Kurt Larson e Pierre Lacroix
stavano improvvisando.
- Da due ore gli stiamo alle
costole – disse il francese. Indossava una giacchetta da città impolverata. In
testa una bombetta ormai logora.
- Ho voluto scegliere il
posto adatto. Quel canalone laggiù fa al caso nostro – spiegò Kurt, avvolto in
un lungo spolverino giallastro. Con una manata si aggiustò il cappellaccio nero
con le larghe tese che lo proteggevano dal sole.
I due ultimi esponenti della
banda Larson osservavano la diligenza dalla sommità di una collina impervia,
fra macchie di arbusti e rocce affioranti. Di lì a poco si sarebbe infilata
nella stretta valletta: un gioco da ragazzi fermarla e ripulirla per benino.
Tante volte lo avevano fatto, in dieci lunghi anni, laggiù nel Texas. Larson e
Lacroix si erano conosciuti in un bordello di New Orleans e da allora erano
inseparabili.
- Non ne posso più – fece
Jane, sbuffando. - Mi sta venendo il
culo quadrato, ho la bocca impastata di polvere e… non riesco più a stare in
quest’abito. – Aveva tolto la cuffietta da viaggio. I capelli a boccoli biondi
ondeggiavano graziosamente a causa dell’aria che entrava dai finestrini.
- Coraggio, pupa! A Reno
finisce il nostro viaggio – la consolò Fred, un giovanotto prestante in un bel
completo di velluto verde ma pieno di polvere. – Questa è proprio l’ultima
fatica.
La diligenza procedeva
traballando.
- Ho una sete! – disse Jane.
– Ne bevo un sorso… - E allungò una mano verso una sacca posata al suo fianco,
sul sedile di legno.
- Non te lo consiglio – la
dissuase il compagno di viaggio. – Bisogna essere rigorosi, fino alla fine.
- Ma chi mi vede? – protestò
la ragazza. – L’uomo se ne sta seduto a cassetta con il conducente.
Fred scosse il capo.
- Boh, forse hai ragione –
sospirò lei.
Kurt Larson e Pierre Lacroix
aggirarono un costone, poi scesero lungo il valloncello e finirono per
appostarsi dietro una curva della pista.
Non scesero da cavallo.
Kurt si tirò indietro il
cappellaccio, arrotolò una sigaretta e se la ficcò tra le labbra. Il francese
bevve un sorso dalla borraccia dopo avere sputato un bolo di tabacco.
- Quest’ultimo tratto del
viaggio è un’autentica tortura – disse Jane. – Fosse almeno previsto un
diversivo!
- No – disse Fred, – solo
fatica. Devi rassegnarti, carissima. Ma è l’ultima tappa.
La diligenza si arrestò di
colpo.
- Cosa cazzo… - imprecò il
giovane.
Per poco Jane non gli cadde
in braccio.
- Okay, gente! Fine della
corsa – sbraitò Kurt Larson. Impugnava una Remington dalla lunga canna.
- Chi diavolo siete? – disse
l’uomo seduto a cassetta, accanto al conducente. Sembrava contrariato, più che
spaventato. Il compare teneva le briglie e guardava con la bocca spalancata i
due banditi a cavallo.
Pierre Lacroix smontò e andò
verso lo sportello della diligenza.
- Ehi, che succede? –
domandò Jane, la bionda testa fuori dal finestrino.
- Mademoiselle! – esclamò
Pierre, sollevando la logora bombetta con affettata galanteria. E sghignazzò.
Poi si affacciò Fred.
- C’è anche il garcon,
naturalmente. – Pierre sputò: - Bene, a terra! – E accompagnò l’ordine
frustando l’aria con la Colt che teneva in una mano.
Intanto, sul sedile del
conducente, l’uomo protestava. E parlava in modo assai poco sensato, dicendo
delle autentiche corbellerie, al punto che Larson cominciò a innervosirsi.
- Non me la date a bere –
disse Lacroix, a sua volta contrariato. I due giovani ora gli stavano davanti,
in piedi accanto alla diligenza. - Mi sembri un damerino arrivato fresco fresco
dall’Est con la sua pollastrella.
- Se fate parte del gioco,
ditecelo – protestò Fred, - altrimenti…
- Quale gioco? – gracchiò
Pierre Lacroix.
Jane si strinse contro il
suo compagno.
Fred infilò una mano nella tasca interna della
giacca.
Ma Pierre fu più svelto di lui. Almeno così
pensò, mentre faceva partire il colpo.
Il giovane spruzzò sangue dal petto e andò a
sbattere con le spalle contro la fiancata della diligenza. Lentamente, scivolò
a terra.
Jane lanciò un urlo
isterico.
Poi fu la volta dei due che
stavano a cassetta. Con due colpi in rapida successione, Larson li fece volare
dalla loro postazione.
L’elicottero atterrò sul
luogo della sparatoria una buona ora più tardi.
Il regista Peter Gomez e la
sua assistente Stella Richardson poterono rendersi conto dell’accaduto.
Era stato difficile
rintracciare la diligenza in quel tratto desertico. L’operatore, infatti, non
aveva ripreso quel tratto di cammino. Non era previsto che andassero in onda in
quel momento.
Gomez si rese conto che i
quattro disgraziati non ce l’avevano fatta a lanciare l’allarme. Il giovane
Fred Franciosa probabilmente aveva cercato di comunicare con il cellulare,
prima di crollare a terra fulminato da un colpo di pistola in pieno petto.
Teneva ancora l’apparecchio stretto in una mano, che probabilmente aveva
estratto da una tasca interna della giacca.
Solo Jane Crispin,
attricetta in fase di decollo, era rimasta in vita, ma sotto shock. Doveva
essere stata violentata, perché era piena di lividi e il lungo abito
ottocentesco era strappato in più punti
- Tutto è andato a puttane –
commentò Peter Gomez.
“In viaggio nel vecchio
West”, il reality dell’anno, era proprio finito male, in modo a dir poco
incomprensibile, proprio quando l’ultima coppia di concorrenti si stava
avvicinando al traguardo. La diligenza d’epoca su cui viaggiavano era stata
assalita dai banditi. Il tutto misteriosamente fuori programma.
L’operatore, che di certo
stava al fianco del conducente, non aveva ripreso nulla. Anzi, la videocamera
era sparita. E forse quella era la cosa più spiegabile, essendo l’apparecchio
professionale di un certo valore.
Solo Jane avrebbe potuto
aiutare a capire, qualora si fosse ripresa dallo shock.
Intanto Stella Richardson
provò a farle bere un goccio di Coca Cola, calda come piscio, che aveva trovato
in una sacca, sul sedile della diligenza. E le disse, con discreto cinismo:
- Hai rischiato grosso,
bella mia! Se l’operatore ti avesse ripreso con questo reperto della civiltà
dei consumi, saresti stata squalificata… proprio all’ultimo momento.
Altro avvincente racconto fantastico-western di Giuseppe, che saluto cordialmente non sentendolo da molto tempo.
RispondiEliminaGrazie per il commento, Paolo. Ci sono, ci sono! Non mi scappa niente di Pegasus.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Bel fanta-western. Ormai un genere in cui Giuseppe eccelle.
RispondiEliminaUn racconto a mio avviso decisamente appassionante.