venerdì 27 settembre 2013

IL TEST DELL'IGNORANZA E DELL'AMNESIA di Ismael Rodríguez Laguna



(Agradecemos a Ismael Rodríguez Laguna por regalarnos otro su cuento.
¿Qué podría pasar si conociéramos nuestro futuro por adelantado? Esta agradable lectura nos da la respuesta.
 Ringraziamo Ismael Rodríguez Laguna per regalarci un altro suo racconto.
Che cosa potrebbe accadere se conoscessimo il nostro futuro in anticipo? Questa piacevole lettura ci da la risposta.)

Bussano alla porta.
L’ho sognato? Apro gli occhi.
Bussano alla porta.
Cazzo, che ora è? Corro ad aprire e trovo Elena, con in braccio Hugo.
– Carlos, devi tenerlo tu oggi. Ho avuto un imprevisto sul lavoro, mi spiace. Grazie! – dice mentre mi consegna Hugo e si gira verso la sua automobile.
Mi stropiccio gli occhi.
– Papà! – dice Hugo.
– Ciao, Hugo… – riesco a malapena ad articolare.
Avrò dormito due ore al massimo. Mi sono coricato molto tardi, pensando all’incarico che mi ha dato l’università. Questa faccenda mi sta davvero ossessionando.
In breve, la storia è questa. Alcuni professori del mio dipartimento hanno creato una macchina che permette di vedere il futuro.
Sì, avete sentito bene. Già lo so cosa pensate. Che è una bugia. Un inganno, come quella veggente del mio paese natale, le cui previsioni consistevano sempre nel dire che il cliente l’avrebbe citata per truffa. Se la citazione non avveniva, allora non accadeva niente, a parte che si era intascata i soldi pagati dal cliente per la previsione. D’altra parte, se la citazione ci fosse stata, al processo avrebbe potuto argomentare che la sua predizione era stata corretta, sicché non c’era stata nessuna truffa.
No, non sto parlando di una cosa così, sto parlando di una macchina basata su complessi principi fisici che permette realmente di vedere il futuro. Ti siedi in una piccola sala di proiezione, e un video generato dalla macchina ti mostra a velocità accelerata tutto quello che succederà nella tua vita da quel momento fino alla tua morte. Un programma analizza l’importanza delle immagini, cercando di valutare la novità rispetto a quanto già mostrato prima e aggiusta la velocità di visualizzazione in funzione della suddetta novità. Per esempio, la prima volta che l’individuo frigge un uovo in padella, la velocità di proiezione rallenta un poco. Tutte le volte successive in cui l’individuo frigge un uovo nello stesso modo, la telecamera va più veloce, ritenendo la scena meno rilevante. Allo stesso modo, per quasi tutto il tempo in cui l’individuo dorme, la proiezione avanza a velocità estremamente rapida.
Impressionante, vero? Ma c’è un problema. Anzi, due. Il primo che si è introdotto nella sala di proiezione e ha schiacciato il bottone per vedere tutto il suo futuro ha subito un infarto dentro la stanza pochi secondi dopo aver premuto il bottone. È morto in pochi minuti. Più tardi si è scoperto che soffriva di cuore. L’infarto fu attribuito all’emozione di trovarsi in un momento così importante per la scienza. Due settimane più tardi, un secondo membro del gruppo si offrì per introdursi nella sala di proiezione e vedere il suo futuro. Schiacciò il bottone e riuscì a vedere la proiezione intera, cosa che gli portò via circa venti ore. Tuttavia, pochi secondi dopo aver lasciato la sala di proiezione fu colpito da un ictus che lo lasciò in coma. A quanto pare, nella sua famiglia c’era predisposizione genetica. Un mese dopo uscì dal coma ma riportò dei danni cerebrali. Non ricordava niente di ciò che aveva visto in quella macchina. Nemmeno di averne avuto una qualche relazione.
L’università ha aperto un’inchiesta. Me ne ha messo a capo, perché conosco i principi fisici che permettono alla macchina di funzionare, ma non ho fatto parte gruppo che l’ha sviluppata.
