Ora vi racconto
una storia che mi è capitata molti inverni fa a Sainte-Thècle, nella remota e
nordica regione chiamata Mauricie. Siccome le conseguenze dei fatti di
cui vi parlerò sono state tremende, vi prego di non dir niente a nessuno.
Una mattina di gennaio
tanto fredda che il piscio dei cani si gelava prima di toccar terra, ricevetti
una drammatica telefonata dall’amica con cui allevo cavalli. Il terrore che
vibrava nella voce di Julie mi fece rabbrividire, nonostante l’ardore della
stufa rovente. Spooky Moonlight, il puledro ultimo nato, fiore all’occhiello
dell’allevamento T-Boucly, era stato colpito da un fiero morbo : di prima
mattina, il rampollo di Silver Moonlight – indubbiamente il più bello
stallone della contea – sgambettava a fava ritta e a trentacique gradi sotto
zero. Cosa di pessimo auspicio, ovviamente.
Mi precipitai sul
posto. Il ranch sembrava intirizzito nel freddo e nel vento, un’aria di
sciagura si aggirava nei dintorni, simile a quello stramaledetto, fottutissimo
puma che bazzica ancora oggigiorno le nostre contrade, date che nessuno ce l’ha
mai fatta a stenderlo.
In un
battibaleno, mi diressi allo stabbio. Effettivamente, lo splendido puledro
appaloosa ce l’aveva duro e dritto come un fuso, noncurante del vento, del
freddo e dell’opinione pubblica. Julie piangeva – in più, era gravida – ed io
con lei, tremante di paura e di freddo. Mai avevamo visto un tal prodigio nella
nostra carriera d’allevatrici. Ma sentivamo, con una stretta al cuore, che la
volontà divina non c’entrava per niente..
Telefonammo a
Isabelle, la numero tre del nostro temutissimo trio di cowgirls : siccome
aveva fatto la scuola veterinaria, magari avrebbe potuto tranquillizzarci…
Macché! Anzi, confermò la peggiore ipotesi : sicuramente, tale erezione
sgangherata era opera del Maligno. Voialtri cittadini ridete di noialtri
campagnoli, che considerate come una banda di deficienti superstiziosi. Al che
vi rispondero’nel seguente modo:
1) Venitecelo a
dire in faccia, allora, porca puttana! Avvertendoci in anticipo, magari, così
faremo digiunare i cani per un paio di giorni…
2) Voi non
siete altro che una manica di degenerati tagliati fuori dalla natura e dai suoi
insondabili misteri, belli e terribili, cazzo!
Insomma,
ritorniamo al puledro. Ormai era chiaro che nessun veterinario ci sarebbe
accorso in aiuto. Allora Julie chiamò la parrocchia, controstomaco. Come la
maggior parte delle cowgirls locali, non avevamo più rimesso piede in chiesa
dal giorno in cui, durante l’omelia, il parroco aveva tuonato contro di noi dal
pulpito, chiamandoci amazzoni peccatrici, intemperanti e sguaiate. Tuttavia,
anche se Don Lalonde è un grandissimo stronzo misogino che condanna perfino la
musica country, resta sempre l’esorcista più bravo della regione… Ma era quel
giorno era fuori parrocchia, in diocesi, come ci fece sapere il sagrestano, che
Julie convocò immediatamente : infatti correva voce, in paese, che non se
la cavava mica male, in campo d’esorcismi.
Non come il parroco, ma quasi.
Il sagrestano
arrivò ubriaco fradicio. Malgrado ciò, in tale situazione d’emergenza e
d’estremo pericolo per il puledro, fu giocoforza aiutarlo a trascinarsi fino al
recinto… Nonostante la solenne sbornia, quel brav’uomo del sagrestano Paquet ce
la mise tutta e si lanciò nell’esorcismo detto fatto.
Fu una scena
terribile.
Immaginatevi il
sagrestano che barcollava, salmodiando roba in latino davanti ad un essere che
non aveva più niente d’un puledrino coccoloso. Spooky, con gli occhi rosso
fuoco e col membro bluastro che faceva proprio pena a vedersi, scalpitava e
s’inarcava nitrendo, muggendo e belando. Prese il malcapitato a zoccolate,
vomitandogli gavettoni di mangime in faccia. La battaglia ci parve durare ore e
ore! Alla fine, il sagrestano si tirò giù la chiusura lampo, ne trasse fuori il pene in erezione e cadde riverso, cacciando un
immenso grido di dolore. Accorremmo subito, ma non potevamo fare più niente per
il poveretto. Ci inginocchiammo sul ghiaccio ai suoi piedi e recitammo la
preghiera del cowboy, quella che si dice sempre prima del rodeo, l’unica che
sappiamo a memoria. Accanto a noi, Spooky, placato, con la fava ridotta a miti
consigli, ci guardava con i suoi begli occhioni chiari.
Il sant’uomo
aveva vinto il duello contro il Male.
Sì, però la salma
conservava spaventose tracce della tenzone. Che avrebbero pensato quelli della
diocesi, nello scoprire il sagrestano in queste condizioni, tutto sbrodolato di
vomitaticcio, puzzolente d’alcole, con l’uccello violaceo e dritto come un
baston di maresciallo? Se il corpo era insozzato, la memoria non doveva
esserlo. E così la mia cara Julie, incinta fino agli occhi, ed io, piena di
dolori artritici, prendemmo l’unica decisione possibile.
Ci mettemmo tre
ore, a terminare la mesta impresa. Nell’aria gelida dei campi soli risuonavano
i nostri singhiozzi, semicoperti dal rombo del trattore. Il coraggioso
sagrestano, colui che aveva dato la vita per la salvezza dell’allevamento, fu
sepolto sotto un mucchio di letame, destinato a rimanere intatto nei secoli.
Ora come ora, del grand’uomo resterà al massimo qualche misero osso. Non appena
la triste e maleodorante tomba fu su di lui richiusa, Julie ed io ci giurammo
di non svelare mai questa terribile storia e di venerare per sempre la memoria
del caro estinto nei nostri cuori.
Zia Valérie
(Traduzione dal francese di Serena
Gentilhomme)
Un cordiale saluto a Valérie. Simpaticissimo il suo racconto, tra grottesco e fantastico, con spunti davvero esilaranti.
RispondiEliminaDivertentissimo. Ben scritto
RispondiEliminaG.S.
Racconto spassoso, scritto con vivacità espressiva e con una bella caratterizzazione dell'ambiente e dei personaggi.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino