Tutto
ebbe inizio tre anni fa. Io lavoro al SEDIFIDE (si pronuncia SIDIFAID) che
significa Self Dispatching Files Dept., più o meno Reparto delle
pratiche che si evadono da sé, un ufficio dove si provvede a mantenere
certe pratiche in sospeso fino a quando si evadono automaticamente per
scomparsa fisiologica dei soggetti interessati. Al SEDIFIDE di Candelù,
frazione di Maserada sul Piave, arriva dalla sede centrale un flusso continuo
di circolari che impongono strategie gonfie di neologismi dove la lingua
italica è solo flebile traccia. Questa globalizzazione tecnologico-informatica
si è infiltrata financo nei nostri nomi, ecco perché il mio collega Brusegan
Teodoro viene chiamato Teddy, e Lacanà Agatino, prima di sparire, veniva
chiamato Laky.
Laky
era bello, statura sul metro e novanta, pesoforma di chili settantadue. Come la
notte aveva i capelli, e come smeraldo entrambi gli occhi. Circa il colorito -
che lui sosteneva essere naturale - c'era il sospetto che derivasse da lampade
UVA o da banale, oltre che equivoco, fondotinta. Ma, a parte le invidie di
bassa natura impiegatizia, egli era la dimostrazione di quanto un essere umano
può esaltare l'opera del Signore. Però, come non c’è luce senza buio, come non
c’è bene senza male, parimenti Lacanà Agatino non poteva esistere senza
antitesi. Ecco allora Brusegan Teodoro.
Le
caratteristiche di Agatino erano anche in Teodoro, solo distribuite in modo
diverso. Per esempio il candore dentario di Laky balenava anche in Teddy, ma
sulla pelle. E la chioma del primo la si ritrovava sì nel secondo ma disposta
in ordine sparso dalle spalle in giù. Anche buona parte della statura di Laky
era rintracciabile in Teddy, però come
circonferenza nella zona tra glutei e pettorali. E così via. Teddy aveva fatto
cose turche per avvicinarsi allo splendore del collega: lifting, jogging,
footing, fotting (neologismo non di radice anglosassone e comunque estraneo
alle possibilità di Teddy), body building, hair transplant, aerobic...
Tutto inutile.
È
intuibile come molti attriti tra Laky e Teddy derivassero dal rapporto con
l'altro sesso. Se teniamo conto della legge statistica del pollo, ognuno dei
due ne usufruiva al cinquanta per cento, nella realtà il pollo intero se lo
beccava sempre Laky.
Un giorno,
Toni Braiello detto Brain, Staff Department Manager, volgarmente definito capo
del personale, ci presentò una nuova collega. Nata a Casale Cremasco Vidolasco
in provincia di Cremona, aveva preso il meglio dalla madre americana e dal
padre italiano. Il suo nome era Cuglio Marigold. Mentre quell’incontro si
limitò a impressionare come un timbro a secco la mente di Teddy, le ghiandole
di Laky si misero subito in azione. E alla fine il suo fascino fece breccia.
Il
tempo passò. La legge statistica del pollo ribadiva la sua validità. Un giorno
particolarmente torrido - ferragosto era alle porte - il destino beffardo si
presentò a Teddy sotto forma del solito autobus sette sbarrato inaspettatamente
gonfio di comitiva forestiera. Sorte volle che quello fosse anche il giorno in
cui la bellissima Marigold, chissà per quale imperscrutabile ragione, avesse
deciso di prendere l'autobus anziché la sua Toyota rossa. Fu così che Brusegan
Teodoro si trovò faccia a faccia con la
fanciulla in una situazione di estrema promiscuità. - Hi! - Fece
Marigold con entusiasmo da spot TV.
