Quella
valle era piena di colori… le cime degli alberi ondeggiavano appena, carezzate
da una brezza leggera, e pagliuzze d’argento increspavano il ruscello che
scorreva ai bordi dello steccato.
La
casa si svegliava sonnacchiosa quasi stiracchiandosi: era bello al mattino
aprire le imposte e vedere le tende che si allargavano come vele, mentre i
bordi delle colline disegnavano il limite verde cupo del cielo.
La
madre dalla cucina spiava ogni tanto il figlio giocare in giardino e sorrideva
come per una carezza su quei capelli biondi… qualche cornacchia stonava il suo
gracchiare mentre si alzava dai rami.
Lo
avrebbe osservato senza stancarsi mai, ma aveva molto da fare, forse senza
accorgersene si mise a canticchiare: doveva rassettare e pulire, preparare il
pranzo, stirare…distolse lo sguardo dal figlio con un sorriso che sfiorò appena
le sue labbra, fece scorrere l’acqua nel lavabo…
La
sorprese il tramestio che da fuori si avvicinava alla porta…. mamma, mamma… si
voltò… mamma, guarda… vide il volto spaurito del figlio, lo
abbracciò d’istinto come per una presenza rassicurante… non ebbe il tempo di
chiedere… mamma, guarda… non ci sono più nuvole…
Si
accostò alla porta col figlio fra le pieghe della gonna, guardò in alto,
sorrise… è il vento, figlio,… è solo il vento… lo carezzò sulla testa
scompigliandogli i capelli, come a spingerlo a tornare ai suoi giochi.
Il
bimbo la guardò con uno sguardo chiaro e rassicurato, e corse di nuovo fuori.
Lei
lo guardò con un punto d’ansia, guardò il cielo nudo, tornò dentro…
Mamma,
mamma… sentì un che di disperato ed
impaurito nella voce del figlio, vide il suo volto pallido che la cercava… mamma…
la collina è tutta sbriciolata da strisce chiare e il bianco s’è mangiato il
cielo…
Lo
strinse al petto, guardò alla finestra, lo strinse di più… poi baciandolo in
fronte: non è niente, figlio, è il vento… gioca sulla veranda, e
lo spinse con dolcezza fuori, ma guardò con apprensione quel bianco misterioso
che aveva divorato il cielo e sbriciolato le colline.
Per
non pensarci, provò a tornare alle sue occupazioni, doveva lavare e preparare
il pranzo… mamma… sentì quasi un grido disperato, mamma….
Il
viso del ragazzo era livido… mamma, le piante, il ruscello… non ci sono più…
Non
provò neppure a guardare fuori, lo strinse forte a sé… non è niente figlio,
è il vento… e intanto un turbine di pensieri neri le si stringeva nel petto
come un presagio, come gli artigli di una paura sconosciuta e incontrollabile.
Ripeté è il vento, figlio…gioca qui vicino a me…
Il
bambino la guardò, nei suoi occhi dubbi e paura, ma c’era il sorriso della
madre, le sue parole… si sedette sul pavimento, rimise in piedi i suoi
soldatini.
Lo
sguardo della madre si posava a tratti su di lui come una carezza protettiva,
non c’erano più rumori, il lavabo s’era svuotato di tutta l’acqua.
Un
chiarore improvviso squarciò la casa… mamma… abbracciò il terrore di suo
figlio stringendolo a sé come un’estrema difesa… mamma, la casa….la casa sta
scomparendo…
Con
nel cuore un pianto troppo raggelato per giungere agli occhi… è il vento,
figlio… disse con tristezza, e un peso intanto le affondava l’anima… è
il vento… e lo abbracciava più forte.
La
donna sentiva di aver capito e l’orrore era troppo grande anche per
confessarselo.
Strinse
di più il figlio, baciandolo sulle guance con tutta la sua pena.
Mamma… sentì l’ultimo grido disperato, mamma… le mie
gambe , le mani… sparisco…
Pianse,
pianse con l’ infinita tristezza di chi ha capito l’inelluttabile… è il
vento, figlio mio… è il vento che distrugge i sogni… e noi siamo fatti di
sogni…
La gomma passava sul foglio con forza,
come la decisione feroce di un assassino; gli ultimi segni di matita erano
scomparsi… il bambino guardò il foglio soddisfatto, quel disegno non gli
piaceva più…
Simpatico racconto: originale, ben scritto, finale sorprendente.
RispondiEliminaRacconto molto originale. La sorpresa finale è d'effetto. Può essere considerato una meditazione sul potere che ha l'uomo di scomparire da questa faccia della Terra.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Bello questo racconto, angosciante, ben scritto. Mi permetto solo di criticare i puntini. E forse l'avrei lasciato senza la parte finale.
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