Sebbene la macchina sia molto sofisticata, la sala di proiezione annessa alla macchina non è più che una stanza con un pulsante e un monitor ordinario. Pertanto non dovrebbe contenere nessun pericolo.
Decisi di fare l’esperimento preliminare che avrebbero dovuto eseguire i miei colleghi. Capisco che, a loro come a me, non deve essere sembrato che una stanza con un bottone e un monitor potesse essere pericolosa. Tuttavia le circostanze erano cambiate. Introdussi un cane nella stanza e lo legai in posizione tale che dovesse guardare lo schermo. Schiacciai il pulsante e uscii dalla stanza.
Da fuori potei osservare come il cane guardava lo schermo, almeno a tratti. Alla fine della proiezione, circa cinque ore dopo, slegai il cane. Al di là dell’irritazione per essere stato tenuto tanto tempo legato, era in perfetto stato di salute.
Ammetto che è impossibile che ciò che è capitato a quelle due persone che hanno premuto il bottone sia una casualità. Tuttavia, il cane è uscito illeso. Che differenza corre tra una persona che cerca di vedere il proprio futuro in video o che faccia la stessa cosa un cane?
Non trovare la risposta a questa domanda è ciò che mi ha tolto il sonno stanotte.
***
Continuo a ragionarci sopra mentre dò la colazione a Hugo.
Non capisco.
È anche una sfortuna che oggi Elena non possa occuparsene e che l’asilo di Hugo sia ancora chiuso. Proprio oggi!
Devo concentrarmi.
All’inizio ho fatto un errore concettuale riguardo a ciò che fa realmente quella macchina. Credevo che mostrasse solo un futuro possibile, che in seguito si potesse evitare comportandosi in modo diverso. Invece il futuro che ti mostra la macchina è quello vero, che realmente accadrà, l’unico possibile. Ve lo spiegherò come l’hanno spiegato a me il primo giorno dell’inchiesta, quando sono entrato nella stanza della macchina. Questo è ciò che mi dissero.
– Carlos, capisci che ciò che capita a qualunque persona da oggi al giorno della sua morte dipende da tutto ciò che esiste in questo momento in questa stanza, in questa città, in questo pianeta e in tutto l’universo, no? – mi disse il responsabile del progetto.
– Sì, certo – risposi.
– Se in questo preciso istante avessi un biglietto della lotteria in tasca, la macchina che predice il futuro terrà conto dell’esistenza di questo biglietto nella sua previsione, perché il futuro sarebbe diverso se alla fine il biglietto risultasse vincente.
– È chiaro, dovrebbe prendere in considerazione la possibile influenza del biglietto nel futuro.
– Allo stesso modo, se in questo momento ci fosse nell’aria un virus dell’influenza, una previsione del tuo futuro dovrebbe tener conto di questo virus, perché grazie a quello potresti entro pochi giorni essere a letto con la febbre.
– Certo.
– Ecco, come avviene per gli altri oggetti, anche la stessa macchina che predice il futuro influisce sul tuo futuro, e la sua influenza dev’essere messa in conto per fare una previsione. Se entri nella stanza della proiezione e guardi il tuo futuro, il fatto di averlo visto lo condizionerà, allo stesso modo in cui lo condizionerebbe avere un biglietto vincente o contrarre l’influenza in questo istante.
– Che vuoi dire?
– Ti farò un esempio. Mettiamo che la macchina ti mostrasse mentre sali su una nave, vai in un’isola sconosciuta nella quale nessuno è stato da cento anni, ti metti a scavare a dieci metri dalla prima palma e trovi uno scrigno con un tesoro. Dopo aver visto la proiezione che ti mostra questa cosa, uscirai a imbarcarti per andare in cerca di quest’isola e alla fine troverai il tesoro, cosa che non avresti mai fatto se non avessi visto la proiezione. Quello che voglio dire con questo esempio è che, se guardi le previsioni della macchina, il tuo avvenire sarà conseguenza di aver visto il futuro. Cioè, la macchina non ti mostra il futuro che avresti se non lo avessi visto nella macchina. Al contrario, ti mostra il futuro che sarà conseguenza di aver visto questo stesso futuro nella macchina.
