lunedì 17 agosto 2015

MORTE PER TURISMO di Renato Pestriniero



Tutto ebbe inizio tre anni fa. Io lavoro al SEDIFIDE (si pronuncia SIDIFAID) che significa Self Dispatching Files Dept., più o meno Reparto delle pratiche che si evadono da sé, un ufficio dove si provvede a mantenere certe pratiche in sospeso fino a quando si evadono automaticamente per scomparsa fisiologica dei soggetti interessati. Al SEDIFIDE di Candelù, frazione di Maserada sul Piave, arriva dalla sede centrale un flusso continuo di circolari che impongono strategie gonfie di neologismi dove la lingua italica è solo flebile traccia. Questa globalizzazione tecnologico-informatica si è infiltrata financo nei nostri nomi, ecco perché il mio collega Brusegan Teodoro viene chiamato Teddy, e Lacanà Agatino, prima di sparire, veniva chiamato Laky.
Laky era bello, statura sul metro e novanta, pesoforma di chili settantadue. Come la notte aveva i capelli, e come smeraldo entrambi gli occhi. Circa il colorito - che lui sosteneva essere naturale - c'era il sospetto che derivasse da lampade UVA o da banale, oltre che equivoco, fondotinta. Ma, a parte le invidie di bassa natura impiegatizia, egli era la dimostrazione di quanto un essere umano può esaltare l'opera del Signore. Però, come non c’è luce senza buio, come non c’è bene senza male, parimenti Lacanà Agatino non poteva esistere senza antitesi. Ecco allora Brusegan Teodoro.
Le caratteristiche di Agatino erano anche in Teodoro, solo distribuite in modo diverso. Per esempio il candore dentario di Laky balenava anche in Teddy, ma sulla pelle. E la chioma del primo la si ritrovava sì nel secondo ma disposta in ordine sparso dalle spalle in giù. Anche buona parte della statura di Laky era rintracciabile in Teddy,  però come circonferenza nella zona tra glutei e pettorali. E così via. Teddy aveva fatto cose turche per avvicinarsi allo splendore del collega: lifting, jogging, footing, fotting (neologismo non di radice anglosassone e comunque estraneo alle possibilità di Teddy), body building, hair transplant, aerobic... Tutto inutile.
È intuibile come molti attriti tra Laky e Teddy derivassero dal rapporto con l'altro sesso. Se teniamo conto della legge statistica del pollo, ognuno dei due ne usufruiva al cinquanta per cento, nella realtà il pollo intero se lo beccava sempre Laky.
Un giorno, Toni Braiello detto Brain, Staff Department Manager, volgarmente definito capo del personale, ci presentò una nuova collega. Nata a Casale Cremasco Vidolasco in provincia di Cremona, aveva preso il meglio dalla madre americana e dal padre italiano. Il suo nome era Cuglio Marigold. Mentre quell’incontro si limitò a impressionare come un timbro a secco la mente di Teddy, le ghiandole di Laky si misero subito in azione. E alla fine il suo fascino fece breccia.
Il tempo passò. La legge statistica del pollo ribadiva la sua validità. Un giorno particolarmente torrido - ferragosto era alle porte - il destino beffardo si presentò a Teddy sotto forma del solito autobus sette sbarrato inaspettatamente gonfio di comitiva forestiera. Sorte volle che quello fosse anche il giorno in cui la bellissima Marigold, chissà per quale imperscrutabile ragione, avesse deciso di prendere l'autobus anziché la sua Toyota rossa. Fu così che Brusegan Teodoro si  trovò faccia a faccia con la fanciulla in una situazione di estrema promiscuità. - Hi! - Fece Marigold con entusiasmo da spot TV.
