Faccio un tuffo dal cinquantasettesimo piano del
grattacielo. Dopo un breve volo, atterro elegantemente sul selciato con le
punte dei piedi unite. Attraverso la strada.
Il conducente del camion non mi vede (è impossibile
che mi veda, solo una persona particolarmente sensitiva in un notevole stato di
tensione emotiva riuscirebbe a vedermi), e mi viene tranquillamente addosso.
È una cosa che mi sconcerta ancora adesso, ma il
camion mi passa attorno come fosse fatto di aria. Ho solo una fuggevole visione
dello spaccato del motore, della cabina di guida, del conducente al disopra
della mia faccia a qualche decina di centimetri in linea d'aria, che guida il
mezzo co lo sguardo fisso davanti a sé, poi il carico fatto di lunghi tubi metallici.
Infine mi ritrovo nel mezzo della strada.
Certo, è piacevole starsene comodamente disteso
galleggiando a mezz'aria, ma è una seccatura non poter parlare con la gente e
non poter toccare le cose.
Faccio un salto (si, proprio un salto) al secondo piano
di quello stabile e passo oltre la porta (chiusa).
C'è un tale che sta leggendo un libro che mi sembra
interessante.
Mi siedo dove è seduto lui (intendo dire proprio sulla
stessa sedia, sovrapposto) e mi metto a leggere anch'io. Peccato che questo legga
più lentamente di me, è lievemente fastidioso quando ho finito la pagina dover
aspettare che lui la volti, ma per il resto non ci sono problemi.
Però qualche volta sono stufo e annoiato da non
poterne più, di questa quasi vita incorporea e invisibile.
Potrei camminare giorni e giorni senza stancarmi (non
ho un corpo da portarmi appresso), non ho bisogno di mangiare né di bere né di
dormire, non soffro la fame, la sete, il freddo, il caldo, il sonno, il dolore.
Potrei passare perfettamente indenne attraverso un'esplosione nucleare.
Ma contro la noia non posso fare nulla.
Non tutti muoiono allo stesso modo. Non a tutti tocca
lo stesso destino dopo la morte.
Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe
toccato proprio a me che per tutta la vita sono stato un materialista convinto
e scettico nei confronti di qualsiasi credenza nel soprannaturale, di diventare
un fantasma?
Molto bello questo breve racconto di Fabio. Come definirlo? Racconto fantasy, weird, fantascientifico? Senz'altro un racconto fantastico con evidenti sfumature ironico-umoristiche.
RispondiEliminaBel racconto weird, detto da un fantasma ad un altro fantasma
RispondiEliminaLe considerazioni di un fantasma. Assumere il suo punto di vista è molto interessante e, direi, piacevole. Il racconto descrive una condizione di esistenza con tanta efficacia, semplicità e concretezza che la rende plausibile. MI sono facilmente immedesimato nel personaggio, tanto da volerne sapere di più sul suo stato. Quindi è un racconto davvero riuscito che potrebbe essere dilatato con altri aspetti riguardanti la vita precedente e quella attuale del protagonista.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Davvero interessante questo racconto. Ha la giusta cadenza che piacevolmente porta alla conclusione, senza peraltro rivelarne la natura.
RispondiEliminaDanilo Concas
Gran bel blog questo!
RispondiEliminaRispondo io per tutti: Grazie, Enrico!
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