– E non si poteva costruirla in modo tale che mostrasse l’avvenire che avresti se non lo vedessi nella macchina?
– E come si fa? Come diciamo alla macchina che ci predica il futuro, tenendo conto di tutto lo stato attuale dell’universo tranne una sua parte minuscola, per esempio un biglietto della lotteria, o alcuni virus che ci sono nell’aria o, mettiamo caso, una macchina che predice il futuro? La macchina prende in considerazione lo stato attuale dell’universo come un tutto indivisibile. Per questo vede il futuro reale, non il futuro che avremmo se togliessimo un pezzo di universo che abbiamo nel presente. E la macchina non è che un altro pezzo di quell’universo completo.
– Ok, credo di aver capito adesso. Se la macchina mi dice che entro una settimana farò una certa cosa, è perché sa che farò questa cosa nonostante – o grazie al fatto di – aver visto una settimana prima che l’avrei fatto.
– Esatto.
Questa conversazione mi chiarì le idee. Sicché il futuro che mostra la macchina è quello vero. Non è un futuro ipotetico, è ciò che realmente accadrà, ed è inevitabile. Ok, e quindi?  Cos’ha a che vedere col fatto che le persone che guardano il loro futuro abbiano un futuro brutto, come di fatto è successo con le uniche due persone che lo hanno fatto?
Questo non lo capisco.
***
Cammino per i corridoi della facoltà. Hugo mi segue divertito facendo rumori con la bocca mentre fa oscillare avanti e indietro un aeroplanino giocattolo che ha in mano. Infine entriamo nella sala della macchina. Voglio rivedere tutto da vicino.
Quindi, il futuro che mostra quella macchina è inevitabile.
E se volessi evitarlo?
Ok, può essere che non voglia evitarlo se il futuro mostrato è buono, come nell’esempio del tesoro. Però, anche così: chi sopporterebbe di passare il resto della sua vita facendo tutto esattamente come sa già che andrà a fare? Indipendentemente dal fatto che in quel futuro ci siano cose buone o perfino se tutte le cose sono buone, che tipo di persona rinuncerebbe a sfidare un destino che conosce in anticipo, almeno una volta nella sua vita? Chi non cercherebbe qualche volta di scegliere la strada B, semplicemente perché sa di essere condannato a scegliere A? Chi non cercherebbe mai di fare qualcosa di diverso, semplicemente per sentirsi libero? E ancora: chi non cercherebbe di evitare la malattia o l’incidente che sa in anticipo che lo ucciderà?
Non credo che esista nessuno che per il resto della sua vita, poniamo decine di anni, si rassegni a fare ciò che sa che farà, tutto esattamente uguale, senza cercare mai di fare qualcosa di diverso. Qualcuno potrebbe sottomettersi docilmente al suo destino preannunciato forse per qualche minuto, qualche ora, non so, al massimo giorni, però: il resto della sua vita? Diavolo! Ribellarsi sarebbe tanto semplice quanto alzare un braccio che non aveva alzato nella previsione, dire una parola che non aveva detto, fare un semplice passo nella direzione B che non aveva fatto. Quali incredibili casualità potrebbero impedirgli, anno dopo anno, senza rimedio, di fare qualcosa di diverso fosse anche solo una volta? Potrebbe una serie di sorprendenti casi fortuiti farlo desistere dal ribellarsi contro la previsione per centinaia, migliaia, decine di migliaia di tentativi di fare qualcosa di diverso? È realmente plausibile che ci siano centinaia, migliaia, decine di migliaia di casualità che lo impediscano?
