La lugubre abitazione era
illuminata dalla debole luce di una candela. Egli poggiò il candelabro sul
pavimento, spostò, trascinandolo, il letto, e chiuse la porta. Depose gli
strumenti per cacciare i fantasmi vicino alla candela. Si chinò su di questa e
soffiò. La fiamma si spense ed egli riuscì a vedere la punta rossa dello
stoppino e il fumo denso trasformarsi in una figura fosforescente emanante un
odore di sostanza grassa. Temette gli incubi di sempre. Si coricò. Le spalle rivolte
al vuoto della stanza, provò le stesse paure di quando era bambino: qualcosa
che si nascondeva sotto il letto; una mano che cercava di toccargli la testa;
un respiro freddo sul collo; un odore nauseabondo; qualcuno che lo scopriva
bruscamente. Mezzo assonnato, sentì che lo stavano chiamando. Dischiuse le
palpebre e vide che la figura fosforescente lo assorbiva, con la stessa forza
con cui è risucchiato il genio di una lampada.
(Traduzione
dallo spagnolo di Paolo Secondini)
Bello e intenso questo racconto di Eduardo, che salutiamo di nuovo sulle pagine di Pegasus.
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento, Paolo. Un abbraccio da qui, Argentina.
EliminaSuggestivo, riesce a dilatare la storia costruendo un piccolo mondo emozionalmente coinvolgente.
RispondiEliminaFabio Lastrucci
Grazie, Fabio Lastrucci.Lindo commento.
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