Quando ho visto il grande cartello annunciante il
Campo di Maggio, ho subito rallentato. Spingevo a 110 e dovevo avere un tasso
di gammaglobuline intorno a 280... Tenevo bene la strada e avevo allacciato la
cintura. Ho viaggiato ancora a 80 fino a Huit, dove ho comprato una bottiglia
di rhum Damoiseau. Sai, quella merda della Guadalupa che rende o zombie o
sobrio per sempre, quella bevanda che ho giurato di non bere più e che bevo,
invece, quando mi assale la tristezza...
Ho pagato alla cassa. Sempre la stessa cassiera,
piccolina, indiana, con una cicatrice tra i seni. Un giorno che apparivo
stupito, ella mi ha detto: «Sono stata operata alla tiroide...» Avevo riso. Sì,
la nube di Cernobyl, mi è stato detto, quella che passò sul sud della Francia
prima di arrestarsi alle frontiere. Aveva anche attraversato l'oceano? La nube,
il cibo cattivo e tutte quelle porcherie che mangiamo...
Ho lasciato cadere sul pavimento la bottiglia di rhum
con un: «Oh, scusatemi...» Poi sono uscito dal negozio.
La mia auto mi aspettava. Ho guidato verso
Pointe-à-Pitre. Dopo? Non lo so. Ero seduto sulla diga del molo, di fronte
all'oceano. Ho sognato di un aeroporto dove una donna mi attendeva. Io l'amavo,
e anche lei mi amava. Avevo desiderato stringerla a me, ma era impossibile.
Una voce ufficiale ha detto:
- Siete pregato di passare sulla fila di sinistra,
signor P. Voi non siete più vivo!
Ho guardato l'orologio che mio figlio Luciano mi aveva
donato poco prima della mia partenza. Le lancette erano sparite, il quadrante
era bianco. Allora, credo di aver compreso...
(Traduzione dal
francese di Paolo Secondini)
Breve ma intenso questo racconto di Jean-Pierre: surreale.
RispondiEliminaUn viaggio in auto si trasforma nel definitivo viaggio oltre i confini della vita terrena. Un raccontino denso, fulminante, sul tema della morte. L'impostazione surreale, classica per questo genere di tema, appare tuttavia fresca e piena d'effetto.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
C'è molto surrealismo sì, in questo breve ma bel racconto.
RispondiEliminaG.S.
La morte arriva improvvisa, quando meno ce la si aspetta, e a volte, come nel caso di questo racconto, non riusciamo a vederla nemmeno dopo che è sopraggiunta: Una metafora?
RispondiEliminaDevo fare i complimenti a Jean-Pierre. Molto bravo a concentrare in poche righe un tema ricorrente e non sempre facile da scrivere.
RispondiEliminaEra un modo per rendere omaggio a "l'esercito delle 12 scimmie" (Twelve Monkeys) di Terry Gilliam, liberamente adattato da Chris Marker "La Jetée" (1962). Questo film mi ha toccato molto!
RispondiEliminaJPP
Bravissimo Jean-Pierre e bravissimo Paolo: non è facile rendere, in traduzione, la sottile atmosfera di questo testo: sotto un'apparente semplicità, la prosa di Jean-Pierre è assai complessa, e ne so qualcosa!
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