VENGHINO,
SIGNORI, VENGHINO,
per
poche miserabili gocce potrete avere autentiche sensazioni, non
quello stupido surrogato di immagini che vi rifilano ogni giorno, ma
vere, verissime sensazioni d'altri tempi, di tempi felici, percezioni
che vi manderanno in visibilio. Pensate, potrete provare il piacere
dell'amore, l'estasi della droga, il morso della frusta, senza poi
parlare dei gusti particolari. Avete soltanto da scegliere.
MAGIC
SENSATION è il miglior computer del mondo. Ed è a vostra
disposizione per una miseria. Non c'è trucco né inganno.
Potrà
sembrare assurdo, ma nessuno vi toccherà davvero né dovrete toccare
voi qualcuno. Conservate le tute anti-tatto, tenete pure attivi gli
apparecchi medico-sanitari. Dovrete soltanto inserire nel vostro
casco lo spinotto cerebrale di MAGIC SENSATION.
VENGHINO,
VENGHINO,
vi
sembrerà di TOCCARE gli altri, vi sembrerà di TOCCARE gli oggetti A
MANI NUDE. O ADDIRITTURA DI ESSERE TOCCATI SENZA ALCUNA PROTEZIONE.
Reprimete il disgusto e provate. L'apparecchio è sterilizzato e ogni
spinotto, dopo l'esperienza, viene distrutto. Non c'è rischio di
funghi, batteri o virus.
Lei...
lei, signore. Bravo… finalmente una persona che vuole godersi la
vita. Venga, venga pure, s'accomodi, segua le luci gialle così non
si perderà nello smog. Un solo particolare, il biglietto. Bene, apra
il rubinetto collegato alla vena... non indugi... e pensi alle
meraviglie che sta per assaporare, le costa soltanto un decimo di
litro di sangue, di buon sangue.
Cosa?
Ha scelto? Bene, benissimo, magnifico. Si accomodi e buon
divertimento.
Si
trovava su un'isola assolutamente deserta tranne che per la presenza
di una donna. Era di una bellezza straordinaria. Oh, non che lui
ricordasse esattamente come fosse fatta una donna, o che avesse
chiaro il concetto di bellezza, ma sapeva che quella donna era molto
attraente. Le si avvicinò per guardarla meglio. Lei sorrise e,
quando meno se lo sarebbe aspettato, si tolse di dosso l'esile
vestito restando nuda. Nuda? Doveva essere una pazza o una suicida.
Stava ancora riprendendosi dalla sorpresa quando lei lo abbracciò e
lo baciò su la bocca.
Un
violentissimo conato di vomito gli salì per la gola bruciandogliela.
Dal tubo che portava fisso tra le labbra gli fu immesso nello stomaco
un composto a base di biossido di magnesio e alluminio che chetò
subito l'acidità e gli impedì di rimettere. Ma gli occhi erano
ancora sbarrati e, per prudenza, il servomeccanismo sanitario della
tuta li spruzzò di collirio nebulizzato. Eppure la mente restava in
subbuglio. L'aveva baciato. E toccato. Carne su carne, labbra su
labbra. Milioni di microbi che assalivano il suo corpo. Si sentì
pieno di prurito. Nubi di disinfettante l'avvolsero soltanto perché
il suo odore lo tranquillizzasse. Non avrebbe mai creduto che fossero
giunti al punto di creare l’effetto contatto. Corpo su corpo, senza
alcuna protezione. Era sconcertato e disgustato. Doveva esserci una
censura più severa che impedisse simili proiezioni mentali. Qualcuno
poteva impazzire.