- Si accomodi.- Ansimò lui spingendo con glutei sviluppati da anni di lavoro sedentario la muraglia di corpi gravanti alle sue spalle. È noto come gli abiti femminili, in piena estate, siano estremamente ridotti sia in superficie che in spessore, quindi la situazione era tale da trasformare una semplice promiscuità in intimità vera e propria, resa peraltro maliziosa dal dondolio del mezzo pubblico, dagli sfregamenti a ogni accelerata, frenata e curva provocati dalle leggi del moto.  La prorompente giovinezza di Marigold cominciò così a far sorgere a Brusegan Teodoro un problema che non si presentava da tempo. All'improvviso la ragazza lo guardò dritto negli occhi. Nei pochi attimi in cui lui riuscì a sostenere quello sguardo, Marigold, imprevista e meravigliosa, sorrise. Fu un sorriso appena accennato ma con un arcobaleno di sfumature. - Wow, Briusighein! - mormorò.
- La prego, mi chiami Teddy. - Boccheggiò lui, e in quel preciso istante si innamorò e decise che l'italostatunitense sarebbe stata sua.
Poiché tutto questo mi fu raccontato da lui stesso due giorni più tardi, quella mattina io ignoravo quanto era avvenuto nell'autobus del peccato. Sapevo però che Marigold aveva passato la notte nel mini che Laky si ostinava a definire alcova.  Quindi, ingenuamente, la prima domanda che feci a Laky appena arrivò in ufficio, fu: - Allora, com'è andata? - La risposta fu lapidaria, rozza e maschia: - Ragazzi - declamò l’incauto sorvolando sull'età. - Un vero miscuglio.
Miss Cuglio arrivò nella nostra stanza pochi minuti più tardi. La ragazza attribuì l'atmosfera inaspettatamente gelida a ragioni che le sfuggivano e delle quali non gliene fregava nulla. Intanto il cervello da burocrate di Brusegan Teodoro lavorava a pieno ritmo e alcune idee avevano messo radici robuste. Quando mi annunciò il proposito di eliminare Laky, mi resi conto con un brivido che in quelle parole non c'era traccia di eufemismo. Ormai l'uomo era lanciato. Pronunciava frasi del tipo ‘a lui la lingua, a me il pugnale' oppure ‘suoni pure le sue trombe che io suonerò le mie campane' o anche 'a lui la bellezza, a me la burocrazia'.  Fu quest'ultima frase a colpirmi in modo particolare. Lo sollecitai con tattica impiegatizia un po' settaria, un po' ruffiana. Resistette più di quanto previsto dalla prassi, poi si lasciò andare ed espose il suo piano nei minimi dettagli. Un capolavoro. Dal momento che le vie della burocrazia sono infinite, Brusegan Teodoro intendeva usarne le tortuosità più inique.
Per prima cosa si trasformò nel persuasore occulto di Agatino. Il quale intanto continuava a usufruire della bionda Marigold contribuendo inconsapevolmente ad affinare le trame del collega.
Arrivò l'autunno. Una delle idiosincrasie di Agatino era partecipare a viaggi organizzati. Come mai allora decise di intrupparsi segretamente nel terrificante tour de force turistico ‘Le sette meraviglie d'Italia'? Semplice. Guarda caso, Marigold veniva a trovarsi a Venezia per una manifestazione di moda proprio in concomitanza con la tappa veneziana del tour dalle sette meraviglie. L'accreditamento in possesso della ragazza era il risultato di un normale scambio di favori tra il Brusegan e un amico funzionario nella città lagunare. Non fu quello il solo scambio di favori. Successe per esempio che l'hostess veneziana che guidava il gruppo cadde preda del fascino lakiano con imprevista sollecitudine e fece capire ad Agatino che dopo la night gondola serenade gli avrebbe fatto omaggio di panorami fuori programma. In realtà le difese della hostess erano crollate con tanta prestezza grazie ai bigliettoni che Teddy aveva sganciato attraverso un groviglio di aderenze.
Laky ruminò l'opportunità. Nella sua veste di tombeur de femmes si conformò alla legge che ogni lasciata è persa e quindi, con virile cinismo, concluse che Marigold sarebbe sempre stata disponibile in quel di Candelù.
Piccola partentesi esplicativa: a Venezia i gruppi turistici raggiungono in certi periodi una densità da paralisi. Per ciò i tour operator devono presentare in anticipo il loro programma indicando dettagliatamente durata, percorso e soste; in questo modo i gruppi si intrecciano, si intersecano e si scambiano, regolati cronometricamente da hostess munite di identificatore. Chi avesse la sventura di smarrire la propria hostess si trasformerebbe in naufrago senza possibilità di essere recuperato poiché le regole ferree del turismo intelligente non prevedono tempi supplementari per le ricerche.
All'ora prevista il Nostro era in attesa incollato nella rientranza di un portone. A pochi centimetri scorreva il flusso di umanità nell'adempimento dell'obbligo turistico. Finalmente scorse il simpatico cetriolo di plastica verde smeraldo, l'identificatore luminoso descritto dall'hostess e previsto per la conclusione notturna del tour, la serenata in gondola. Quando raggiunse il cetriolo, Laky scoprì due cose: la hostess era una ragazza sconosciuta e qualcuno gli aveva fregato la personal card. Nulla aveva lasciato al caso la mente machiavellica di Teddy.
Fu così che Lacanà Agatino si trovò incastrato nell'ingranaggio della burotica. Si guardò intorno smarrito. Quelli del gruppo avevano occhi a mandorla e parlavano una lingua strana. Gli venne di pensare che una via di fuga ci sarebbe stata. Sbagliato. Senza personal card ormai non è possibile usare nemmeno una toilette pubblica, quindi solo continuando a seguire il gruppo del cetriolo avrebbe potuto sopravvivere poiché solo il cetriolo gli avrebbe assicurato la sicurezza del 'tutto compreso'. Dovette proseguire fino a Roma, ultima tappa delle sette meraviglie previste dal programma.
A questo punto successe qualcosa che nemmeno la raffinatezza burocratica di Brusegan Teodoro poteva prevedere. Proprio quel giorno, per la prima volta nella storia della cristianità, il Santo Padre fece sciopero. Al posto della ieratica figura bianca si affacciarono alla finestra due chierici per stendere uno striscione. Su campo porpora risaltavano in oro le parole 'SCIOPERO SANTO'. Il Vaticano aveva sottolineato ripetutamente la difficile situazione finanziaria all'interno della chiesa cattolica. Applicando le strategie della deregulation avrebbe potuto incrementare le entrate attraverso una sorta di diritti d'autore sugli interventi papali. Ma poichè la proposta non riusciva a passare, ecco la drammatica scelta.
All'annuncio dello sciopero santo, ogni hostess pensò bene di intruppare i propri clienti e abbandonare il campo. Anche il gruppo del cetriolo seguì la stessa tattica. In blocco compatto raggiunse il pullman che sgommò verso l'aeroporto.
Da allora sono passati tre anni. Di Lacanà Agatino nessuno parla più. Forse è ancora vivo in qualche località asiatica in attesa che le pratiche per il rimpatrio seguano il normale iter burocratico, ma l'impossibilità di farsi identificare rende ogni passo difficile, sospetto, estremamente lungo. D'accordo, ci sono fax e computer che trasmettono informazioni in tempo reale ma chi manovra quei gioielli tecnologici sono sempre esseri umani sottoposti a leggi burocratiche che giorno dopo giorno diventano sempre più indecifrabili. E' quindi probabile che, se Laky esiste ancora, la sua pratica si trovi bloccata per un ennesimo cavillo. E se un giorno essa dovesse finalmente arrivare al SEDIFIDE di Candelù, cadrebbe sempre nelle mani di Brusegan Teodoro, l’elemento più efficiente nell'espletamento delle pratiche che si evadono da sé.



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