Erano anni che il comandante Hèrido Hulia perlustrava,
a bordo dell’incrociatore Mystruk III, il vasto settore K-350 della galassia di
Cylor.
Poco più che trentenne, gli era stato affidato, dal
Supremo Comando Interstellare, l’incarico di annientare la Bornak: una
astronave pirata che spadroneggiava, compiendo brutali razzie, in quell’angolo
dell’universo.
Ma in quarant’anni di assidue ricerche, Hèrido Hulia
non era riuscito a incrociare neppure una volta la famigerata astronave né, tanto
meno, a ottemperare all’ordine ricevuto. Il che costituiva per lui motivo di
grande sconforto e disonore.
* * *
Mancavano solo tre giorni al congedo dal proprio
servizio, e il vecchio comandante decise di esplorare per l’ultima volta il
settore K-350, benché le speranze di avvistare la Bornak fossero poche.
Si trovava nella cabina di comando, dormicchiando
sulla sua comoda poltrona – come faceva
negli ultimi tempi, ormai stanco e
afflitto da vari malanni –, quando una
voce lo fece sobbalzare.
«Bornak a 2.10 di distanza, direzione Slam K 408.»
«Che cosa?» ruggì Hèrido Hulia, balzando subito in
piedi. «Si tratta… si tratta di uno scherzo?»
«Nossignore! Ripeto: Bornak a 2.10 di distanza,
direzione Slam...»
«La vedo benissimo, accidenti! Ce l’ho sullo schermo!»
lo interruppe, quasi latrando, il vecchio comandante. Serrò le mascelle,
strinse i pugni, poi: «È proprio quella dannata astronave. Oh, finalmente!...
Ero sicuro che prima o poi sarebbe capitata a tiro.» Si rivolse con rabbia a un
giovane tenente. «Carichi tutti i cannoni RK-3000 e li punti sulla Bornak. Non c’è un istante da perdere. Faccia
presto, presto, presto!» concluse in preda a una viva agitazione.
«Signorsì!» rispose solerte l’ufficiale e, dopo pochi
momenti: «Cannoni caricati e puntati, signore. Attendo il suo ordine.»
«Bene!» disse Hèrido Hulia, e alzò una mano tremante
per l’emozione. «Allora le ordino di aprire il…»
All’improvviso rimase in silenzio, la bocca contratta,
gli occhi sbarrati e rigido come una statua.
«Signore,» disse il tenente, «mi dia il comando prima
che sia troppo tardi. La Bornak ha avvistato la nostra astronave e si sta
allontanando velocemente.»
Ma Hèrido Hulia non riuscì a pronunciare la parola fuoco, come aveva desiderato in tutti
quegli anni.
Cadde di schianto sul pavimento, colpito da un malore
fulminante.
Bel racconto. Alle volte, quello che si aspetta tutta la vita non arriva mai, ma alle volte arriva troppo tardi...
RispondiEliminaPiacevole racconto con un finale che lascia l'amaro in bocca. Una buona metafora della vita.
RispondiEliminaDanilo Concas
Un grazie ad Adriana e Danilo. A tutti e due un saluto cordiale.
RispondiEliminaPaolo
Una vera beffa del destino. Il capitano si becca un coccolone proprio sul più bello. Così il pirata galattico la fa franca ancora una volta. Un bel racconto pieno di ironia sullo sfondo dello spazio infinito, nel quale si muovono astronavi militari come sull'oceano Atrantico del XVII secolo.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino