mercoledì 27 luglio 2016

L’AMBASCIATORE di Fabio Calabrese

Dall'alto, il pianeta non appariva molto diverso da tutti quelli che ospitano la vita, persino bello, con l'azzurro degli oceani che contrastava con il verde delle zone ricche di vegetazione, e le striature di nuvole bianche che solcavano l'atmosfera, ma quando si scendeva di quota, le cose cambiavano aspetto: le foreste cominciavano a mostrare il loro volto intricato, cupo e minaccioso, le catene montuose si alzavano ripide e acuminate come denti famelici di bocche gigantesche, e si stentava a riconoscere le “città” delle creature native, giganteschi tumuli di fango essiccato, il cui interno doveva essere traforato da innumerevoli gallerie.
L'astronave Franz Kafka decelerò ulteriormente immettendosi in un'orbita bassa che si andava trasformando in un'ampia spirale che l'avrebbe portata ad atterrare sul suolo di quel mondo.
Il capitano, che era un uomo di una certa cultura, pensò per l'ennesima volta che chi aveva scelto il nome della nave doveva essere dotato di un senso dell'umorismo alquanto perverso.
La nave stava sorvolando un'immensa pianura erbosa che pareva sgombra da ostacoli naturali, il luogo scelto per l'atterraggio. Poco più avanti c'era una grande “città” degli alieni. Il capitano ordinò al navigatore di accendere i retrorazzi in maniera da rendere la decelerazione più rapida.
Con un lieve urto, il velivolo terrestre si posò sul suolo del mondo alieno: un atterraggio da manuale.
Una sezione laterale della nave si aprì. La paratia che si era aperta immetteva direttamente nel cubicolo di Gregor, l'ambasciatore. Gregor era una creatura che per le sue anomalie era stato giudicato il più adatto a fungere da ambasciatore dell'umanità per quel particolare tipo di alieni. Durante tutto il viaggio, era rimasto segregato in quel cubicolo sigillato, senza contatti fisici con il resto dell'equipaggio. Anche l'ingresso da cui era salito a bordo era separato da tutto il resto, era la stessa paratia che ora si era aperta per farlo uscire.
Per tutto il viaggio, gli unici contatti che Gregor aveva avuto con il resto della nave e dell'equipaggio, erano rappresentati dai supporti vitali tramite i quali gli arrivava il nutrimento ed erano asportate le deiezioni, e il collegamento audio. L'apparecchio che era stato impiantato al collo di Gregor era un piccolo gioiello di tecnologia, non era una semplice radio, ma trasformava in suoni udibili e in onde radio i movimenti mandibolari di Gregor che era sprovvisto di corde vocali.
L'ambasciatore scese zampettando e cominciò a inoltrarsi nella pianura di quel mondo alieno. La “città” degli esseri nativi non era molto distante.
“Gregor”, chiese il capitano chiamandolo dalla radio di bordo, “Tutto bene?”
“Si, capitano”, rispose Gregor, la “voce” dell'apparecchio aveva un timbro stranamente metallico, “Respiro regolarmente”.
“Bene...”.
Poco più avanti Gregor incontrò uno dei nativi, e rimase sorpreso nel constatare quanto gli somigliasse. La creatura aveva un paio di lunghe antenne con le quali toccò la testa di Gregor.
L'ambasciatore rimase più che sorpreso, stupefatto: quello era un modo di comunicare che non avrebbe mai immaginato, di colpo i pensieri della creatura gli furono chiari nella mente. L'essere si chiamava Kwwlkwx, e Wwwkkllmtp era invece il nome che dava al suo popolo; il pianeta nella loro lingua si chiamava Tmssklptm, tutti termini che Gregor disperava di riuscire a rendere in suoni umani, ma non era questo l'essenziale. L'alieno era sorpreso più di lui di aver incontrato una creatura proveniente da un mondo remoto negli spazi, ma il suo atteggiamento era amichevole, gli trasmise che la sua gente sarebbe stata lieta di conoscere gli stranieri provenienti da un mondo lontano.
Gregor comunicò all'astronave.
“Ho contattato un alieno. Per ora tutto bene, capitano. Sembrano amichevoli”.
Poi si mise a seguire Kwwlkwx diretto alla “città” dei Wwwkkllmtp.
Nelle ore seguenti ci fu un fitto scambio di messaggi.
Il capitano era molto interessato al modo di comunicare telepatico degli alieni.
“Non credo che possa funzionare con voi”, disse Gregor, ma a ogni modo io posso farvi da interprete”.
I terrestri si misero al lavoro, erigendo subito fuori dall'astronave una spaziosa tenda a cupola per l'incontro con gli alieni, mentre il popolo di  Wwwkkllmtp preparava una delegazione per incontrare i nuovi venuti provenienti da oltre lo spazio.
Un'oretta più tardi, Gregor era di ritorno portando con sé la delegazione degli alieni. La tenda a cupola fu aperta e furono fatti entrare alla presenza della delegazione terrestre.
I terrestri fecero appena in tempo a pensare quanto gli alieni fossero grossi, brutti e schifosi. La reazione dei  Wwwkkllmtp fu ancora più rapida e li prese del tutto alla sprovvista. Come un uomo che senza pensarci, schiaccia istintivamente un insetto, così i nativi si buttarono sui nuovi arrivati, dura chitina contro tenera carne, e li fecero rapidamente a pezzi, cominciando subito a divorarli.
Kwwlkwx mise di nuovo le sue antenne sul capo di Gregor.
“Perché non mi hai detto”, gli chiese, “Che il tuo pianeta è infestato da queste ripugnanti creature?”
Imbarazzato, Gregor Samsa non seppe cosa rispondere.
 

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