Dopo
pranzo, Lino Nemesio uscì a fare il pedone.
La zona
in cui viveva, dichiarata A.C.A.V. (Area di Conservazione dell’Antica
Viabilità), era abbastanza vasta, comprendeva sei isolati e un giardinetto
pubblico in cui ci andava praticamente nessuno, tranne qualche collaboratore
domestico extracom per i bisogni del
cane. L’area verde appariva assai trascurata e sporca (un vero merdaio). I suoi
tre lati erano lambiti da un traffico intenso e congestionato, a causa dei
rallentamenti provocati dalla zona A.C.A.V.
Nemesio
si avviò verso quel luogo.
Un
pallido sole faceva filtrare la sua luce dorata attraverso la nebbiolina di
polveri sottili che avvolgeva gli edifici.
Camminava
lentamente sul marciapiede, tenendo le mani in tasca.
I veicoli
transitavano sui due sensi del largo vialone. Si beccò solo un “pedocchio!” da
un motociclista incazzato.
Arrivato
nel giardinetto, andò a sedersi su una panchina che sembrava meno sgangherata,
a ridosso di un folto cespuglio di lauro grigio di polvere.
A un
certo punto vide avvicinarsi una giovane donna dai lineamenti orientali, che
tratteneva a stento un grosso dalmata. Ma quella subito cambiò direzione.
Evidentemente non voleva interloquire con un “pedocchio”
solitario, nostalgico dei giardini pubblici.
Poi udì un
ronzio alle sue spalle.
Si girò
di scatto. Era una zanzara, uno di quei nuovi mezzi volanti monoposto in
dotazione ai vigili urbani. Avevano certamente un nome tecnico, ma la gente,
abituata da qualche mese a vederli sfarfallare sotto le finestre e sopra le
arterie congestionate dal traffico, li chiamava semplicemente con il nome
dell’insetto portatore della malaria.
Era
atterrato proprio accanto alla panchina dove Nemesio stava seduto placidamente.
Il vigile
scese dal mezzo e gli si avvicinò, togliendosi lentamente uno dei guanti.
- Pedone?
– chiese.
Nemesio
annuì senza scomporsi. Che cosa poteva temere in fondo? Stava facendo il pedone
solitario, in una zona regolamentare, ed era approdato in un angolo di verde
pubblico.
-
Documenti – fece l’altro con freddezza.
Nemesio
li esibì.
L’agente
osservò la carta di identità per un lungo momento, poi gliela rese. – Mi faccia
vedere il cellulare, prego.
Nemesio
portò meccanicamente la mano alla tasca del giubbotto, tastò e si accorse che
l’apparecchio non c’era. Frugò in un’altra tasca con lo stesso risultato. –
Temo di averlo dimenticato a casa.
L’agente
lo fissò con gli occhi socchiusi e con una severa espressione in faccia.
- Sono
uscito a fare una passeggiata – tentò di giustificarsi Nemesio - una breve
camminata fino a questo giardinetto.
- Il
fatto che lei è un pedone in uscita di piacere rende meno grave l’infrazione.
Comunque devo farle la multa.
Essere
pescati con il cellulare scarico aveva un peso, ma senza era addirittura
impensabile.
- Non
potrebbe chiudere un occhio – supplicò Nemesio. - Torno subito a casa. – E nel
dire ciò si alzò in piedi.
- Mi
spiace, ma abbiamo ordine di essere severi.
-
Tolleranza zero?
- Sì –
disse il vigile estraendo il blocchetto elettronico delle multe. – Lo sa che il
cellulare deve essere sempre in tasca della persona che esce di casa?
Soprattutto se usa un veicolo di qualsiasi tipo. Lei è a piedi, d’accordo, ma
non cambia granché. – Mentre scriveva sul blocchetto, soggiunse. – Lei mi sembra
un po’ arretrato. Se le dà fastidio portarsi in tasca l’apparecchio, potrebbe
montarne uno bionico nella calotta cranica. È una protesi che non dà
particolare fastidio… Si tratta solo di sopportare una minuscola antenna sopra
l’orecchio sinistro.
Nemesio sapeva che quella recente applicazione
era stata promossa dal cavaliere Aristide Di Vairo, da diciotto anni presidente
del consiglio dei ministri, e da cinque lustri padrone della telefonia nazionale.
- Sono
centoventi eurofigure. Paga subito?
- Non ho i soldi con me.
- Allora
le lascio copia cartacea del verbale. Potrà pagare per via telematica,
ovviamente.
Nemesio
afferrò il pezzo di carta, senza reprimere un moto di stizza.
L’altro
parve non accorgersi. Prima di congedarsi disse.
- Le
consiglio di rientrare subito in casa. Non può andare in giro senza il
cellulare.
- Va bene
– grugnì Nemesio.
Si avviò
verso casa mentre il vigile saliva sulla sua zanzara e si preparava a
decollare.
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