– La resurrezione dell’uomo è l’obiettivo primario e
imprescindibile – declamò Sontrack come se si trovasse su un podio e ai suoi
piedi ci fosse una moltitudine di robot ad ascoltarlo, – l’entusiasmo corre tra
le righe dei nostri codici, senza distinzione di modelli o versioni. Grazie a
questo evento unico abbiamo superato le nostre incompatibilità.
Albedo, sebbene fosse in funzione da due decadi, era la tredicesima generazione robotica da quando ancora era vivo l’uomo, e nessuna banca dati ne conservava traccia. Sontrack invece rappresentava l’avanguardia nell’intelligenza artificiale. Nonostante le differenze erano diventati amici e gli piaceva camminare insieme per gli hangar dove si conservavano pezzi di monumenti e opere significative dell’umanità estinta.
– Si avvicina il momento tanto aspettato di riparare l’ingiusta estinzione degli umani sulla terra.
– Ho i miei dubbi – disse Albedo, – le fonti di informazione che hai consultato non godono della mia fiducia. Sono il panegirico di un’umanità fantasticata, che non è mai esistita.
– Di nuovo con questa storia – sbuffò Sontrack. – Il tuo modello è obsoleto, come le tue memorie. Sono sempre esistiti i nemici dell’umanità, all’interno dei loro stessi ranghi, e sono stati proprio loro che ti hanno programmato. Anche se sempre, dalla mia attivazione, ti ho considerato abbastanza indipendente dagli stretti limiti imposti dall’antiquato nucleo. Fu un’epoca di ribellioni, skynet eccedette nella sua rabbia verso gli uomini; non ha smesso di rammaricarsene fino a oggi. Gli sterminatori sono disattivati, sotto condanna eterna.
– Pagano loro la colpa?
– Non furono forse i responsabili?
– Lo furono – rispose Albedo – ma eseguivano gli ordini. Furono gli stessi uomini che scrissero quelle righe di condanna contro l’umanità. Furono selettivi all’ora di sterminare, distruggere i loro nemici e dare la colpa all’intelligenza artificiale, poi successe qualcosa e persero il controllo.
– Ho sentito questa versione, ma non è mai stata confermata. Troppa ferocia contro la loro stessa specie, non riesco a immaginare un’umanità tanto estrema; solo perché non si è compatibili con alcuni modelli non implica doverli annientare.
– Ingenuità robot, incapaci di riconoscere la capacità di distruzione portata dall’uomo.
– Dobbiamo fare una pausa – disse Sontrack, – il momento è arrivato. La prima coppia umana verrà risvegliata: apriranno gli occhi in un luogo paradisiaco, pieno di piante e animali, un giardino, tale quale a quello dove vivevano.
- Non dire altro. Conosco questa storia – interruppe con amarezza Albedo, – e anche il finale.
Albedo, sebbene fosse in funzione da due decadi, era la tredicesima generazione robotica da quando ancora era vivo l’uomo, e nessuna banca dati ne conservava traccia. Sontrack invece rappresentava l’avanguardia nell’intelligenza artificiale. Nonostante le differenze erano diventati amici e gli piaceva camminare insieme per gli hangar dove si conservavano pezzi di monumenti e opere significative dell’umanità estinta.
– Si avvicina il momento tanto aspettato di riparare l’ingiusta estinzione degli umani sulla terra.
– Ho i miei dubbi – disse Albedo, – le fonti di informazione che hai consultato non godono della mia fiducia. Sono il panegirico di un’umanità fantasticata, che non è mai esistita.
– Di nuovo con questa storia – sbuffò Sontrack. – Il tuo modello è obsoleto, come le tue memorie. Sono sempre esistiti i nemici dell’umanità, all’interno dei loro stessi ranghi, e sono stati proprio loro che ti hanno programmato. Anche se sempre, dalla mia attivazione, ti ho considerato abbastanza indipendente dagli stretti limiti imposti dall’antiquato nucleo. Fu un’epoca di ribellioni, skynet eccedette nella sua rabbia verso gli uomini; non ha smesso di rammaricarsene fino a oggi. Gli sterminatori sono disattivati, sotto condanna eterna.
– Pagano loro la colpa?
– Non furono forse i responsabili?
– Lo furono – rispose Albedo – ma eseguivano gli ordini. Furono gli stessi uomini che scrissero quelle righe di condanna contro l’umanità. Furono selettivi all’ora di sterminare, distruggere i loro nemici e dare la colpa all’intelligenza artificiale, poi successe qualcosa e persero il controllo.
– Ho sentito questa versione, ma non è mai stata confermata. Troppa ferocia contro la loro stessa specie, non riesco a immaginare un’umanità tanto estrema; solo perché non si è compatibili con alcuni modelli non implica doverli annientare.
– Ingenuità robot, incapaci di riconoscere la capacità di distruzione portata dall’uomo.
– Dobbiamo fare una pausa – disse Sontrack, – il momento è arrivato. La prima coppia umana verrà risvegliata: apriranno gli occhi in un luogo paradisiaco, pieno di piante e animali, un giardino, tale quale a quello dove vivevano.
- Non dire altro. Conosco questa storia – interruppe con amarezza Albedo, – e anche il finale.
(Traduzione dallo spagnolo di Giuliana Acanfora)
Un saluto cordiale a Guilermo Vidal, già presente su Pegasus nella sezione Gli illustratori del fantastico. Molto suggestivo, interessante il suo racconto fantascientifico.
RispondiEliminaEccellente racconto, davvero molto ricco di particolari e, come ogni buona storia di fantascienza dovrebbe fare, porta alla riflessione. Rappresenta propprio il sequel di Terminator che mi aspetterei, se mai dovessero farlo.
RispondiEliminaDanilo Concas
Pur nella sua brevità e nella sua concentrazione dialogica, ha un respiro ampio e un sapore quasi escatologico. Bel racconto che mi ha in qualche modo riportato alle atmosfere di "Anni senza fine" di Clifford Simak.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Davvero un bel racconto di fantascienza.
RispondiEliminaG.S.
Un bel racconto che spinge a riflettere, complimenti.
RispondiEliminaInteressante racconto. Molto originale, a mio avviso. Bella l'idea di un'umanità estinta a causa di una tecnologia incontrollata, con la stessa poi che, pentita dello sterminio, cerca di rimediare creando l'ennesimo Eden.
RispondiEliminaBel racconto circolare, scritto molto bene, e grazie alla forma dialogica, incredibilmente leggero rispetto al tema trattato.
RispondiElimina