giovedì 29 maggio 2014

IL RICORSO di Fabio Calabrese



“Non avrei mai pensato”, disse Luis Alvarez Sosa, “Di trovarmi un giorno a esercitare in un tribunale come questo”.
Christian Bellinghouse non rispose nulla tranne un rassegnato scuotimento di spalle e uno sguardo sconsolato.
Alvarez Sosa era un giovane alto, bruno, elegante, dai modi aristocratici, che si sarebbe detto un ballerino di flamenco, ma era considerato il miglior penalista del foro di Lisbona.
Christian Bellinghouse era molto più anziano del collega, vestiva un abito di ottima fattura un tantino demodè e sfoggiava una candida criniera leonina che incorniciava il suo volto da patriarca; era da molti anni la star indiscussa dell’Old Bailey di Londra.
Entrambi apparivano fuori luogo in quell’ambiente, ma qualsiasi essere umano sarebbe sembrato fuori luogo in quell’ambiente.
Se i due uomini fossero stati in vena di reminiscenze letterarie, cosa che certamente non erano, il paragone che si sarebbe più spontaneamente presentato alle loro menti circa l’ambiente che si trovava poco oltre la cupola trasparente, era con l’inferno dantesco.
Il cielo là fuori era di colore prevalentemente marrone con vistose striature giallo vivo: un’atmosfera composta principalmente da metano e zolfo. A tratti, un lampo vivido scoccava fra le nubi giallastre seguito da uno scroscio di pioggia di acido solforico.
Il suolo era butterato di crateri, non tutti generati dagli impatti di meteoriti, infatti dalla bocca di alcuni uscivano fiamme vivide: non era sempre lava, non sempre eruttavano, il più delle volte erano solo le esalazioni di metano che bruciavano.
In lontananza si scorgeva un lago dalle “acque” violacee: era un lago di ammoniaca, era stato spiegato loro, e il colore violaceo era dovuto allo ione ammonio. L’ammoniaca era ricoperta da una schiuma sfrigolante che si formava quando veniva a contatto con l’acido solforico.
Poco lontano, quasi in riva al lago, si vedeva una lunga sagoma nerastra: era l’astronave da trasporto dei Beutzi, e i due uomini sapevano che nelle sue stive erano ammassati migliaia di esseri umani senza alcuna distinzione di sesso, età, razza, fede religiosa, opinioni politiche, e non erano che il “primo carico” di quanti sarebbero stati di lì a poco trascinati verso un destino ignoto, a meno che il collegio difensivo di cui i due uomini erano la punta di diamante, non riuscisse nell’improbabile impresa di vincere la causa davanti al tribunale galattico.
Le Nazioni Unite che erano la cosa che ancora somigliasse di più a un governo planetario terrestre, avevano scelto con un’attenta selezione il miglior collegio difensivo di cui si potesse disporre, ma c’era un inconveniente: nessuno sulla Terra poteva dirsi un esperto di legislazione galattica.
Alvarez Sosa e Bellinghouse si fissarono negli occhi: avevano fatto il meglio possibile, ma la responsabilità del destino di svariati miliardi di esseri umani, compresi loro due stessi, era un peso troppo opprimente.
Alvarez Sosa alzò lo sguardo a sbirciare il banco della parte avversa.
Più alti e robusti di un uomo, i Beutzi avevano una struttura che grosso modo si sarebbe potuta definire umanoide, erano bipedi con due braccia, ma la somiglianza con l’uomo finiva qui: avevano un esoscheletro esterno, forse di chitina come gli insetti terrestri, forse qualche altra sostanza, vallo a sapere, che solo alle articolazioni era sostituito da un tessuto più flessibile ed elastico ma pur sempre spesso come la pelle di un rinoceronte. Le facce erano delle maschere rigide senza espressione. Le bocche non avevano denti ma dei coriacei bordi seghettati; il colore era un uniforme grigiastro. Per quanto si sforzasse, Alvarez Sosa non era mai riuscito a distinguere caratteristiche individuali, neppure il sesso, sempre che ne avessero uno: sembravano il clone l’uno dell’altro o di un unico modello, e chissà forse lo erano.
Naturalmente, sulla maschera rigida che era la faccia dei Beutzi non era possibile leggere nessuna espressione, ma allora perché, si chiese il penalista portoghese, aveva l’impressione che avessero un’aria soddisfatta e gongolante?
Il servizio d’ordine era assicurato dagli Squirmi, piccoli bipedi pelosi dal muso simile a quello di una volpe con i peli ispidi e ritti come se avesse appena ricevuto una scossa elettrica ad altissimo voltaggio. Alvarez Sosa si chiese che senso avesse: era sicuro che se lo avesse voluto, un beutzi sarebbe riuscito a sopraffare uno squirmi in pochi secondi con estrema facilità.
“In piedi e silenzio!”, strillò uno squirmi con una vocetta acuta e stridula, “Entra la Corte!”