D’altro canto la predizione della macchina è autentica, nessuno può evitare di fare quello che dice la previsione!
Un momento…
Ce l’ho!
Infine lo comprendo! Ora capisco!
Mi spiegherò. La macchina mostra futuri reali. Tuttavia, un futuro in cui un essere umano resta fino al giorno della sua morte senza ribellarsi nemmeno una volta contro la previsione che ha visto anni prima, non è fattibile. Pertanto, c’è una sola possibilità che il futuro mostrato sia reale: che l’individuo non possa ribellarsi. Mi vengono in mente tre opzioni per questo. La prima è che, poco dopo aver visto la proiezione o addirittura prima della sua fine, l'individuo muoia o resti in uno stato vegetativo in cui non possa fare nulla. In questo caso la proiezione sarebbe molto breve, certo. La seconda è che l’individuo dimentichi tutto quello che ha visto. In questo caso non avrà niente contro cui ribellarsi e non potrà evitare il futuro che ha visto. La terza è che l’individuo non capisca quello che ha visto nel suo futuro, e per tanto non abbia nessun motivo di ribellarsi a esso. Queste tre cose sono quello che è successo, rispettivamente alla persona che ha subito l'infarto, a quella che è entrata in coma e poi, al risvegliarsi, non ricordava nulla, e al cane, che è rimasto indenne.
Per tanto questa non è una macchina per vedere il futuro. In realtà è un test di ignoranza o di amnesia. Solo chi non capisce o può dimenticare ciò che osserva, potrà uscirne più o meno indenne. Le altre persone, quelle che capiscono ciò che vedono e sono capaci di ricordarlo moriranno, o cadranno in uno stato che gli farà perdere tutte le capacità di realizzare le azioni che desiderano.
Questo succederà con qualunque altra macchina che provi a fare la stessa cosa di questa. Non è un problema di come è stata costruita. Il problema è quello che fa. Qualsiasi macchina che tenti di fare la stessa cosa sarà, in realtà, un test di ignoranza o di amnesia.
Sono tremendamente felice per la mia scoperta. Devo correre a dirlo al rettore.
Hugo mi tira i pantaloni. Quanto tempo è passato?
– Papà, ho visto un cimena, lì – mi dice. Indica la sala di proiezione.
Resto di ghiaccio.
– C’era un bambino come Hugo che faceva delle cose.
No! No! Dio mio!
***
Ho lasciato l’università. Ho lasciato la città e ho portato Hugo con me.
Hugo non capisce ciò che ha visto in quella proiezione. Per questo è vivo e indenne, com’è successo al cane.
Ciò nonostante, può essere che tra qualche anno il ricordo gli torni in mente.
E che allora capisca.
E che proprio allora succeda l’unica cosa che può garantire che non possa ribellarsi al futuro che ha visto: che muoia o che cada in coma o catatonico per il resto della sua vita.
Devo evitare che ricordi quel giorno. Perciò l’ho allontanato da quel luogo e da tutto ciò che possa ricordarglielo.
Per lo stesso motivo, sarebbe stato opportuno allontanarlo anche da me, darlo a Elena. Ma voglio stargli vicino se un giorno inizia a ricordare, per dirgli proprio in quel momento qualcosa che distolga la sua attenzione da quel ricordo.
Siamo insieme in macchina. Oggi Hugo avrà il suo primo giorno di scuola.
– È curioso, papà – dice Hugo. – È come se avessi la sensazione che questo l’ho già vissuto.
Il mio battito accelera. Cerco di avere un tono di voce più tranquillo possibile.
– Questo si chiama déjà vu, credere che abbiamo già vissuto prima una situazione presente. A tutti è capitato qualche volta, è normale. Hai preso tutti i libri?
– Sì papà.
Un attimo dopo Hugo scende dalla macchina ed entra a scuola.
Poso la macchina accanto a un parco nelle vicinanze e mi siedo su una panchina. Mi tremano le gambe. Abbasso la testa mentre mi copro il viso con le mani.

