dipinto di P. Picasso
Il dottore Van Erth
tornò ad occupare la stessa sedia.
Il Matto lo guardò.
-Parli – disse gentilmente il medico- L’ascolto.
Il Matto stese le braccia verso di lui; il suo volto
era distorto in un'espressione febbrile e ansiosa.
-Lei mi ascolterà? Mi crederà? Nessuno mi presta
attenzione! Dicono che sono pazzo!... Lei mi sembra diverso. La salvezza del
mondo dipende da Lei!
- Capisco - disse il dottore Van Erth. – Parli pure.
L'uomo aveva gli occhi fuori delle orbite. Gridò:
-Ci stanno invadendo, dottore! I marziani!
So che sembra pazzesco... ma è vero! Li ho visti!
-Ah... Li ha visti? E come sono?
-Uguale a noi... Come tutti, come voi, come me...
Ma infinitamente più intelligenti, più avanzati. Se vedesse la cosmonave! Essa
è... fantastica. E le loro armi...
Il dottore Van Erth si rilassò sulla sedia.
-Mi racconti tutto.
-Della loro tecnica? Oh... che ne so io! Io non sono un uomo di scienza...
Posso solo dirle che la nave sembrava un piatto enorme; che volava senza produrre
un suono... Le armi erano in grado di vaporizzare un ombú in una frazione di secondo, senza rumore neanche... Non so
più. Come posso spiegarmi meglio? Sono così strani per noi!...
Il dottore Van Erth emise un breve sospiro.
-Lei deve credermi! -un lampo
di astio apparve negli occhi del matto, vedendo che il medico gli rifiutava la
sua attenzione. È la verità! Deve informare il Presidente! Il Ministero della Difesa,
l'Esercito! La Centrale Atomica! Siamo stati invasi! Capisce? Il nostro mondo è
perduto! I marziani sono di gran lunga superiori alla nostra razza! Quale
probabilità abbiamo? Assolutamente nessuna salvezza! È un orrore! La Morte! La Fine!
La Fine!...
Con un gesto rassegnato, il dottore Van Erth si
alzó dalla sedia. Con l’indice premette un pulsante nascosto. Entrarono due
infermieri corpulenti.
-Un altro attacco - disse il medico-. È sempre lo
stesso.
Mentre gli infermieri tenevano fermo il matto, a questi fu fatta un’iniezione di sedativo. Van Erth andò
incontro ad altri medici nella stanza accanto.
- Allora dottore? –lo interrogò uno di loro.
-Senso di colpa – sentenziò Van Erth-. Non c’è
alcun rimedio. Lo schema classico: mania di persecuzione e identificazione psico-morbosa
con l'ego della sua vittima. Il soggetto ha preso l'identità dell’altro.
È una forma di auto-punizione...
- E Lei non ha appreso niente di concreto... circa la sua tecnica, le sue
braccia?
-Niente! –rispose scontroso il dottore Van Erth. - Maledizione!
L’unico Marziano catturato vivo dall'inizio dell'invasione... ed è
completamente folle!
Nota:
Questa storia è stato originariamente pubblicata nel numero 8 di "Nuova
dimensione" (marzo 1969), la rivista spagnola emblematica della SF in cui
pagine, su cui avvenne il mio debutto a livello internazionale. Quarant'anni
più tardi e con i disegni del mio buon amico, lo scomparso Eduardo Barreto, con
un mio adattamento del testo, si è eseguita una versione in forma di fumetto.
Carlos M.
Federici
Simpatica trovata: il marziano da portare in manicomio. Divertente e spiazzante, con un pizzico di ironia
RispondiEliminaGiuseppe Novellino
Salve.
RispondiEliminaAvevo pubblicato questo racconto sulla fanzine "Finzioni" nel marzo 1976!
Era un numero speciale di Astralia dedicato alla SF ispanoamericana.