Suo Onore il giudice Umploogas entrò seguito da due cancellieri, due squirmi la cui funzione era puramente decorativa, perché gli atti del processo erano registrati elettronicamente dal vivo. Suo Onore il giudice Umploogas, però, non era né uno squirmi né un beutzi, somigliava all’incubo di un pittore surrealista che, sotto l’effetto di allucinogeni, avesse avuto uno “sballo” cattivo: sembrava una grossa vescia o vescica giallastra che si librasse nell’aria, parzialmente sgonfia, con due macchie fumose là dove ci sarebbero dovuti essere gli occhi, che forse erano e forse non erano gli organi della vista. Poco più sotto c’era un cespuglio di appendici, alcune simili a piccole antenne, altre stranamente piumose, che dovevano essere gli organi di un senso o di qualche senso sconosciuto agli umani del pianeta Terra.
Ai lati, là dove ci sarebbero dovute essere le braccia, c’erano delle appendici che ricordavano dei lombrichi giganti di singolare lunghezza e spessore; alle estremità di queste, una sorta di vermi grossi e tozzi erano in realtà le dita della creatura.
Suo Onore il giudice Umploogas non aveva arti inferiori, il suo corpo terminava in basso con un’estremità rotondeggiante da cui spuntava una sorta di ugello. Il popolo cui apparteneva il giudice Umploogas, i Booragooan, abitavano un pianeta a bassa gravità e si spostavano espellendo dall’ugello posteriore il gas che si formava nelle loro viscere a seguito delle fermentazioni intestinali dei processi digestivi.
Alvarez Sosa sapeva che qualcuno aveva proposto per il pianeta dei Booragooan il nome di Petonia, ma in quel momento non aveva nessuna voglia di scherzare.
Nel pianeta dove si svolgeva l’udienza c’era una gravità pressappoco di un “G”, e Suo Onore il giudice Umploogas si muoveva grazie a una cintura munita di piccoli razzi che portava all’equatore del corpo; senza di essa, si sarebbe afflosciato al suolo come un sacco vuoto.
Suo Onore il giudice Umploogas prese posto sul podio; per essere esatti, si ancorò ad esso, poi cominciò a parlare con una strana voce gorgogliante.
“Signori, buon giorno”, disse, “Sto per emettere la sentenza su questo caso, ma prima, a beneficio dei nostri convenuti terrestri che non sembrano avere molta pratica di diritto galattico, richiamerò brevemente le norme che riguardano il caso in esame.
Come sembra che tuttora non vi sia completamente chiaro, la nazione aderente alla Federazione Galattica che stabilisce un Primo Contatto con un popolo selv … non aderente alla Federazione, esercita su quest’ultimo un diritto di giurisdizione. Questa norma da secoli è considerata inderogabile, perché nel passato ci sono state molte feroci guerre interplanetarie fra le nazioni che oggi compongono la Federazione, guerre scoppiate per contendersi le risorse dei pianeti sottosvilup … non aderenti alla Federazione. Ovviamente, è stata introdotti una legislazione molto precisa e rigorosa per tutelare i popoli primit … non aderenti alla Federazione da possibili abusi.
Veniamo ai fatti: secoli fa dal pianeta Terra, dalla località nota con il nome di Arecibo, è stato inviato nello spazio un radiosegnale denominato CETI che, potendo viaggiare soltanto alla velocità della luce, è giunto a destinazione non prima di venti CGS fa, data nella quale è stato ricevuto dai nostri aventi causa, i Beutzi.
Il CGS, Ciclo Galattico Standard, ve lo ricordo perché in questa causa la questione dei tempi è estremamente importante, corrisponde approssimativamente a quaranta giorni terrestri.
Come è emerso dal dibattimento, i Beutzi hanno ricevuto e tradotto il segnale, e inviato una risposta che è giunta sul pianeta Terra in soli 0,5 CGS perché inviata per via subspazio infradimensionale.
Come previsto dalla Normativa Galattica per i Primi Contatti, la risposta conteneva sia la Dichiarazione d’Intenti sia il Protocollo Galattico di Garanzia redatti nelle lingue dei riceventi e in forma ad essi comprensibile.
La Dichiarazione d’Intenti deve indicare le intenzioni della nazione aderente alla Federazione nei confronti dei primit … non aderenti alla Federazione, e questi hanno due CGS di tempo per presentare ricorso presso la Commissione Galattica per i Primi Contatti nelle forme e nei modi indicati nel Protocollo Galattico di Garanzia. Qualora il ricorso non sia presentato nei tempi previsti, si intende approvata la Dichiarazione d’Intenti, vale il principio del silenzio-assenso.
Trascorsi tre CGS, i Beutzi hanno aperto un tunnel spaziale interdimensionale con un accesso nelle vicinanze del pianeta Terra, ed iniziato a operare in base alla Dichiarazione d’Intenti. A questo punto, i Terrestri hanno presentato ricorso presso la Commissione Galattica per i Primi Contatti secondo la procedura indicata dal Protocollo Galattico di Garanzia, ricorso che ha dato luogo al presente procedimento.
