Sono da poco tempo venuto ad abitare in questo
villaggio.
È una località tranquilla, senza niente di
interessante nei dintorni. Non ci sono bellezze naturali, né
storiche, né paesaggistiche. La campagna si stende piatta intorno a
noi e il villaggio è formato da casette più o meno uguali.
Forse l’unica cosa bella qui è il roseto che
appartiene alla casa dei miei vicini.
La casetta è color bianco ed è abitata da tre
vecchietti, due fratelli e una sorella. Davanti alla facciata ci sono
tre cespugli di rose, vecchi e rigogliosissimi. Non sono un esperto
di fiori, ma non avevo mai visto prima rose così belle e grandi.
Una mattina noto che il cespuglio al centro appare
ammalato; fiori e foglie sono appassite ed è evidente che la pianta
sta soffrendo. Dopo alcuni giorni i petali cadono per terra e in
circa una settimana l’arbusto diventa secco, con i rami gialli.
La vecchia Ida, che tutti i giorni innaffia le rose, si
mostra molto dispiaciuta.
Ma un’altra disgrazia, molto più grave, colpisce la
casa. Le finestre sono chiuse questa mattina e vedo arrivare gli
uomini delle pompe funebri. Poco dopo vengo a sapere che Giuseppe, il
fratello più anziano, è morto di infarto questa notte.
Conosco poco i miei vicini ma, per cortesia, alcuni
giorni dopo partecipo al funerale.
Durante i mesi estivi quando apro le finestre al mattino
resto ad ammirare le rose che spiccano come arabeschi colorati sullo
sfondo bianco del muro. La vista del roseto in fiore mi dà un
piacere vivo come la visione di un quadro o l’ascolto di una
musica.
Poi col passare del tempo, il cespuglio di destra
diventa raggrinzito; i petali cadono, i rami si piegano…. Forse
qualche parassita sta divorando le radici della pianta.
Quando il cespuglio si secca e muore, il signor Arturo
lavora sotto il sole tutto il giorno per sradicare la pianta, portare
via i rami e livellare il terreno.
Quella fatica è stata eccessiva per il vecchio Arturo,
poiché adesso egli si trova a letto ammalato di polmonite. Pochi
giorni dopo vengo a sapere che l’uomo è morto.
Adesso è rimasto un solo cespuglio di rose e mi consolo
a guardarlo. Ho perfino trasferito la mia scrivania vicino alla
finestra.
Una mattina Ida mi chiama per chiedermi un favore, così
restiamo a parlare un po’. Le faccio i complimenti per le rose
stupende e per l’amore con cui le cura.
Allora lei depone l’annaffiatoio e mi fa questa
confidenza:
«Quei
cespugli li piantò nostra mamma, che aveva la seconda vista. Piantò
un cespuglio di rose per ogni figlio nato e li dedicò a noi. Quando
il primo cespuglio si seccò, mio fratello Giuseppe morì. Quando si
seccò il secondo, morì mio fratello Arturo. Adesso anche l’ultimo
cespuglio rimasto incomincia a deperire…. E anch’io non mi sento
bene…»
In realtà il roseto non è più tanto rigoglioso.
Nei giorni seguenti la pianta lentamente diventa
floscia, ingiallisce, finché si secca.
La vecchia Ida muore di aneurisma pochi giorni dopo.
Bel racconto, Sergio, come al solito. Il tuo stile è inconfondibile.
RispondiEliminaFino a una decina di anni fa, mia madre conservava una pianta grassa che aveva la mia stessa età (allora 54 anni). E mi era venuto un pensiero un po' superstizioso, cioè che la pianta fosse legata in qualche modo alla mia vita. Poi la pianta morì... e io sono ancora vivo e vegeto, ringraziando Dio. Questo nella realtà. Ma nei racconti, soprattutto in quelli fantastici, ne possono capitare di tutti i colori... come in questo bellissimo racconto, scritto con elegante semplicità.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino