Ieri finalmente il 'coso' è caduto. Paffete,
proprio sulle nostre teste. Non È stata però una sorpresa perché quasi quasi ce
lo aspettavamo. Capirete, giornali e tivù di stato non facevano altro che
ripetere da giorni: “Le probabilità di caduta del ' coso' sull'Italia sono
infinitesime...” be', forse non lo chiamavano il 'coso', ma per me È sempre il
coso e basta. Così dicevo che ce lo aspettavamo, perché quando quelli là dicono
una cosa, puoi stare certo del contrario, benzina e tasse docent.
Io
ero a casa, ancora in convalescenza dopo l'operazione e a un tratto ho sentito
un sibilo, un tonfo che ha fatto tremare tutta la casa e in cucina un
frantumare di stoviglie. Poi l'Adalgisa, che sarebbe la mia vecchia domestica,
È scappata fuori di casa gridando “Gesummaria, È caduto il COSO!”
Non È più rientrata. C'è stato un gran via vai di sirene, e dalla finestra ho visto carabinieri e polizia che affollavano il giardinetto condominiale attorno a un bucotto screanzato, grande come un gatto acciambellato, che occupava proprio il centro geometrico del prato verde. Infine È arrivata anche la guardia di finanza, forse perché il 'coso' aveva cercato di fare il furbo e non aveva pagato l'IVA anticipata per l'importazione.
Non È più rientrata. C'è stato un gran via vai di sirene, e dalla finestra ho visto carabinieri e polizia che affollavano il giardinetto condominiale attorno a un bucotto screanzato, grande come un gatto acciambellato, che occupava proprio il centro geometrico del prato verde. Infine È arrivata anche la guardia di finanza, forse perché il 'coso' aveva cercato di fare il furbo e non aveva pagato l'IVA anticipata per l'importazione.
Me
ne sono tornato in salotto a finire il tè che stavo bevendo, quando hanno
suonato alla porta. Ho aperto e mi sono trovato davanti un mostro venuto dallo
spazio. Cioè era un uomo come me, ma con addosso un tutone bianco che lo
inscatolava da capo a piedi. Aveva anche il casco con la mascherina, molto
Seveso style.
“Zona
inquinata,” mi ha detto il figuro. “È vietato uscire e nessuno può entrare.”
“Ah
già,” gli ho detto. “È caduto il 'coso', vero?”
Mi
ha guardato severo e scocciato. “Questa è un'informazione riservata. Non le
posso dire niente. L'avvertiremo noi quando è cessato l'allarme. Per adesso se
ne stia buono, non scenda a intralciare e non telefoni a nessuno per comunicare
quanto è accaduto.”
Appena se ne è andato, sono andato al telefono e ho alzato la cornetta. Figurarsi, con quello che pago di bolletta telefonica non avevo la minima intenzione di rinunciare al diritto di comunicare la novità a qualcuno. A chi, non sapevo ancora bene.
Appena se ne è andato, sono andato al telefono e ho alzato la cornetta. Figurarsi, con quello che pago di bolletta telefonica non avevo la minima intenzione di rinunciare al diritto di comunicare la novità a qualcuno. A chi, non sapevo ancora bene.
Ma
la cornetta è rimasta muta. Avevano già staccato le linee. Rapidità ed
efficienza. Sono tornato alla finestra e ho visto che lavoravano nel bucotto
per recuperare qualcosa che era finito sul fondo. Ma c'era qualcosa che non
girava per il verso giusto. Perché man mano che passava il tempo, invece di
progredire coi lavori, i tecnici col camicione bianco, carabinieri e polizia,
che adesso indossavano una tutina trasparente, come quelle che si mettono allo
stadio quando piove, si tiravano in disparte e si erano impegnati in accanite
partite, chi a scopone, chi a scacchi e chi coi videogiochi da tasca.
Questa
era davvero bella. Mi sono vestito e sono sceso anch'io. In cortile nessuno mi
ha fermato. Miracolo, neanche un ghisa che mi facesse cenno di circolare. E non
mi ero sbagliato. Erano davvero tutti impegnatissimi in partite all'ultimo
sangue. E in quanto a me, come se neanche esistessi.
Sono
rientrato nell'atrio e ho guardato nella guardiola del portiere. Stava facendo
le parole incrociate e manco ha alzato la testa. Ma fin qui niente di strano.
Tutto regolare anzi. Quelli che mi stupivano erano i rumori che provenivano da
tutta la casa. Grida gioiose, allegre, come di bambini scatenati. Solo che le
voci erano di adulti.
“Pum,
ti ho colpito, canaglia!” gridava il tenore del primo piano e ne ho
riconosciuto la voce perché era inconfondibile.
“Ah! Tu uccidi un uomo morto!” ha gemuto flebilmente un'altra voce che non sono riuscito a identificare.
“Ah! Tu uccidi un uomo morto!” ha gemuto flebilmente un'altra voce che non sono riuscito a identificare.
Ormai
morivo dalla curiosità. Ho risalito le scale e sentivo i suoni giulivi da
dietro le porte. Peccato che fossero chiuse. Mi sarebbe piaciuto vedere quelle
scene. Ho provato qualche maniglia ma inutilmente. Neanche il campanello ha
richiamato l'attenzione degli occupanti. Finalmente, al terzo piano, ho visto
aperta la porta dello studio del commendator Guidotti, il commercialista. Ho
infilato dentro la testa, ma l'ho subito ritratta, perché il commendatore e la
signorina Giulia stavano giocando anche loro e non mi pareva il caso di
interromperli. Giocavano al dottore, infatti.
Insomma,
nello stabile sembravano tutti impazziti. Adulti e bambini si comportavano
tutti allo stesso modo... come bambini, appunto, e parevano tutti divertirsi un
mondo.
Effetto
del 'coso'?, mi sono chiesto. Cos'avevano questi diabolici arabi, un'arma per
farci tornare tutti bambini e poi invaderci senza pericoli? O che fosse un'arma
destinata contro gli americani e finita fuori rotta? Ma io perché ne ero
immune?
Sono
sceso in strada e mi sono avviato verso il centro. La strada era intasata di
auto, ma la gente folleggiava sulla carreggiata. Chi giocava a nascondino, chi
a prendersi, chi a muro con le figurine che aveva comperato per il figlio.
Solo
dopo un buon chilometro a piedi ho visto una specie di sbarramento con cavalli
di frisia e auto della polizia e anche se il blocco stradale era ancora lontano
ho capito che al di là la vita era normale.
Allora
mi sono fermato. E ho pensato che il giorno dopo sarei dovuto tornare al lavoro
in banca dietro lo sportello. La convalescenza era finita. E probabilmente era
stata proprio l'operazione al cervello che mi aveva reso immune agli effetti
del 'coso'. Ma quelli di là non lo sapevano.
Nossignori.
Non sapevo se il 'coso' caduto fosse davvero il 'coso' degli arabi o qualche
diabolica meteorite extraterrestre carica di spore che aggredivano il cervello
umano, ma sapevo con sicurezza che mi sarebbe piaciuto tornare per qualche
giorno ancora bambino.
Così
sono tornato indietro, sono risalito in casa e ho tirato fuori il trenino
elettrico che avevo comprato a mio figlio tanti anni fa, prima che si sposasse.
E
adesso mi sto divertendo come un matto anch'io in attesa che arrivi qualcuno e
mi dica di smetterla di fingere di fare il bamboccio e di tornare alle cose
serie.
Divertente storia di un coso fantástico e altre cose...pure ...
RispondiElimina