
Certo,
al giorno d'oggi nessuno potrebbe più fare a meno dei Tremolanti.
Tutta la nostra vita, senza di loro, tornerebbe complicata come
all'età della pietra.
Prendete
le comunicazioni, per esempio; prima dei Tremolanti ci si doveva
affidare a complicati aggeggi elettronici, che spesso non
funzionavano nemmeno troppo bene. Adesso invece basta affidare il
messaggio al primo Tremolante che vi capita a tiro, comunicargli il
destinatario, e potete essere certi che questi lo riceverà nel giro
di qualche millisecondo.
Oppure,
prendete gli incidenti! Con il loro sesto senso, i Tremolanti sono in
grado di prevenire qualunque inconveniente; quando un’altra vettura
si dirige troppo veloce verso il vostro stesso incrocio, se un
Tremolante si trova nei paraggi (e potete star certi che qualcuno di
loro è sempre nei paraggi) vi dirà immediatamente di rallentare. Se
un piolo della scala su cui vi trovate sta per cedere all'improvviso,
un Tremolante se ne accorgerà prima di voi e ve lo farà sapere.
E
questi sono solo esempi... scommetto che se sparissero, la gente non saprebbe più come fare. L'umanità si è
talmente abituata a loro, da far sembrare impossibile che un tempo
vivessimo senza di loro.
Eppure
non è poi da tanto che li abbiamo importati da Marte. Non da
abbastanza, almeno, perché il ricordo di come si viveva prima sia
andato perso; sopravvive ancora, infatti, nella memoria di qualche
anziano. E neanche eccessivamente anziano; avevo ventisei anni quando
furono scoperti, e nonostante mi sia lasciato indietro la parte
migliore della vita, non mi sento ancora decrepito.
Vi
dirò di più; io ero là quando li trovammo. Facevo parte di quella
famosa spedizione. Più avanti si preferì non parlare in maniera
troppo dettagliata di quell'episodio, perché le solite teste d'uovo
pensavano avesse un impatto negativo sull'integrazione. Ma io c'ero,
ricordo, e ora voglio raccontare come andarono esattamente le cose.
Era
la prima metà del secolo scorso, il trentasei mi pare, quando
montammo sulla nostra astronave, la vecchia Mars-Attack, che Dio
l'abbia in gloria, e partimmo per Marte.
La
spedizione era composta da un centinaio di uomini; una ventina
formavano l’equipaggio, tutti gli altri erano tecnici. Lo scopo era
di eseguire le prime rilevazioni geologiche su grossa scala. Ci
interessava soprattutto verificare la presenza di acqua e di metalli,
ma dai dati che avremmo riportato, sarebbe dipeso anche tutto il
progetto di terraformazione di Marte.
Eravamo
carichi come non mai; il suolo marziano fino a quel momento era stato
visitato solo da sonde e robot, noi saremo stati i primi a lasciarci
le impronte degli scarponi.
Sul
viaggio c’è poco da dire; fu lungo e noioso, soprattutto per noi
tecnici minerari che a bordo non avevamo nulla da fare. Ma quando
giunse il momento di atterrare eravamo tutti su di giri, tanto che mi
meraviglio ancora della freddezza dell'equipaggio; la Mars-Attack si
posò a terra senza uno scossone. Ci precipitammo subito a indossare
le tute, poi corremmo come forsennati verso la camera di
decompressione.
Gli
ordini erano stati chiari a riguardo, ma noi eravamo come ubriachi e
niente e nessuno sarebbe riuscito a tenerci chiusi nei nostri
alloggi; finì che quelli che in teoria sarebbero dovuti uscire per
primi, cioè i membri dell'equipaggio, arrivarono che noi eravamo già
sciamati tutt'intorno.
Avreste
dovuto vedere che scena! Sembravamo un gregge di pecore impazzite;
chi gironzolava con lo sguardo perso nel cielo, chi correva qua e là
cercando di fare un po' d'ordine. Un gruppetto di tecnici delle
perforazioni era impegnato a contendersi il primo trofeo "John
Carter" in una gara di salto in lungo. Un tizio che non
riconobbi, correva su per una collinetta, deciso a piantare il suo
stendardo nel punto più elevato.