Pigiò
il secondo tasto. La scena mutò radicalmente. Si trovava su una
strada molto lunga. Provò un senso di panico poiché la visibilità
era perfetta. Guardò in alto il cielo libero dallo smog, terso e
infinito, e l'agorafobia s'impadronì di lui. Una piccola compressa
scivolò in gola calmandolo. Gli parve di essere a una competizione
sportiva. Centinaia e centinaia di persone gli facevano ala
applaudendo e urlando. Si chiese perché fossero così accalcati
quando intorno c'era tanto spazio vuoto. Capì di colpo che erano lì
per lui. Era il primo, d’una antica competizione, e stava per
tagliare il traguardo. Primo quindi unico… unico
Un'immensa
eccitazione si impadronì di lui. Non capiva perché, ma sapeva che
giungere prima degli altri era una cosa eccitante e
straordinariamente bella. Vide lo striscione d'arrivo e la folla si
stringeva ai suoi fianchi. Riusciva egualmente a muoversi con una
certa agilità. Doveva vincere. Doveva. Tagliò il traguardo e
centinaia di persone lo circondarono. Lui urlò di raccapriccio.
Decine di mani lo toccarono, decine di uomini e donne
l'abbracciarono. Violenti brividi cominciarono a scuoterlo mentre il
cuore batteva all'impazzata.
Il
servomeccanismo gli iniettò per vena una dose bilanciata di calmante
mentre l'allarme della tuta lampeggiava sull'arancione. Era vicino al
collasso. L'uomo urlò ancora quando percepì la sensazione delle
mani, cariche di spore mortali, che lo afferravano e lo sollevavano
da terra inneggiando alla sua vittoria. Per un istante fu certo di
non farcela, poi lentamente i fluidi iniettati nelle vene
cominciarono a far effetto. L'allarme divenne giallo, poi azzurro.
Aveva superato la crisi.
Un
fastidioso cicalio gli disse che la macchina si era spenta. Tutto era
finito.
Cominciò
a respirare più regolarmente. L'impianto di condizionamento interno
faticava ad assorbire il sudore ancora abbondante del suo corpo. Ne
avrebbe estratto preziosi sali da riutilizzare. Al suo fianco una
decina di altri individui si stavano muovendo. Due non davano cenni
di vita. La lucetta laterale era sul rosso cupo. Dovevano essere
morti da poco poiché non era ancora nera. Avrebbero fatto in tempo a
prendersi dal loro corpo tutto ciò che poteva essere riutilizzabile.
Ripensando
alla precedente esperienza sentì ancora i brividi scuoterlo dalla
testa ai piedi, ma un leggero piacere gli disse che, nell'inconscio,
quell'esperienza gli era piaciuta. E non poco. Però la censura
doveva essere più decisa. Tutti quei corpi a contatto diretto…
disgustoso, orribile. Ma eccitante. Forse sarebbe tornato. Quando
sarebbe stato di nuovo in grado di cedere un decimo di litro di
sangue.
VENGHINO,
SIGNORI, VENGHINO.
Guardate.
So bene che non è possibile penetrare quei caschi luccicanti, ma vi
assicuro che nascondono volti felici, cervelli che hanno vissuto
un'esperienza unica, un divertimento inimmaginabile e presto
torneranno a provare il gusto rancido della nausea.
Nei
loro occhi allucinati…
VENGHINO
la
ruota gira, ingigantisce…
VENGHINO
ci
si sporca di tecnologia…
VENGHINO.
E
CHE NESSUNO OSI TOCCARMI!
Caro Donato, non avevo dimenticato il tuo racconto, che peraltro è molto bello, ma tenuto in archivio per molto tempo perché l'ultimo racconto di te rimastomi. Ora che l'ho pubblicato (l'ho fatto ben volentieri per non privare i lettori di una piacevole lettura) non mi rimane, in archivio, nessun segno tangibile di te. Come rimediare?
RispondiEliminaNon temere, finisco le 125 cose che ho da fare e ti seleziono un altro paio di racconti brevi.
RispondiEliminaSempre in gamba per questa tua inziaitiva che va seguita e sostenuta.
ciao
Veramente un bel racconto di fantascienza.
RispondiEliminaG.S.
Il racconto mette in risalto una società in cui i contatti umani (nel senso anche materiale del termine) sono banditi, sacrificati sull'altare di una tecnologia alienizzante. Quindi induce il lettore a riflettere non solo su un possibile futuro, ma anche su un presente che offre già elementi inquietanti. Tutto ciò nella più perfetta tradizione fantascientifica.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Molto bello.
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