martedì 1 dicembre 2015

OLTRE LA SBARRA di Giuseppe C. Budetta


Una voce mi avvisava con autorità, come un annuncio dall’altoparlante nelle stazioni dei treni:
“Questo è quasi un sogno.”
Un improvviso fragore si diffuse ovunque. Non molto distante da sopra la mia testa disperata per altro, un elicottero da guerra statunitense (lo si capiva dalle insegne) scese in picchiata, sollevando terriccio e sassolini che schizzarono dovunque. Mi riparai la bidimensionale faccia col braccio.
Dall’elicottero, partirono dei colpi di mitra qua e là, senza colpirmi. Già, se uno dei proiettili mi avesse trapassato che sarebbe accaduto?
Ero una semplice figura onirica, trasparente alquanto. Che poteva accadermi di più? L’elicottero – si trattava di un Cobra da combattimento, di quelli usati dagli USA nel conflitto iracheno degli anni Novanta del Novecento – virò verso una livida striscia di orizzonte, al di sopra di tozzi e brulli cocuzzoli, scomparendo alla fine. Il fragore andò via via attenuandosi, fino a che prevalse l’eterno silenzio di prima. C’era un prima ed un poi? Un uomo sul metro e novanta, un vero marine compreso la divisa con elmetto da battaglia, armato di tutto punto, mi avvertiva in inglese (lingua che da sveglio conosco) di fare attenzione perché a pochi chilometri c’era un posto di blocco e se non mi trovavano tutto in regola non l’avrei passata liscia.
Feci cenno di sì e il soldato coi gradi di caporal maggiore, si ecclissò dentro una delle tante forre che segnavano dall’alto in basso le desolate alture. Tra me e me dissi: “Che significa tutto questo?”       
Quasi intuendo ciò che mi chiedevo, un omino ben vestito, con giacca e cravatta, la barba rasata e i capelli a posto anche se radi, spuntò dall’interno di una delle tante grotte e spiegò:
"Qui, c’è l’eco della terra e dei suoi eterni conflitti. Dicono che truppe congiunte arabe stiano invadendo la parte sud della Sicilia, intenzionate a conquistare Roma.”
Di rimando:
“E gli USA? E gli altri Paesi europei?”
“Se ne fottono.”
“Mi fa piacere… prima o poi, toccherà anche a loro.” 
“Il soldato che poco prima ti ha parlato è del terzo battaglione di fanteria USA e combatte la guerriglia contro gl’iracheni, fedeli al vecchio regime, alleatosi, in queste lande desolate con l’ISIS. Attenzione, che se uno dell’ISIS ti vede, ti annulla all’istante.”
“In che senso, scusa?”
“Ti fa a pezzi con la sua arma, ultimo modello.”
“Quale arma?”
“Si tratta di strani congegni che generano onde elettro-magnetiche. Pistole speciali che formano intensi campi elettromagnetici e che assorbono per breve raggio, il campo bidimensionale in cui ciascuno di noi si muove e vive questa residuale esistenza. Caro mio, non lo sapevi? Siamo come i pesci in una brocca di vetro. Ci muoviamo all’interno di uno speciale campo bidimensionale. Chiamalo sogno, chiamalo aldilà, il risultato è lo stesso. Se la brocca si rompe, chi ci sta dentro, scompare per sempre.”
“Che bella cosa.”  
Ridendo per il mio sconforto, l’omino che poteva essere stato di mezza età al momento del trapasso in quella specie di aldilà, mi aveva consegnato un fogliettino colorato. Mi aveva detto:
“È un invito. Stasera, alle venti del nostro orario ultraterreno, c’è in piazza una conferenza sulla sanità in Toscana. Parlerà l’assessore regionale alla sanità.”   Mi venne spontanea la domanda, anche se depresso al massimo:
“E io che c’entro? Anzi, che c’entriamo noi con la sanità toscana?”
“Tanto per distrarsi un poco. Tanto, le cose vanno per loro conto. Come sempre.”
“E’ come quando seguivamo queste cose della politica per tivù da vivi, sulla terra.”
