Nunca había podido creer que los molinos fueran
gigantes hasta que corrió delante de ellos como alma que lleva el diablo.
Sí, eran ogros espantosos de madera y metal con aspas veloces que querían devorarlo. Por todas partes yacían cadáveres y restos putrefactos de anteriores visitantes al planeta maldito. Vio un portal a lo lejos y decidió gastar su última energía para llegar hasta aquel refugio que se encontraba lejos pero era la póstuma esperanza de sobrevivir a la catástrofe.
Casi no tuvo tiempo de observar el escrito encima de la entrada que le trajo antiguas reminiscencias: “¡Oh, vosotros los que entráis, abandonad toda esperanza!”
Y luego se perdió en el laberinto.
Sí, eran ogros espantosos de madera y metal con aspas veloces que querían devorarlo. Por todas partes yacían cadáveres y restos putrefactos de anteriores visitantes al planeta maldito. Vio un portal a lo lejos y decidió gastar su última energía para llegar hasta aquel refugio que se encontraba lejos pero era la póstuma esperanza de sobrevivir a la catástrofe.
Casi no tuvo tiempo de observar el escrito encima de la entrada que le trajo antiguas reminiscencias: “¡Oh, vosotros los que entráis, abandonad toda esperanza!”
Y luego se perdió en el laberinto.
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Non aveva mai creduto che i mulini a vento potessero essere
veramente giganti, fino a che non corse davanti a loro come un’anima disperata.
Sì, erano orchi infernali con ali veloci di metallo e legno che volevano divorarlo. In mezzo al prato e dappertutto si trovavano membra, disperse e ormai putrefatte, di primi visitatori umani di quel pianeta maledetto.
Intravide un portico in lontananza e decise di spendere la sua ultima energia per cercare rifugio lì dentro, giacché era la sua ultima speranza di sopravvivere alla catastrofe.
Quasi non ebbe il tempo di osservare la scritta, sopra l’entrata, che lo scosse con antiche reminiscenze: “Oh, voi che entrate, abbandonate ogni speranza”.
E poi si perse nel labirinto.
Sì, erano orchi infernali con ali veloci di metallo e legno che volevano divorarlo. In mezzo al prato e dappertutto si trovavano membra, disperse e ormai putrefatte, di primi visitatori umani di quel pianeta maledetto.
Intravide un portico in lontananza e decise di spendere la sua ultima energia per cercare rifugio lì dentro, giacché era la sua ultima speranza di sopravvivere alla catastrofe.
Quasi non ebbe il tempo di osservare la scritta, sopra l’entrata, che lo scosse con antiche reminiscenze: “Oh, voi che entrate, abbandonate ogni speranza”.
E poi si perse nel labirinto.
Bellissimo. Seppur brevissimo, è il testo di Adriana più suggestivo fra quelli che ho letto finora.
RispondiEliminaè vero, Adriana, quando si scrive di fantascienza si può scrivere solo dell'orrido interiore.Grazie
RispondiEliminapeppe murro
Ringrazio i benevoli lettori delle mie fantasie
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