«Stai tremando?» ella cercò
la sua mano per accarezzarla.
Nello spazio di tempo tra la
domanda di sua moglie e la risposta, nella mente di lui si susseguirono alcune
scene. Ne fu, insieme, attore e spettatore: si vedeva tremare dal freddo sulla
slitta – mentre i suoi fratelli godevano nel costruire un pupazzo di neve – e non
poteva cantare al sole con l'ottimismo e la gioia di una cicala. Non
vedeva un sorriso riconoscente nei suoi genitori, né un dolce bacio sulle
labbra di sua moglie, né un abbraccio alla partenza dei suoi figli, né una
carezza sulla testa dei suoi nipoti.
«Sì,» rispose, «sto
tremando.»
E immediatamente la mano
pietosa di sua moglie gli toccò la pelle aderente alle ossa.
Sperò che quella carezza potesse
risolvere ogni cosa.
Sera. Troppo tardi.
Lui si coprì il viso,
rannicchiandosi sotto le fresche lenzuola.
(Traduzione dallo spagnolo di Paolo Secondini)
Suggestivo racconto, quello di Eduardo, che salutiamo cordialmente.
RispondiEliminaGracias, Paolo, por tu hospitalidad. Un abrazo.
EliminaQuesto è quello che io chiamo un racconto "aiku", dove in un breve spazio vengono gettati i semi per un'infinità di interpretazioni. Un po' difficile da leggere.
RispondiEliminaDanilo Concas
Gracias por tu opinión, Danilo. Saludos.
EliminaLo trovo enigmatico e nello stesso tempo accattivante. Mi ha colpito il comportamento di abbandono del protagonista, non solo alla sollecitazione di lei, ma anche ai suoi stessi ricordi. Mette addosso un senso di malinconia e una sottile angoscia. La prosa poetica, orientata a una sorta di ermetiso prosastico, lo rende affascinate.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Gracias, Giuseppe, por la lectura y los comentarios. Saludos.
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