“Vedo che hai capito. L’assessore parla, riferisce cose che più non ci riguardano e noi facciamo finta di ascoltarlo con interesse. Comunque, qualcuno ancora in vita sulla terra che c’interessa, per esempio un figlio, la moglie rimasta vedova…più o meno tutti ce l’abbiamo e quindi, un certo interesse ce l’abbiamo. Poi, siamo stati di carne ed ossa e quindi, non del tutto estranei agli eventi terreni. Uno si distrae, ricordandosi del vero mondo, quello tridimensionale.”
Avevo riposto nella bidimensionale tasca il bigliettino dell’invito. Gli avevo detto grazie e lui di conseguenza si era ecclissato nella rispettiva grotta, come un mollusco sotto il rispettivo scoglio. Gli gridai, sperando che riemergesse dall’antro e mi fornisse altre spiegazioni. Dovevo capire. Le sorprese anche nell’aldilà problematico non mancavano:
“Il Giudizio Finale di Giotto che sulla Terra ho da poco ammirato dov’è finito?”
Nessuno rispose. Gridai più forte:
“Se uno è stato buono o stronzo, è la stessa cosa? Nessuno è qui preposto per il giudizio estremo, quello che una volta emesso è intangibile?”
Rispose la voce di un grande saggio, tipo Socrate o Platone, o Aristotele, o tutti e tre fusi insieme. Da dietro una rupe, dunque disse:
“Ascolta, sono un saggio e ti dico che l’eternità va ripetuta, le generazioni cambiano, gl’individui sono transeunti e nulla si ferma, persino l’eternità. Non c’è un Giudizio Finale definitivo: qui tutto è opinabile e passeggero, anche se nell’apparenza nulla si muove e muta.”
Da un grottino propinquo, una nuova vocina emerse con un’unica, ma assai efficace parola, non so se diretta a me o al saggio:
“Non rompete.” 
Subito dopo la mia meraviglia, risposi con fermezza, come a sparare nel buio:
“Calma.” 
Una nuova voce tossicchiando gridò:
“Le cose che tu dici in questo posto non contano più.”  
Venne avanti un altro omino, alquanto depresso in faccia, sbucato da una delle tante forre in semibuio permanente. Vestiva con pantaloni di lana grigio-chiaro, giacca a due bottoni, aperta sulla pancia debordante e a quanto vidi, scarpe nere e ben lucidate a mano. Mi disse, ragguagliandomi alquanto:
“Vedi? non andare da quella parte.”
Col dito m’indicò delle basse alture verso est. Disse:
“Lì c’è lo sbarramento.”
“Che sbarramento. Anche qui ci sono i confini.”
L’omino fece un fischio e con la mano pendula come un orologio a muro fece intendere di sì, e come! Disse:
"Da quelle parti, c’è la sbarra. Può oltrepassarla chi in terra ebbe un reddito medio di un milione di euro all’anno.”
“E gli altri?”
“Vanno girovagando come te, o s’infilano in una forra e lì rimangono come me.”
“Che c’è oltre lo sbarramento?”
L’omino disse chiaro e tondo:
“Il paradiso.”
Nel sogno mi sembrò di non aver udito bene:
“Che?”
“Oltre lo sbarramento, c’è il paradiso, ma solo per chi superava un dato reddito da vivo. Oltre la sbarra, ci sono belle donne, divertimenti, spiagge deserte, bungalow, yacht, casinò.”
Mi misi a ridere:
“Donne? E che ci fanno con le donne?”
Risposta pronta:
“Ci convivono.”
“Come?”
“Lì, ma solo nel paradiso, c’è la tridimensionalità. Qui no.”
“Incredibile.”
“OK?”
“Suppongo che questo è l’inferno.”
“Logico.”
“E il purgatorio?”
“Non c’è una netta linea di demarcazione purgatorio – inferno.”
L’omino si scocciava, disse ciao e sparì nella sua forra più sconsolato di prima.   Ci fu il silenzio assoluto, come quando non si muove una foglia. Nessuno più si udiva, né su quella specie di suolo grigiastro, né nel livido cielo. L’elicottero da guerra volato via, oltre la catena quasi regolare di calve colline, appena schiarite da un lucore verdognolo e statico.   La voce di prima mi avvertiva:
“Ora svegliati.”
Sbadigliando, aprii gli occhi. Mi ricordavo dello strano sogno che a dire il vero, sembrava più una visione, un breve trapasso in una angosciosa nuova dimensione.

 

1 commento:

  1. La tridimensionalità è appannaggio solo dei milionari, come il paradiso terrestre. Gli altri (the others) sono pure apparenze, relegati nella bidimensionalità.

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