«Chissà perché, M’Disa, gli umani, maschi e femmine,
si congiungono a volte con le labbra?»
«Non saprei, M’Dum. Forse è un modo di comunicare.»
«No, non credo. Al contrario di noi, che usiamo pura
energia telepatica, essi, per comunicare, emettono suoni, rumori, che non
sempre fuoriescono dal loro organismo allo stesso modo.»
«Sì, sì, hai ragione! A volte sono bassi, dolci,
appena percettibili, altre volte, invece, forti, rochi, perfino assordanti.
Credo che la variazione di tono dipenda dal peso
di quanto, in momenti diversi, essi intendono trasmettere.»
«E quel liquido chiaro, M’Disa… quel liquido chiaro,
incolore, che sgorga talora dai loro occhi? Che spreco! Sul nostro arido Humel
c’è la pena di morte per chi, senza un motivo, fa sciupo di liquido che,
scarseggiando all’esterno, ricicliamo continuamente con un complesso processo
interno al nostro organismo.»
«E che dire, M’Dum, del loro battere violentemente
mani e piedi gli uni sul corpo degli altri? O dello scagliarsi contro, con
arnesi esplosivi, piccole capsule di metallo, le quali, penetrando nei loro
corpi, causano la fuoriuscita di un altro tipo di liquido, di colore rosso?»
«Oh, hanno proprio stranissime usanze gli umani!»
«È vero!»
«Sono felice di
essere nato su Humel, di essere un humeliano.»
«Anch’io sono felice, e fiera. Ma fino a quando
dovremo tollerare sul nostro pianeta la presenza di questi intrusi?»
«Non lo so! È certo che gli umani rappresentano un
grave pericolo per noi; un pericolo che, a volte, viene direttamente dai loro
organismi, altre volte dai grossi e strani macchinari di cui si servono per
trivellare o scavare il suolo di Humel, come cercassero qualcosa.»
«Già!... Oh! Ecco uno di quegli umani… Si avvicina di
corsa, saltellando… Ma… ma… Viene verso di noi… Attenta, M’Disa, attenta!
Scansati, scansati!…»
«Grazie, M’Dum, di avermi avvisata in tempo. A momenti
restavo schiacciata – come purtroppo è accaduto a molti dei nostri simili –
sotto i durissimi arnesi che infilano
ai piedi per camminare… Grazie ancora. Ti sarò per sempre riconoscente.»
«Avresti fatto lo stesso per me, M’Disa. Ne sono
sicuro.»
E i due coleotteri alieni pensarono bene di
eclissarsi, nello stesso momento, tra la gialla, arida sabbia di Humel, dove,
più che all’esterno, potevano stare al sicuro.
Bel raccontino nel perfetto stile del celebre "La sentinella". Interessante il fatto che siano degli insetti fastidiosi a commentare il comportamento, a volte fastidiosissimo, degli umani. Incisivo, scritto in modo asciutto e impeccabile.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Racconto breve e col cambio di prospettiva. La tecnica migliore, secondo me, per scrivere fantascienza.
RispondiEliminaDanilo Concas