ad
Adriana Alarco de Zadra
legato ai suoi fianchi con un filo
d'argento
un vecchio aquilone la portava nel
vento
e lei lo seguiva senza fare
domande
perché il vento era amico ed il cielo era
grande
questo avrebbe voluto dirle,
questo pensava di lei, ma il buon senso e la sua timidezza gli dicevano che le
sue parole potevano apparire come una sviolinata non richiesta.
Vedeva bene che lei non seguiva
aquiloni, ma solo il suo cuore viandante... una scrittura limpida, talvolta
dolcemente feroce e ironica, ma sempre comunque venata di malinconia, come di
chi si rende conto che dietro i vetri della finestra talvolta può apparire il
sole ma davanti c'è comunque il deserto.
la
solitudine dei giganti in un paese di
nani,
pensò, o di quelli appena normali
Avrebbe voluto incontrarla, dirle
che le sue pagine lo incantavano ogni volta... e probabilmente proprio per tale
motivo non voleva.
improbabile
adriana, voleva
dirle, mi piacerebbe talvolta ascoltare
le tue storie con quella voce roca e l'anima limpida, e avrebbe pure voluto sfiorare di sguardi
quella linea di tristezza che sentiva anche sua, e pianamente, in penombra,
dirle, come si usava con chi era importante, baciamu li mani.
Ma arrossiva a quel pensiero che
gli sembrava così sfrontato, lui, che di fronte ai suoi commenti si sentiva come la poetessa ...arrossisco come una madre quando le dicono
che suo figlio ( i racconti) è bello
improbabile adriana...
chissà com'è, non gli riusciva di
pensarla che bella, col chiarore nei capelli di una donna matura (alla E.
Dickinson, per capirci o come i volti delle foto di Margareth Cameron) che
invecchia con sapienza e uno sguardo leggero sulle cose, seduta sul dondolo del
patio, i capelli raccolti legati alla nuca, lo sguardo nudo e chiaro.
Non gli riusciva di immaginare un
volto sfrontato e giovane dietro le sue pagine, ardito nel guardare e
nell'osare: la vedeva invece assorta, col segno leggero di un tempo che andava
segnandola senza riuscire ad offenderla.
Sì, avrebbe voluto incontrarla per
dirle la sua ammirazione, ma immaginava la scena di quell'improbabile colloquio
e si sentiva più ridicolo di quanto la sua timidezza gli consentisse.
Quasi a chernirsi, quegli incontri
mai stati avvenivano, nei suoi pensieri, in pubblico o all'aperto, dove lui
potesse guardarla da lontano e quasi per telepatia comunicarle non visto il suo
ammirato ringraziamenrto per il piacere che le sue pagine gli procuravano.
Fisime ancora, si diceva, non era
importante quell'incontro impacciato, bastavano le folate fresche delle sue
righe o i suoi orrori inconsueti a dargli sollievo e compagnia. Gli sembrava comico e buffo che tanta
ricchezza fosse incanalata in racconti
di fantascienza fatti fra amici garbati che credevano all'uomo e alla
scrittura. Vedeva la poesia dietro quelle pagine che un rigore accorto limava,
concedendosi al sorriso e all'ironia.
Forse avrebbe preferito che la
poetessa venisse fuori con forza, ma poi pensò che erano pensieri di un
vanitoso che invecchiava tra la desolazione umana, sorpreso e felice che ogni
tanto, da qualche parte del mondo, dei fogli di carta restituissero la
primavera .
improbabile adriana, lettrice del
mondo, frenatrice accorta della malinconia, indagatrice distaccata dell'anima,
scrittrice di fantascienza... ti riverisco
Bellissimo brano, come al solito soavemente, dolcemente poetico dell'amico Peppe, con dedica a una brava, deliziosa scrittrice, Adriana Alarco, i cui racconti impreziosiscono le pagine di Pegasus.
RispondiEliminaCarissimi: non saprei come ringraziare quelle dolci parole che mi dedica l'amico Peppe. Posso soltando dire Grazie in tutte le lingue e ci troveremo ancora su Pegasus per sconfiggere la malinconia e la tristezza.
RispondiEliminaHai detto bene, Adriana: ritrovarsi su Pegasus per sconfiggere la malinconia e la tristezza. E il fine dello scrivere, in fondo, è anche questo: sentirsi vivi e vitali attraverso le parole, le storie narrate, e da queste prendere spunto per operare concretamente e fattivamente nella vita di ogni giorno. Il solito, immortale binomio vita-letteratura, caro a tanti scrittori e sempre, io credo, perseguito.
EliminaBellissime parole. Che la mia dolce e avventurosa mamma merita. :)
RispondiEliminaUn brano intenso e di prezioso lirismo.
RispondiEliminaIspirato alla grandezza di Adriana Alarco de Zadra e al suo cuore immenso.
Ringrazio la figlia che ha scritto quelle parole sul bello scritto di Murro e anche l'amico Stefano, generoso come sempre nei miei confronti.
RispondiEliminaUn grande abbraccio.