Konrad conosce Karina mentre il mondo vive.
Karina lo incontra più tardi, quando il Cielo e la
Terra s’incupiscono.
Non so nulla della loro
vera storia. È mai stata scritta? Io non ne so niente e proverò a raccontarvela
con le mie parole. Tutto inizia quando Konrad incontra Karina. Sono sulla
grande piattaforma mercantile di Giove che qualcuno avrà visitato qualche
volta, e che mescola tante persone, tanti progetti e tante idee. Sapete,
quell’immenso luogo nel sistema solare in cui è buona educazione parlare
dell’esaurimento delle miniere di Marte, delle ribellioni dei prigionieri
deportati su Deneb, di concludere alleanze tra pianeti, di trovare accordi,
contratti, o ancora, amori extra-planetari...
Konrad da qualche anno
cerca un nuovo mondo. Il distintivo della Confederazione infesta ancora la sua
uniforme stanca, ma lui se ne frega abbastanza. La sua nave lo attende in
un’orbita sicura. Se un giorno troverà un mondo nuovo, al diavolo la
Confederazione, sarà per passarci dei giorni piacevoli! Lui ha vagato a lungo,
fatte domande, ascoltato altre vite. Spesso ha pianto assieme a esseri senza
storia, e con loro ha fatto a brandelli la sua sofferenza per farli parlare...
qualche donna si è arrischiata ad affrontare la stretta delle sue braccia. Lui
le ha amate tutte, spesso calpestate; ma a nessuna, mai, ha mostrato sulla
carta spaziale il luogo che cerca. A nessuna.
Non so quale fu il loro
incontro e chi pronunciò le prime parole. Ma lo immagino. Konrad sempre con le
sue carte astrali, un po' sbilenco e ammaccato, che non sapeva più che dire, e
lei che lo guardava con occhi immensi.
– Io cerco Almitra, la città-pianeta descritta in un
libro antico. Potrebbe aiutarmi?
Karina abbassa gli
occhi, guarda i piedi scalzi dello straniero. Sente che lui viene dal mondo
strano e bizzarro che lei ama, ma non sa che rispondere. Almitra? Lei cerca
nella sua memoria. Sì, ricorda un libro antico. Uno scrittore terrestre il cui
nome sfiora per un attimo la sua memoria... Gibran? Ma ha venduto tutto, non
può intraprendere alcuna ricerca su alcuna rete planetaria...
– Oh, io sono così povera ‑ dice lei ‑ se sapesse, non
ho nient’altro che me...
Per dimostrarglielo, la
giovane donna rivolta le tasche della sua tuta da pilota.
Della polvere d'oro
scivola verso il suolo. Konrad si china.
– Oro! ‑ grida lui ‑ Questo è oro!
Karina sorride.
– Ah, bene. Tanto peggio...
Gli dice che ha trovato questa polvere presso un
commerciante venusiano.
– Solo per farlo arrabbiare, fargli pagare la sua
sudicia testa tirata e la sua grossa pancia.
Lei ride e aggiunge:
– Non gli ha fatto male scoparmi, a quel porco... non
sogno, tesoro, l’oro terrestre non vale nulla. L’oro si trova in quantità
ovunque! Le compagnie hanno abbandonato questo metallo da un bel pezzo...
Konrad infine la guarda.
Il viso delicato di Karina esprime forza e dolcezza. Ha intrecciato i suoi
lunghi capelli castani con delle alghe rosse di Exania. Una collana di perle
viventi corre tra i suoi seni. Una tuta verde da pilota da combattimento, macchiata
e strappata, cerca di nascondere delle forme arrotondate che Konrad non può
evitare di notare.
– Tu cosa vendi?
Chiede lui.
– Tutto e niente. Vendo tutto ciò che cade nella mia
mano innocente. Vuoi un tostapane? L’ho trovato
nel museo EXAS.3. Sai, quell'orrore che i terrestri hanno installato sulla loro
luna e che attira le folle venusiane. Ho sentito che gli Xuéniani usano dei
tostapane per grigliare i loro nemici. Sai, gli Jahéliani, quelle creature
sauroidi che esportano in tutta la galassia in forma liofilizzata. Ne avrai
sicuramente mangiato...
– Ma a che serve? Voglio dire: questo tostapane?