(Nota introduttiva e traduzione dallo spagnolo di Giuliana Acanfora)

6 commenti:

  1. Potremmo senz’altro definirlo, quello di Ismael, un racconto di fantascienza tecnologica, ma con una particolare, attenta caratterizzazione psicologica o, comunque, interiore dei personaggi. Certamente un bel racconto di sf, reso gradevole e armonioso dall’accorta, magistrale traduzione di Giuliana Acanfora.
    Rinnoviamo a Ismael il nostro ringraziamento per la sua cortese collaborazione.

    RispondiElimina
  2. Sempre interessanti e ben scritti i racconti di Ismael.
    E ottima la traduzione.

    Antonio Ognibene

    RispondiElimina
  3. E' veramente un bel racconto, molto ben strutturato. Incuriosisce e si aspetta di sapere come va a finire.
    G. S.

    RispondiElimina
  4. Grazie per i commenti. In questa storia ho voluto mostrare che l'incapacità di vedere il futuro è a causa di un problema di logica, non è un problema di tecnologia. Una persona che conosce il suo vero futuro non può soddisfare questo futuro, perché prima o poi si ribellerà contro di lui. La scienza (soprattutto matematica e informatica) è piena di esempi simili. Per esempio, io insegno ai miei studenti universitari che non possono fare un programma per computer per scoprire se qualsiasi altro programma si blocca o non. Il problema non è la tecnologia. Avere più potenti computer sarebbe inutile. Il problema è logico. (In breve: facciamo al programma analizzatore analizzare a se stesso, con la seguente condizione: se il programma originale si blocca, finisce; e se non blocca, addesso bloccati! Che cosa dovrebbe fare il programma? Tutte le opzione sono contraddittorie, e pertanto il programma non può esistere.)

    Pertanto, la macchina del racconto è in realtà un test dell’ignoranza e dell’amnesia. Il bambino non entra o in una categoria o l'altra, per cui il suo futuro è incerto.

    Ancora una volta, grazie mille a Giuliana per la traduzione eccellente.

    Ismael Rodríguez

    RispondiElimina
  5. Grazie della cortese delucidazione, Ismael, soprattutto di avere con precisione etichettato la tua fantascienza (a scanso di equivoci) come logica e non tecnologica. Siccome quest'ultima espressione l'ho usata proprio io nel mio commento, mi sento, a mia volta, di doverla chiarire. Ho "parlato" - riferendomi alla tua - di fantascienza tecnologica solo per tradurre in italiano l'equivalente espressione inglese di fantascienza "hard", che enfatizza, com'è notorio, aspetti o dettagli tecnici o meramente scientifici i quali, nel tuo racconto, non mi pare che manchino: basti pensare, per esempio, alla "macchina", appositamente ideata e costruita per poter leggere o vedere il futuro. La mia espressione "tecnologica", dunque, non si riferiva ad altro se non al suddetto dettaglio (la macchina), non certo secondario nella struttura ed evoluzione del racconto.
    Grazie, Ismael, della tua presenza e collaborazione.
    Paolo

    RispondiElimina
  6. Il termine “fantascienza tecnologica” sembra giusto fare riferimento a tutta la “hard science fiction”, indipendentemente dal fatto che utilizza la scienza o la tecnologia (il confine è molto sottile). Ho citato la differenza tra la tecnologia e la logica nel mio commento solo per evidenziare che la fantascienza tecnológica non solo fare affidamento sulla fisica, chimica, biologia o ingegneria (che è comune), ma può anche essere basata solo in matematica o logica. In realtà, la logica è una parte fondamentale di qualsiasi storia di fantascienza sui viaggi nel tempo, che mostra sofisticate relazioni causali.

    A causa della mia professione, non mi perdo nessuna occasione per mostrare che l'informatica e le scienze sulle quali si fonda (soprattutto matematica e uno dei suoi rami, logica) sono importanti e possono fare qualsiasi cosa possibile o impossibile. Inoltre, il mio interesse per la scienza ha cominciato con il mio interesse per la fantascienza. Sarebbe bello per aiutare altre persone a fare lo stesso viaggio.

    Ismael

    RispondiElimina