- Si
accomodi.- Ansimò lui spingendo con glutei sviluppati da anni di lavoro
sedentario la muraglia di corpi gravanti alle sue spalle. È noto come gli abiti
femminili, in piena estate, siano estremamente ridotti sia in superficie che in
spessore, quindi la situazione era tale da trasformare una semplice promiscuità
in intimità vera e propria, resa peraltro maliziosa dal dondolio del mezzo
pubblico, dagli sfregamenti a ogni accelerata, frenata e curva provocati dalle
leggi del moto. La prorompente
giovinezza di Marigold cominciò così a far sorgere a Brusegan Teodoro un
problema che non si presentava da tempo. All'improvviso la ragazza lo guardò
dritto negli occhi. Nei pochi attimi in cui lui riuscì a sostenere quello
sguardo, Marigold, imprevista e meravigliosa, sorrise. Fu un sorriso appena
accennato ma con un arcobaleno di sfumature. - Wow, Briusighein! -
mormorò.
- La
prego, mi chiami Teddy. - Boccheggiò lui, e in quel preciso istante si innamorò
e decise che l'italostatunitense sarebbe stata sua.
Poiché
tutto questo mi fu raccontato da lui stesso due giorni più tardi, quella
mattina io ignoravo quanto era avvenuto nell'autobus del peccato. Sapevo però
che Marigold aveva passato la notte nel mini che Laky si ostinava a definire
alcova. Quindi, ingenuamente, la prima
domanda che feci a Laky appena arrivò in ufficio, fu: - Allora, com'è andata? -
La risposta fu lapidaria, rozza e maschia: - Ragazzi - declamò l’incauto
sorvolando sull'età. - Un vero miscuglio.
Miss
Cuglio arrivò nella nostra stanza pochi minuti più tardi. La ragazza attribuì
l'atmosfera inaspettatamente gelida a ragioni che le sfuggivano e delle quali
non gliene fregava nulla. Intanto il cervello da burocrate di Brusegan Teodoro
lavorava a pieno ritmo e alcune idee avevano messo radici robuste. Quando mi
annunciò il proposito di eliminare Laky, mi resi conto con un brivido che in
quelle parole non c'era traccia di eufemismo. Ormai l'uomo era lanciato.
Pronunciava frasi del tipo ‘a lui la lingua, a me il pugnale' oppure ‘suoni
pure le sue trombe che io suonerò le mie campane' o anche 'a lui
la bellezza, a me la burocrazia'. Fu
quest'ultima frase a colpirmi in modo particolare. Lo sollecitai con tattica
impiegatizia un po' settaria, un po' ruffiana. Resistette più di quanto
previsto dalla prassi, poi si lasciò andare ed espose il suo piano nei minimi
dettagli. Un capolavoro. Dal momento che le vie della burocrazia sono infinite,
Brusegan Teodoro intendeva usarne le tortuosità più inique.
Per
prima cosa si trasformò nel persuasore occulto di Agatino. Il quale intanto
continuava a usufruire della bionda Marigold contribuendo inconsapevolmente ad
affinare le trame del collega.
Arrivò
l'autunno. Una delle idiosincrasie di Agatino era partecipare a viaggi
organizzati. Come mai allora decise di intrupparsi segretamente nel
terrificante tour de force turistico ‘Le sette meraviglie d'Italia'?
Semplice. Guarda caso, Marigold veniva a trovarsi a Venezia per una
manifestazione di moda proprio in concomitanza con la tappa veneziana del tour
dalle sette meraviglie. L'accreditamento in possesso della ragazza era il
risultato di un normale scambio di favori tra il Brusegan e un amico
funzionario nella città lagunare. Non fu quello il solo scambio di favori.
Successe per esempio che l'hostess veneziana che guidava il gruppo cadde
preda del fascino lakiano con imprevista sollecitudine e fece capire ad Agatino
che dopo la night gondola serenade gli avrebbe fatto omaggio di panorami
fuori programma. In realtà le difese della hostess erano crollate con
tanta prestezza grazie ai bigliettoni che Teddy aveva sganciato attraverso un
groviglio di aderenze.
Laky
ruminò l'opportunità. Nella sua veste di tombeur de femmes si conformò
alla legge che ogni lasciata è persa e quindi, con virile cinismo, concluse che
Marigold sarebbe sempre stata disponibile in quel di Candelù.