– Vedrai. Combinando di un tostapane degli anni ‘60 con
l’I.A. di una nave del 2080 come la tua, si può andare in qualsiasi mondo.
Compreso il tuo Almitra. Se vuoi, ti farò le regolazioni. Mi piace molto
rendermi utile...
Konrad e Karina hanno
lasciato la grande piattaforma di Giove. Sono a bordo dell'Aigle blanc.
Karina ha programmato la
coordinate di Almitra sul sistema di pilotaggio.
Nell’accarezzare il suo
corpo, Konrad nota un’impronta magnetica sul suo braccio sinistro.
– È il segno che sono
passata per il bordello militare di Deneb, dice Karina. Impossibile eliminare
questa merda... ho provato, grattato a sangue con le unghie. Niente da fare!
Per tutti, questa è la prova che io non sono che una puttana terrestre. Tu
pensi questo, vero?
Chiede lei baciandolo.
– Io me ne frego, risponde Konrad. Posso liberarti di
questa puttanata di codice... non dimenticare che lavoro ancora ufficialmente
per la Confederazione. Ho tutto quello che serve per cancellarlo!
– Immagino che dopo di questo...
– Dopo di questo, cosa?
Chiede Konrad.
– Ti sarò debitrice per tutta la vita di questo servizio.
Konrad abbassa lo
sguardo e programma il dispositivo.
– Me ne frego. Io desidero che tu sia libera, lo
capisci? Ma potrei anche regolare questo cazzo di laser per bruciarti il
braccio fino all'osso...
– Bastardo!
Karina lo colpisce e
cerca le sue labbra. I loro corpi si uniscono di nuovo.
– Sei davvero il peggior bastardo che conosca!
Konrad, molto
tranquillo:
– Lasciami fare, tesoro. Dopo di che, mi batti quanto ti
pare...
Il codice si cancella
lentamente dal braccio di Karina. In breve non ne resta alcuna traccia. Konrad
deposita un bacio sul collo della sua amante.
– Ecco, fatto!
Il corpo di Karina si
placa e langue. Si gira sul giaciglio, gli dà la schiena e le natiche
arrotondate.
– Caro, puoi farci un vero caffè terrestre con dei toast? Li adoro! Sai, sono molto
felice che noi due...
Alle quattro, Tempo
Solare, Konrad si svegliò. L’Aigle blanc
faceva le fusa come un gattino. Lui spinse delicatamente il corpo di Karina e
la sentì gemere.
La tuta bucherellata era
stata gettata in un angolo della cabina, elegante disordine che il lampeggiante
rosso del controllo sanitario non poteva mancare di segnalare...
Bisognava anche che lui
le parlasse: gli sarebbe piaciuto disporre di un po’ più di un quarto della
cuccetta per dormire regolarmente... Karina dormiva dove il suo corpo si
trovava, che le sue gambe fossero sotto quelle di Konrad o le sue braccia
sopra. Lui sorrise mentre la guardava. Che donna superba! Tenera, così
teneramente appassionata. E a volte così difficile da capire. Era davvero
fuggita dal bordello di Deneb? Il codice che aveva cancellato designava le
personalità devianti o sospette, non le prostitute di Deneb o
d’altrove, che erano pienamente integrate nel sistema... dove aveva appreso ciò
che sapeva? Sembrava capace di tutto: dalle peggiori stravaganze al più grande
dei miracoli. Questo è ciò che aveva attirato Konrad. Sapeva che con lei, non
si sarebbe mai annoiato.
Karina aveva
riprogrammato tutto all'interno della nave, negoziato con l’I.A. per ore, rotto
delle protezioni per l'installazione del tostapane... si sarebbe detto che
tutto finisse per cedere davanti alla sua volontà!
Konrad si diresse alla
macchina del caffè per premere il tasto blu.
Qual era la posizione
della nave, e quale nuovo pianeta era in vista?
Ma Karina rideva nel
sonno. La sua dolce mano si tendeva verso di lui.
