In un anno era sprofondato
solo dalla cintola alla spalla. Si sentiva fortunato per questo.
Una strana luce verde
lampeggiava fiocamente da quello che restava del suo casco. Pensò che in fondo
era una morte orribile essere inghiottito di colpo dal terreno, appena messo piede su quel pianeta; non si
meravigliò neppure che questo ancora non fosse del tutto compiuto, era troppo
contento di essere ancora vivo.
Vivo? E per quanto tempo
ancora? Perché tardavano i suoi soccorritori?
Volse la testa in alto per
scrutare un qualche segno… niente, solo un vuoto di stelle, un deserto
tormentoso di luci silenziose !
Si immergeva lentamente,
quel liquame nerastro sembrava divorarlo con lentezza, quasi a rifiutarlo per
lo schifo. E ne era felice.
Guardò di nuovo in alto:
lì, dietro la nube di Oort forse qualche
altro equipaggio era in viaggio per soccorrerlo, certamente avrebbero mandato
qualcuno a salvarlo… era troppo importante quanto aveva da dire… quello che
aveva scoperto e registrato…
Da quanto tempo era caduto
in quella melma che lo andava risucchiando con tanta esasperante lentezza non
lo ricordava esattamente, o forse era meglio non chiederselo. Sapeva però che
era tanto, da quando aveva lanciato il suo myday.
Quanta paura in quel grido
d’aiuto, gli sembrava che il cuore gli fosse d’improvviso scoppiato in un mare
di terrore. Ma sarebbero arrivati, era troppo stupido temere per sé e la sua
vita… anche se non temeva solo per sé, sentiva che era troppo importante quanto
doveva comunicare.
Di colpo uno scossone e fu
immerso fino alla bocca, non avrebbe più potuto neppure urlare, non avrebbe più
potuto neppure guardare le stelle.
Le stelle, fredde e
tremanti come gocce di pioggia, e lui lì, a percorrere quelle strade d’infinito…
anche un pensiero del genere, così smaccatamente antiquato, gli dava sensazioni
ambigue… che se ne faceva di tanto romanticismo se stava per morire?! aveva
solo bisogno di soccorso. Immediato.
E quando sarebbero arrivati
avrebbe anche sorriso di tutte le sue paure, della melma, del suo tremare. Ora,
però, era davvero solo, conficcato in quel pianeta vorace che gli impediva
anche di guardare il cielo, che gli consentiva appena di vedere un tenue
orizzonte, piatto ed ostile come tutti gli orizzonti della notte.
Sarebbero arrivati i suoi soccorritori,
dovevano arrivare… si sentì quasi orgoglioso della responsabilità di quanto
aveva scoperto, pensò che era essenziale che tutti sapessero… in fondo si
sentiva come il messaggero di una nuova redenzione, e forse lo era per davvero.
S’accorse stranamente d’aver freddo, gli sembrò quasi di essere
sprofondato in maniera impercettibile… lui, un messaggero di salvezza
inchiodato in una melma assassina senza poter fare altro che guardare un filo
d’orizzonte.
Sarebbero arrivati, certo,
lo avrebbero salvato, avrebbe detto a tutti che… un gorgoglio minaccioso lo
sorprese, come se qualcosa ruttasse per ingoiarlo meglio, ebbe paura… arrivano, devono arrivare, devo stare calmo, fermo…
Provò disperatamente a
storcere gli occhi in cerca di una scia nel cielo, vide a malapena una linea
opalescente sopra quella massa oscura della melma… sarebbero arrivati, lo
avrebbero salvato…
E come per miracolo si
accorse che in quel corpo sepolto come in un sudario qualcosa si muoveva,
riusciva a muovere le dita… aveva quasi dimenticato di avere ancora stretto
nella mano l’apparecchio di soccorso… forse
ce la faccio a premere ancora il pulsante… forse ci riesco, e intanto
sentiva come gocce di sudore che gli scendevano dalla fronte a chiudergli gli
occhi, percepì un brivido in tutto il corpo mentre cercava di sentire il dito
che premeva il pulsante, gli sembrò di averlo premuto, respirò come fosse un
sospiro… forse era andato quel messaggio, sarebbero arrivati… un altro
gorgoglio sordo e crudele e gli parve di essere risollevato in alto… no, melma,
ora vedeva quasi solo melma, e quel chiarore lontano e fioco che gli parlava di
salvezza. Fermo, doveva stare fermo.
Per un qualche miracolo
magari aveva mandato la sua ultima
disperata richiesta di aiuto, forse c’era riuscito… dovevano salvarlo, dovevano
farlo per lui e per l’umanità…
Gli giunse all’improvviso da
lontano la risposta… e mai un’abitudine gli sembrò più feroce e disumana ”gentile cliente, siamo lieti che abbia
scelto l’Agenzia Soccorsi Planetari, prema 1 se desidera conoscere le nostre
ultime vantaggiose proposte, 2 se…
Il gelo in ogni pensiero, se
avesse potuto avrebbe urlato, poi gli venne da dentro un singhiozzo che sapeva
di riso e di disperazione… operatori
momentaneamente occupati, rimanga in linea per non perdere la priorità
acquisita… se questa fosse solo la sua farsa o la tragedia di tutti non
seppe dirlo…
Chiuse gli occhi ridendo,
disperatamente… ridendo, solo, mentre la melma gli copriva ogni orizzonte.
Un bel racconto spiccatamente fantascientifico dell'amico Peppe. Piacevole lettura.
RispondiEliminaUn bel racconto di speranza e disperazione.... Adriana
RispondiEliminaLa narrazione tiene con il fiato sospeso, facendo vagheggiare qualcosa di tremendo. Ma quello che si manifesta alla fine è più che tremendo, è crudelmente beffardo.
RispondiEliminaUn bel racconto che prende in giro il modo tecnologico di compiere servizi con freddezza e impersonalità.
Giuseppe Novellino
La suspense cresce durante il racconto, ma il finale arriva inaspettato... nella sua ironia, lascia spazio a riflessioni profonde.
RispondiEliminaMolto originale. Bello.
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