martedì 26 febbraio 2013

GLI INSETTI di Sergio Bissoli


 

 A quei tempi lavoravo in una pasticceria. La pasticceria era gestita da due vecchie zitelle, Alma e Wilma.
Al piano inferiore c’era il locale riservato al pubblico e sopra, in un granaio, era situato il forno con le tavole per impastare e gli scatoloni degli ingredienti. Sacchi di farina, di zucchero, ceste di mandorle, bidoni di latte, di marmellata erano stipati dappertutto ed accatastati perfino lungo la scala.
L’ambiente era uno stanzone basso e scuro e prendeva luce da un lucernario e da finestrini a livello del pavimento. Il mio lavoro consisteva nel fare un po’ di tutto: aiutavo a impastare, caricavo il forno, rifornivo gli ingredienti, facevo le pulizie.
Arriva l’estate, caldissima. Nella pasticceria avevamo messo in funzione i ventilatori e steso le tendine per le mosche.
Una mattina sono giù in negozio quando sento un grido e poi la voce isterica di Wilma che mi chiama.
Corro su per le scale e lei mi indica dei granellini neri sul ripiano di marmo. Li tocco per esaminarli. É sterco di topo, probabilmente. Da dove sono venuti? La proprietaria pare molto preoccupata e mi fa sistemare alcune trappole.
Due o tre giorni dopo, la proprietaria sale di sopra e scopre che le cialde che avevamo messo a lievitare la sera prima pullulano di tarme. Sono animaletti lunghi, pelosi e sembrano molto voraci.
Quella mattina la trascorriamo impegnati a raccogliere le cialde dentro ai bidoni per evitare che si propaghi l’infestazione. É un lavoro massacrante. Le sorelle riempiono i bidoni di cialde inutilizzabili, io scopo e ripulisco tutto intorno ammazzando le tarme. Togliamo tutte le scatole dagli scaffali per ripulire i ripiani e le sistemiamo sul lato opposto della stanza.
Arriva mezzogiorno e siamo ancora indaffarati a rimettere le cose al loro posto. Comunque tarme non se ne vedono più, tranne qualcuna che scopriamo nascosta sotto il forno o lungo le scale.
Il giorno successivo le cose sono peggiorate. Sugli imbuti, dentro alle terrine, sopra ai mestoli è comparsa una polvere grigia leggera e impalpabile. Veli di polvere sono stesi anche sui ripiani e sulle pale di legno.
Il pomeriggio dello stesso giorno compaiono le formiche. Wilma fa la scoperta appena entra in laboratorio e mi chiama disperata.
Lunghe file di formiche minuscole vanno dai sacchi di farina fin nelle crepe del pavimento. Mi manda giù a prendere una bottiglia di alcool. Poi ne versa un poco sui mattoni, lungo la fila di formiche e dà fuoco. Un odore irritante si propaga dalle fiamme azzurrine e la fa smettere. Inoltre le faccio notare il pericolo di creare un incendio. Allora mi fa spostare i sacchi e poi laviamo il pavimento con acqua e soda.
Riprendiamo le pulizie alla mattina successiva e per una settimana i guai sembrano essere finiti.
Una mattina caldissima apro la porta del laboratorio e sono accolto da un odore insopportabile. Sembra odore di carne in decomposizione. Meglio avvertire le proprietarie. Nel frattempo spalanco le finestre e porto su i ventilatori per scacciare la puzza.
Dopo un po’ salgono su le vecchie signorine: Alma ha uno sguardo desolato mentre Wilma pare la più battagliera.
Spostiamo i sacchi per individuare la causa. Tiriamo giù dagli scaffali tutti i barattoli dei pinoli, della vaniglia, le bottiglie dei liquori, per vedere cosa si nasconde dietro. Ma non scopriamo niente di grave. Solamente alcuni scarafaggi e una vecchia carogna di topo che da sola non poteva mandare tutto quell’odore.
La stessa sera, è quasi arrivata l’ora di andare a casa e mi trovo giù assieme ad Alma per servire l’ultimo cliente.
Sto confezionando il pacco dei pasticcini quando un grido stridulo proviene dal laboratorio. Restiamo per un istante a guardarci stupiti. Poi do il rotolo di spago ad Alma perché finisca di confezionare e corro su per le scale.
Una serie di grida acute e colpi soffocati. Dio mio, che cosa sta succedendo lassù!
Spalanco la porta e faccio per lanciarmi nello stanzone ma resto paralizzato per uno spettacolo orrendo. Milioni di piccoli ragni neri scendono dappertutto dal soffitto. Wilma con la scopa sta tentando di colpirne il più possibile ma è una impresa disperata. Il pavimento è una marea nera di ragni in movimento. Tutti gli oggetti grondano ragni tanto da perdere i loro contorni definiti. Wilma si accorge della gravità della situazione e mi urla di andare a chiamare i pompieri.
Tutto si svolge rapidamente. Quando sono di ritorno accompagnato da due uomini in divisa un pianto disperato echeggia nel negozio.
Alma mi indica qualcosa dietro alla porta. Corriamo a vedere: Wilma sta là, sdraiata in fondo alla scala in una posizione assurda. Ha gli occhi spalancati e una espressione esterrefatta sul viso.
Un uomo corre a chiamare un dottore, un altro sale con me su per la scala ed entriamo in laboratorio preparandoci al peggio.
Resto ammutolito dalla sorpresa. Neanche l’ombra dei ragni. Il laboratorio appare in perfetto ordine, c’è pulizia e buon profumo di vaniglia. Faccio un giro intorno per assicurarmene e poi torniamo a prestare il nostro aiuto dabbasso.
Intanto è arrivato il medico e i curiosi si affacciano alla porta. Ma non c’è più niente da fare, Wilma è morta cadendo giù per la scala.
I giorni successivi resto molto vicino ad Alma, perché è sempre stata buona con me e mi fa una gran pena. La pasticceria è messa in vendita e sono incaricato di sbrigare le pratiche.
Alcune settimane dopo saliamo in laboratorio aspettandoci le più brutte sorprese ma non c’è niente, tutto è come l’avevamo lasciato. Niente insetti o animali di nessun tipo. E non appaiono più neanche in seguito. Eppure io avevo visto lo spettacolo dei ragni che infestavano l’ambiente. O era stata solo un’allucinazione?
Un pomeriggio lo dico ad Alma e lei mi fa alcune confidenze:
“Da più di quaranta anni mia sorella Wilma aveva seguitato a sterminare insetti ed altri animaletti. Nei primi anni erano pochi. Ma poi gli insetti crescevano e più lei ne ammazzava e più ne comparivano. Chissà se anche gli insetti hanno un’anima? Chissà se è giusto ucciderli? Cosa ne pensa lei Carlo? Non potrebbero tutti quei ragni che ha visto, essere i fantasmi di quelli che mia sorella ha ucciso?”
Non dico niente. É tutto così strano. Non so che cosa pensare.

(Pubblicato per gentile concessione dell’autore)





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