La sentì dire:
– Vieni tesoro, voglio raccontarti il mio sogno...
parla di noi. Siamo su un pianeta tutto blu…
Lo scrittore Philip
K. Dick parla, credo, di un'esperienza
quasi mistica . [Seguiva il periodo delle cure dentali e il dottore gli
aveva inoculato una sostanza sporca nelle gengive]. Fu sorpreso, nel suo bagno, che la sua mano cercasse a sinistra un
interruttore che sapeva trovarsi a destra da anni. Anch'io ho vissuto
qualcosa del genere: pensando di premere il pulsante blu sulla macchina da
caffè per visualizzare sullo schermo ciò che Karina aveva sognato per noi
durante la notte, la mia mano ha premuto il tasto verde sul tostapane che lei
aveva installato. Mi sono ritrovato con lei su Wöos, un mondo completamente blu
pieno di canguri altrettanto blu che sembravano volerci intrattenere... ho
subito pensato all’antico Disney Land. Sapete, quel ridicolo parco di
divertimenti per bambini e genitori vissuti nel secondo millennio che andò in
bancarotta! Cosa succede quando la Confederazione è in grado di invertire
l'ordine dei tasti sulla vostra tastiera a vostra insaputa? Quando il vostro
cervello sinistro comincia a comandare il vostro cervello destro? Quando
pensate di poter far colare un caffè e una fetta di pane tostato vi strappa
l'orecchio? Potete spiegarmi?
– Che cos’è questa
visuale? ‑ urlò Konrad ‑ Mi prometti Almitra, e ci ritroviamo su Wöos!
– Su... cosa?
Karina uscì dal coma e
si stirò. Aveva dormito tredici ore terrestri e non capiva nulla di
quell’improvvisa agitazione.
– Ci stiamo avvicinando a un mondo folle, ‑ disse
Konrad ‑ Si tratta di un mondo in formazione. Gas, volute blu completamente
irreali. Gli apparecchi sembrano incapaci di trovare alcuna base solida dove
posarsi. Andremo a piantarci nel mondo dei canguri blu...
– Canguri... blu?
– Sì, ‑ disse Konrad ‑ grazie per la regolazione. Sei
davvero inutile!
Karina recuperò la sua
tuta che era stata restaurata e ripulita dal modulo Gestione equipaggiamento.
La infilò come poteva (in altre circostanze, Konrad avrebbe riso nel vedere il
suo corpo battagliare in quel modo), poi si girò verso gli schermi.
– Sei sicuro, caro? Baciami prima!
Konrad si trattenne
dall’esplodere. La baciò sul collo.
– Guarda, ‑ disse ‑ andiamo dritti verso la catastrofe!
I segnali d’allarme
lampeggiavano dappertutto. Una sirena urlava da qualche parte nella nave. La
voce sintetica dell’I.A. raccomandava l'abbandono immediato della procedura
d’approccio.
– Te la faccio atterrare io, la tua Aigle blanc, ‑ disse Karina ‑ tu mi ami ancora?
Lei si piazzò al posto
di pilotaggio, si strofinò le tempie, poi tamburellò sulla tastiera
direzionale.
Konrad non perse
d’occhio il rapido movimento delle sue dita. Sa fare anche questo, pensò. Sa
fare qualsiasi cosa! Cazzo di ragazza. E che faccio, io?
Come se fosse entrata la
sua mente, Konrad la sentì dire:
– Ci fai un vero
caffè italiano, tesoro? Non sbagliarti di tasto Te l'ho detto: è il nero, non
il blu. Per carità, non sbagliare ancora...
Konrad comprese che
tutto era appena iniziato. Lui immaginava il seguito. Karina gli avrebbe detto
che lei conosceva questo mondo e che era il suo. Un mondo pieno di canguri blu,
con un dolore nascosto nel loro marsupio. Restava da
scoprire quel dolore e perché era lì...
(Traduzione dal
francese di Sauro Nieddu)
Bel racconto, Jean-Pierre: suggestivo, avvincente. Bella scrittura e ottima traduzione.
RispondiEliminaIl tema dell'amore e del rapporto uomo donna nell'immensità dello spazio qui è trattato con spunti originali e una vivacità di tinte davvero notevole. La narrazione è incalzante, non si perde per strada e conduce il lettore verso un finale che si accompagna a interrogativi affascinanti. Direi che si tratta di un bel racconto che si può inquadrare nella space-opera, sempre in piena vitalità.
RispondiEliminaFunzionale e chiara la traduzione.
Giuseppe Novellino
Misono divertito a tradurre questo bel racconto di Jean Pierre, unico appunto, è un racconto che per il respiro e le tematiche vedrei ben'inserito all'interno di romanzo... chissà se l'autore...
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