Piccola
partentesi esplicativa: a Venezia i gruppi turistici raggiungono in certi
periodi una densità da paralisi. Per ciò i tour operator devono presentare
in anticipo il loro programma indicando dettagliatamente durata, percorso e
soste; in questo modo i gruppi si intrecciano, si intersecano e si scambiano,
regolati cronometricamente da hostess munite di identificatore. Chi
avesse la sventura di smarrire la propria hostess si trasformerebbe in
naufrago senza possibilità di essere recuperato poiché le regole ferree del
turismo intelligente non prevedono tempi supplementari per le ricerche.
All'ora
prevista il Nostro era in attesa incollato nella rientranza di un portone. A
pochi centimetri scorreva il flusso di umanità nell'adempimento dell'obbligo
turistico. Finalmente scorse il simpatico cetriolo di plastica verde smeraldo,
l'identificatore luminoso descritto dall'hostess e previsto per la
conclusione notturna del tour, la serenata in gondola. Quando raggiunse
il cetriolo, Laky scoprì due cose: la hostess era una ragazza
sconosciuta e qualcuno gli aveva fregato la personal card. Nulla aveva
lasciato al caso la mente machiavellica di Teddy.
Fu così
che Lacanà Agatino si trovò incastrato nell'ingranaggio della burotica. Si
guardò intorno smarrito. Quelli del gruppo avevano occhi a mandorla e parlavano
una lingua strana. Gli venne di pensare che una via di fuga ci sarebbe stata.
Sbagliato. Senza personal card ormai non è possibile usare nemmeno una toilette
pubblica, quindi solo continuando a seguire il gruppo del cetriolo avrebbe
potuto sopravvivere poiché solo il cetriolo gli avrebbe assicurato la sicurezza
del 'tutto compreso'. Dovette proseguire fino a Roma, ultima tappa delle sette
meraviglie previste dal programma.
A
questo punto successe qualcosa che nemmeno la raffinatezza burocratica di
Brusegan Teodoro poteva prevedere. Proprio quel giorno, per la prima volta
nella storia della cristianità, il Santo Padre fece sciopero. Al posto della
ieratica figura bianca si affacciarono alla finestra due chierici per stendere
uno striscione. Su campo porpora risaltavano in oro le parole 'SCIOPERO SANTO'.
Il Vaticano aveva sottolineato ripetutamente la difficile situazione
finanziaria all'interno della chiesa cattolica. Applicando le strategie della deregulation
avrebbe potuto incrementare le entrate attraverso una sorta di diritti d'autore
sugli interventi papali. Ma poichè la proposta non riusciva a passare, ecco la
drammatica scelta.
All'annuncio
dello sciopero santo, ogni hostess pensò bene di intruppare i
propri clienti e abbandonare il campo. Anche il gruppo del cetriolo seguì la
stessa tattica. In blocco compatto raggiunse il pullman che sgommò verso
l'aeroporto.
Da
allora sono passati tre anni. Di Lacanà Agatino nessuno parla più. Forse è
ancora vivo in qualche località asiatica in attesa che le pratiche per il
rimpatrio seguano il normale iter burocratico, ma l'impossibilità di
farsi identificare rende ogni passo difficile, sospetto, estremamente lungo.
D'accordo, ci sono fax e computer che trasmettono informazioni in tempo reale
ma chi manovra quei gioielli tecnologici sono sempre esseri umani sottoposti a
leggi burocratiche che giorno dopo giorno diventano sempre più indecifrabili.
E' quindi probabile che, se Laky esiste ancora, la sua pratica si trovi
bloccata per un ennesimo cavillo. E se un giorno essa dovesse finalmente
arrivare al SEDIFIDE di Candelù, cadrebbe sempre nelle mani di Brusegan
Teodoro, l’elemento più efficiente nell'espletamento delle pratiche che si
evadono da sé.
Un saluto cordiale a Renato.
RispondiEliminaSimpaticissimo racconto turístico per turisti innamorati
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