A
un certo punto, non ricordo chi fu il primo ad accorgersene, ci
trovammo circondati da una quantità di figure tremolanti, i
Tremolanti appunto. Solo che fino a quel momento nessuno ne aveva mai
sentito parlare, e non ci parvero affatto innocui e rassicuranti,
come invece sarebbero stati valutati in seguito.
Dovete
provare a mettervi nei nostri panni; per quanto ne sapevamo, Marte
era un pianeta più che disabitato, era sterile. Nessuna delle sonde
aveva mai mostrato fenomeni di quel tipo, e sì che esistevano
migliaia e migliaia di ore video della superficie del pianeta! Quelle
apparizioni ci avevano colto completamente alla sprovvista e non
sapevamo cosa pensarne Ma il peggio doveva ancora venire.
Le
figure, che dapprima apparivano come vaghi addensamenti d'aria,
diventarono più consistenti (non troppo, ma già conoscete i
Tremolanti), e cominciarono ad assumere contorni umani. Le forme si
facevano sempre più definite e tutti, senza eccezione, iniziammo a
riconoscerci le sembianze di parenti o amici lasciati sulla terra. Il
fuggi fuggi generale però, prese il via quando qualcuno riconobbe,
nelle fattezze di quelle figure eteree, il volto di qualche caro
defunto.
Se
l'uscita dall'astronave era stata caotica, il rientro, anche grazie
alla gravità inusuale, lo fu almeno dieci volte tanto; nel panico
generale vidi gente cadere ed essere calpestata dai propri colleghi.
Il motorista Olsen e il navigatore Bontempi si scontrarono, con una
zuccata che lasciò entrambi storditi a terra. Fu solo grazie al
coraggio del vecchio Sergeant se furono riportati a bordo; fosse
stato per noialtri, li avremmo abbandonati su Marte senza pensarci
due volte.
La
buonanima del comandante Lucy Chen ordinò il decollo immediato, e
solo una volta al sicuro, lassù in orbita, tenemmo una riunione per
decidere il da farsi. Dato che nessuno aveva intenzione di rimettere
piede sul pianeta, finì che ce ne restammo a girare intorno a Marte
finché la Terra non si trovò in una posizione favorevole per il
ritorno. Qualche tempo dopo i capoccia terrestri organizzarono una
spedizione di contatto e, beh... sapete tutti com'è andata finire.
Personalmente
sono stato uno dei pochi abitanti della terra a rifuggire qualunque
contatto con i Tremolanti, e non me ne sono mai pentito. Basta
guardarsi attorno per vedere che da quando sono tra noi, l'umanità è
entrata in una fase di profonda decadenza. E non si tratta di una
questione che si avverte solo nella società, nei grandi numeri, è
una decadenza che riguarda anche singoli individui.
Qualcuno
la spiega col fatto che, siccome i Tremolanti fanno tanto per noi,
non abbiamo più bisogno di darci da fare e ci stiamo rammollendo;
sciocchezze! Checché ne dica il mio psicologo, cioè che nutro una
profonda avversione verso i Tremolanti per colpa di quel primo
impatto traumatico e bla bla bla, io sono di un altro avviso.
Credo
che i Tremolanti, con lo stesso sistema che usano per comunicare
telepaticamente, risucchino le nostre energie psichiche per
nutrirsene. Guardatevi attorno, osservate con attenzione e valutate
se non ho ragione. Ora, se non altro, mi sono messo in pari con la
mia coscienza; ho detto quello che da tanto tempo mi rodeva il
fegato. Ho fatto tutto quello che potevo fare.
E
sappiate che quando le cose peggioreranno, uscirne sarà ancora più
complicato. Tenetelo bene a mente; io vi ho avvertito.
Un racconto-riflessione. Buon esempio di narrativa fantascientifica... La copia di Nuove storie dallo spazio ti è arrivata, Sauro? Non appena l'avrai, mi aspetto un tuo giudizio sul libro da pubblicare qui, sul blog. Ciao.
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