
Non
mi pareva vero, avevo quasi raggiunto la cima ed ero felice come un
bambino che muove i primi passi. Per arrivare fin lassù l'escursione
non è stata affatto semplice anzi, ho dovuto assistere alla perdita
dei mie due compagni di cordata, impotente e impassibile. Prima uno e
poi l'altro li ho visti precipitare in fondo a quel crepaccio. È
stato orribile. Loro imploravano aiuto ed io li osservavo sconcertato
e confuso senza muovere un dito. Poi come se niente fosse ho
arrotolato la corda, ho messo lo zaino in spalla e ho proseguito il
cammino.
Ad
ogni passo che facevo pensavo ai due disgraziati e alla loro tragica
fine, ma io sentivo il bisogno quasi mistico di andare avanti, come
se una forza irresistibile mi spingesse da dietro. Il sole era alto e
cocente e quasi le mie gambe stavano cedendo alla tentazione di
afflosciarsi e riposare. Mancavano ormai pochi metri alla guglia in
granito, simbolo della vetta che stavo scalando e già il mio cuore
aveva raggiunto il picco delle palpitazioni. Non avevo più saliva in
gola, ma il traguardo era ormai prossimo e mentre mi stavo
pregustando l'idea dell'impresa personale, già immaginavo i titoli
sui giornali: Trio
di alpinisti tenta l'impresa impossibile, solo uno ce la fa.
Pensavo
alle interviste e alle comparsate nei vari talkshow e tutto ciò mi
stava gasando portandomi a toccare quasi il cielo con un dito. Ero
proprio a due passi dalla croce e intravedevo già il riflesso del
sole che rimbalzava sul metallo del simbolo cristiano.
Un
ultimo sforzo, e tutto avrebbe avuto finalmente un senso. Stavo per
toccare il basamento della croce, quando da dietro sento afferrarmi
un piede, e con forza sovrumana tirarmi giù. Non potevo credere ai
miei occhi, stavo scivolando sempre più in
fondo e non capivo chi o cosa mi stesse afferrando. Vedevo la cima
allontanarsi sempre più, cominciai ad urlare, a implorare aiuto,
cercando qualche appiglio tra i sassi e le sterpaglie ma tutto pareva
essere contro di me. A un certo punto mi blocco rimanendo sospeso a
mezz'aria. Sono appeso ad una corda e non posso né scendere né
salire. Poi guardo in basso, giù nel crepaccio e intravedo due corpi
accasciati l'uno accanto all'altro: sono i miei due compagni di
cordata. Cerco con le poche forze che mi rimangono di arrampicarmi
fino al ciglio del burrone, sto quasi per mettermi in salvo quando ai
miei lati vedo due corde perfettamente tirate.
Qualcuno
sta salendo! Mi sta raggiungendo! Ora li vedo, sono
loro...ma
com'è possibile?
I
miei compagni erano lì accanto a me, stavano salendo così
rapidamente che non mi sembrava realmente e umanamente possibile.
Cercavo di fuggire ma invano, uno di loro mi addenta un piede e non
lo molla, sentivo la pelle strapparsi di dosso; urlavo agonizzante
dal dolore, forse l'unica via di fuga sarebbe stata quella di
tagliare di netto le corde dei compagni. Li avrei condannati a morte
una seconda volta, ma ciò non rappresentava ormai più alcun
problema. Sfoderai il mio inseparabile coltellino Opinel dalla guaina
e con un colpo secco separai la corda del primo compagno in due
parti, poi mi voltai di lato e feci la stessa cosa col secondo
compagno.
Li
vedevo precipitare giù nel crepaccio, destinati inesorabilmente a
soccombere negli inferi della terra, nessuno li avrebbe mai più
trovati. Mentre mi pregustavo tutto ciò, un moschettone mi colpì
una mano, poi di seguito una piccola manciata di sassi mi franò
addosso. Alzai la testa e vidi moschettone dopo moschettone,
staccarsi dalla roccia ogni appiglio che mi consentiva di rimanere
sospeso a mezz'aria come un salame. Vidi che la mia corda era legata
incomprensibilmente con le altre due; il cuore mi salì in gola,
mentre vedevo cadere i due disgraziati mi rendevo conto che
precipitavo insieme a loro.
Ero
spacciato, condannato dal mio stesso cinismo e dal desiderio
insanabile di arrivismo.
Prima
di schiantarmi al suolo girai l'Opinel verso di me, e...
Bel racconto, scritto bene, avvincente.
RispondiEliminaSono valtellinese e ho apprezzato questo racconto fantastico sulla montagna. La storia di una impietosa e arcana nemesi che si consuma nel panorama incantato delle vette e delle pareti rocciose. Bello e incalzante nel suo ritmo.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Ti ringrazio...sono di Gorgonzola ( paese della primissima provincia milanese) ma ciò non toglie il fascino che la montagna a volte esercita su di me pur non frequentandola così spesso.
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