sabato 1 giugno 2013

SERA D’AUTUNNO di Sergio Bissoli

                                   
Un pomeriggio di ottobre avvolto in un tepore nebbioso. Nella luce gialla ci sono solo distese di stoppie sui campi. L’autunno strappa brandelli di anima intorno a me.
Nel cielo chiaro si perde il vapore che esce dai tetti degli essiccatoi. E su questo cielo bianco vado scrivendo i miei pensieri.
Le bacche rosse della dulcamara formano delicate filigrane lungo il fossato. Una ragazza sta appoggiata al parapetto del ponte e guarda l’acqua.
La stradina scende fra alte file di cardi spinosi. Erbe stravaganti crescono dappertutto e un odore acido proviene dai mucchi di rape marcite. La foschia addolcisce i profili, allungando le distanze.
Quando arrivo al villaggio mi appare accucciato, surreale, semisommerso da fasci di rampicanti. Il silenzio è assoluto, pauroso fra quelle vecchie pietre. La vegetazione rigogliosa in certi casi arriva fino al primo piano.
In questi posti si diceva che una volta si davano convegno i satanisti.
Oltrepasso due paracarri di granito e cammino su un’aia piena di erbacce. Tini sfasciati e marciti stanno lungo un vecchio edificio di mattoni pieno di inferriate. Rivedo la vecchia scuola celeste, alta e sbilenca. La casa con le finestre verdi dove abita una ragazzina con le trecce e le calze rosse. Calpestando coperchi di latta arrugginiti mi avvicino all’abitazione del signor Nadir e chiamo ad alta voce:
“Ehi, signor Nadir, signor Nadir!”Mi risponde solo l’eco delle vecchie case. C’è il rumore di un’imposta che sbatte fra i grossi nidi di vespe sotto il tetto.
Il sole rossastro e come sfocato sta per scomparire dietro agli edifici. Cammino fra i rovi che intralciano l’andatura.
Un rumore improvviso fra l’erba mi fa sussultare, e un gatto grigio fugge sui tetti di alcune baracche.
“Ehi, ma non c’è nessuno qui? Signor Nadir! Siete andati via tutti?”
Lontani nella brezza arrivano i rintocchi di una campana. Proseguo oltre un roseto guardando il pozzo coperto, le finestre murate, le stalle crollate e in rovina. Tutto appare in sfacelo, abbandonato da lunghissimo tempo.
La sera che scende accresce il senso della sconfitta e della disperazione e mi avvio al ritorno.
Fra i vecchi meli contorti incontro una donna dai colori dell’autunno.
(Per gentile concessione dell'Autore)

1 commento:

  1. Un racconto descrittivo che ha la caratteristica del frammento. Molto evocativo. Il senso di morte e di sfacelo si percepisce quasi con i sensi. Bravo!

    Giuseppe Novellino

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