potuto neppure urlare, non avrebbe più potuto neppure guardare le stelle.
Le stelle, fredde e tremanti come gocce di pioggia, e lui lì, a percorrere quelle strade d’infinito… anche un pensiero del genere, così smaccatamente antiquato, gli dava sensazioni ambigue… che se ne faceva di tanto romanticismo se stava per morire?! aveva solo bisogno di soccorso. Immediato.
E quando sarebbero arrivati avrebbe anche sorriso di tutte le sue paure, della melma, del suo tremare. Ora, però, era davvero solo, conficcato in quel pianeta vorace che gli impediva anche di guardare il cielo, che gli consentiva appena di vedere un tenue orizzonte, piatto ed ostile come tutti gli orizzonti della notte.
 Sarebbero arrivati i suoi soccorritori, dovevano arrivare… si sentì quasi orgoglioso della responsabilità di quanto aveva scoperto, pensò che era essenziale che tutti sapessero… in fondo si sentiva come il messaggero di una nuova redenzione, e forse lo era per davvero.
S’accorse stranamente  d’aver freddo, gli sembrò quasi di essere sprofondato in maniera impercettibile… lui, un messaggero di salvezza inchiodato in una melma assassina senza poter fare altro che guardare un filo d’orizzonte.
Sarebbero arrivati, certo, lo avrebbero salvato, avrebbe detto a tutti che… un gorgoglio minaccioso lo sorprese, come se qualcosa ruttasse per ingoiarlo meglio, ebbe paura… arrivano, devono arrivare, devo stare calmo, fermo…
Provò disperatamente a storcere gli occhi in cerca di una scia nel cielo, vide a malapena una linea opalescente sopra quella massa oscura della melma… sarebbero arrivati, lo avrebbero salvato…

E come per miracolo si accorse che in quel corpo sepolto come in un sudario qualcosa si muoveva, riusciva a muovere le dita… aveva quasi dimenticato di avere ancora stretto nella mano l’apparecchio di soccorso… forse ce la faccio a premere ancora il pulsante… forse ci riesco, e intanto sentiva come gocce di sudore che gli scendevano dalla fronte a chiudergli gli occhi, percepì un brivido in tutto il corpo mentre cercava di sentire il dito che premeva il pulsante, gli sembrò di averlo premuto, respirò come fosse un sospiro… forse era andato quel messaggio, sarebbero arrivati… un altro gorgoglio sordo e crudele e gli parve di essere risollevato in alto… no, melma, ora vedeva quasi solo melma, e quel chiarore lontano e fioco che gli parlava di salvezza. Fermo, doveva stare fermo.
Per un qualche miracolo magari aveva  mandato la sua ultima disperata richiesta di aiuto, forse c’era riuscito… dovevano salvarlo, dovevano farlo per lui e per l’umanità…
Gli giunse all’improvviso da lontano la risposta… e mai un’abitudine gli sembrò più feroce e disumana ”gentile cliente, siamo lieti che abbia scelto l’Agenzia Soccorsi Planetari, prema 1 se desidera conoscere le nostre ultime vantaggiose proposte, 2 se…
Il gelo in ogni pensiero, se avesse potuto avrebbe urlato, poi gli venne da dentro un singhiozzo che sapeva di riso e di disperazione… operatori momentaneamente occupati, rimanga in linea per non perdere la priorità acquisita… se questa fosse solo la sua farsa o la tragedia di tutti non seppe dirlo…
Chiuse gli occhi ridendo, disperatamente… ridendo, solo, mentre la melma gli copriva ogni orizzonte.

5 commenti:

  1. Un bel racconto spiccatamente fantascientifico dell'amico Peppe. Piacevole lettura.

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  2. Un bel racconto di speranza e disperazione.... Adriana

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  3. La narrazione tiene con il fiato sospeso, facendo vagheggiare qualcosa di tremendo. Ma quello che si manifesta alla fine è più che tremendo, è crudelmente beffardo.
    Un bel racconto che prende in giro il modo tecnologico di compiere servizi con freddezza e impersonalità.

    Giuseppe Novellino

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  4. La suspense cresce durante il racconto, ma il finale arriva inaspettato... nella sua ironia, lascia spazio a riflessioni profonde.

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