Dal dibattimento tuttavia è emerso che tale ricorso è stato presentato troppo tardivamente per avere effetto sulla Dichiarazione d’Intenti che s’intende accettata dalle parti, e d’altra parte non risulta che il comportamento successivo dei Beutzi sia stato tale da eccedere i limiti della Dichiarazione d’Intenti o da violare la stessa. Pertanto, il ricorso proposto dai Terrestri è rigettato da questa Corte”.
Bellinghouse era diventato rosso in faccia, stringeva i pugni e digrignava i denti cercando di contenere uno scoppio di collera.
“Vostro Onore”, esclamò cercando di controllarsi, “Vostro Onore, la supplico di ripensarci. Avrà certamente notato che, come noi abbiamo dimostrato nel corso del dibattimento, la terza parola della Dichiarazione d’Intenti non è in lingua inglese come tutto il resto del messaggio”.
“Nondimeno, avvocato”, replicò Suo Onore il giudice Umploogas, “E’ in una lingua terrestre ed è perfettamente chiara. Tale circostanza sulla quale voi avete basato interamente il vostro ricorso, non solo non è rilevante ai fini dell’obbligazione da voi contratta, ma la possibilità che la Dichiarazione d’Intenti sia redatta in una combinazione di lingue del popolo primit … non aderente alla Federazione con cui le nazioni membri della Federazione vengono in contatto, è una possibilità espressamente prevista dalla Convenzione Galattica sui Primi Contatti. In passato, prima della stipula della Convenzione nella sua forma attuale, era successo che diverse Dichiarazioni d’Intenti fossero contestate per irregolarità formali o linguistiche, dando luogo a rivendicazioni e conflitti fra i Popoli Membri per il controllo delle risorse dei pianeti selv… non aderenti alla Federazione, e preservare la pace galattica è un obiettivo assolutamente primario”.
“Ma Vostro Onore, ma Vostro Onore”.
L'avvocato Bellinghouse sembrava sul punto di esplodere.
“Vostro Onore”, proseguì, “Non le può essere sfuggito che i Beutzi hanno agito nei nostri confronti in modo fraudolento. Ci hanno comunicato la loro Dichiarazione d'Intenti in modo che non la riconoscessimo per tale, ma la scambiassimo per un semplice segnale di ricevuto del messaggio CETI con l'indicazione del luogo d'origine dello stesso”.
Se un pallone ambulante mezzo sgonfio con due macchie nebbiose al posto degli occhi e gli organi fonatori non visibili avesse potuto mostrare irritazione, quello era certamente il caso di Suo Onore il giudice Umploogas. La sua voce gorgogliante si alzò di un'ottava diventando stridula.
“Avvocato Bellinghouse”, gracchiò, “Ha intenzione di ripetere daccapo la sua arringa? Mi interrompa ancora una volta, e la faccio allontanare dall'aula”.
Bellinghouse si bloccò e impallidì. Essere allontanati dall'aula significava essere sbattuti fuori dalla cupola a respirare l'atmosfera fatta di metano, vapori di zolfo, esalazioni di ammoniaca sotto una pioggia di acido solforico.
“Se voi non siete in grado di capire le vostre stesse lingue”, disse Suo Onore il giudice Umploogas riprendendo la parola, “Questo non è colpa dei Beutzi né tanto meno di questa Corte. Il ricorso è rigettato e la sentenza è esecutiva. I Beutzi sono liberi di procedere”.
L'avvocato Bellinghouse abbassò la fiera testa leonina e si strinse nelle spalle, sembrava in tutto e per tutto un leone sconfitto, il vecchio leone che aveva perso la battaglia più importante per proteggere il proprio branco.
Bellinghouse e Alvarez Sosa si scambiarono una lunga occhiata silenziosa. Entrambi stavano pensando la stessa cosa: sarebbero tornati sulla Terra, e non da vincitori. E poi, sarebbe toccato a loro, ai loro figli, ai loro nipoti, e quando?
Dipendeva da molti fattori che non avevano elementi per stabilire: da quanti erano i Beutzi, da quanto era elevato il loro metabolismo, cioè in sostanza da quanto fossero voraci, e soprattutto dalla fortuna, di non essere tra gli estratti di quella sorta di atroce lotteria.
Con aria rassegnata, Bellinghouse aprì la cartella dei suoi appunti mettendo sotto gli occhi del collega una copia della trascrizione della risposta inviata dai Beutzi al messaggio CETI.
La prima riga era la Dichiarazione d'Intenti, mentre la parte seguente del messaggio era il Protocollo Galattico di Garanzia, una garanzia inutile se non s'impugnava tempestivamente la Dichiarazione.
Picchiettò con l'indice sul foglio.
“Ecco qui la frase che ci ha condannati”, disse, “Eppure avremmo dovuto capirlo”.
Lesse:
“You are CIBO”.  

1 commento: