Era giunto il momento di tornare. La nave non accendeva i motori e
Cristoforo pensò che sarebbe stato più facile con le vele alzate e un vento
buono, come in altri tempi.
Dall'altra parte del mondo conosciuto, aveva scoperto le terre vergini, se terra si può chiamare un suolo ricoperto d'oro e argento. Quello sarebbe potuto essere un verziere, ad aver gli occhi buoni per trovare terreni arabili, mani per piantare e schiene forti per caricare.
Cristoforo fece ritorno a casa e parlò della sua scoperta. Poco più tardi, arrivarono su Marte i robot a ridurre in schiavitù qualsiasi tipo di vita che avesse mani, occhi o schiena.
Così, il nuovo mondo si trasformò in un campo di battaglia e i morti concimarono la terra.
Dall'altra parte del mondo conosciuto, aveva scoperto le terre vergini, se terra si può chiamare un suolo ricoperto d'oro e argento. Quello sarebbe potuto essere un verziere, ad aver gli occhi buoni per trovare terreni arabili, mani per piantare e schiene forti per caricare.
Cristoforo fece ritorno a casa e parlò della sua scoperta. Poco più tardi, arrivarono su Marte i robot a ridurre in schiavitù qualsiasi tipo di vita che avesse mani, occhi o schiena.
Così, il nuovo mondo si trasformò in un campo di battaglia e i morti concimarono la terra.
Interessante questo Cristoforo Colombo in versione fantascientifica. Brava come sempre Adriana.
RispondiEliminaCristoforo Colombo alla scoperta di un vero nuovo mondo. Interessante come, in poche righe, il racconto ripercorre l'avventura del grande genovese in chiave extraterrestre e introduce pure la problematica dello sfruttamento del nuovo territorio scoperto e conquistato, che si ripete implacabilmente come nella storia ufficiale.
RispondiEliminaDue sono le cose che mi hanno colpito: la navigazione a vela per necessità (come "ai vecchi tempi") e l'ultima frase, tra l'epico e il tragico.
Giuseppe Novellino
Bella questa idea di coniugare conquista delle Americhe e spazio. Data la qualità della scrittura e la brillantezza dello spunto, meriterebbe uno sviluppo più ampio. In ogni caso, nella sua brevità è perfetto.
RispondiEliminaFabio Lastrucci
Breve ed evocativo. Bel racconto.
RispondiEliminaDanilo Concas
Conosco bene questo testo formidabile di Adriana Alarco de Zadra (che mi diede l'onore di inserirlo nel blog "Il Sogno del Minotauro"). È un racconto doppiamente bello: per l'efficacia spiazzante della sua brevità, e per la traduzione della stessa Autrice, di grande equilibrio e evocazione. Grazie Adriana, come sempre, per le tue parole. Ci insegni che scrivere non è solo raccontare...
RispondiEliminaBella fantasia con un finale schietto e preciso. Complimenti!
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